Se i timori di questi giorni dovessero essere confermati, i cittadini torinesi si potrebbero trovare, dall’anno prossimo, con un forte aggravio delle spese nella bolletta della spazzatura. Il motivo è, come al solito, l’ennesimo dietrofront di un Governo che un anno mette gli incentivi e l’anno dopo li taglia, lasciando a metà gli investimenti di imprenditori che si indebitano fino al collo avendo il paracadute dell’incentivo pubblico, ma ad un certo punto si accorgono che il paracadute è bucato.
Accade così che a Torino lo smaltimento dei rifiuti sia stato affidato alla Trm, società che ha intenzione di costruire un termovalorizzatore tra i più grandi d’Europa, capace da solo di smaltire quasi tutti i rifiuti dell’area (due terzi dei rifiuti non differenziati). Secondo le previsioni, il progetto doveva essere terminato all’incirca entro la fine del 2012, ma probabilmente anche prima visto che i lavori sono a buon punto ed entro fine anno più della metà del progetto sarà pronto. Il problema è che ora il Governo ha deciso di tagliare i certificati verdi, ed improvvisamente ci si ritrova senza denaro.
Ma in cosa consistono questi certificati verdi? In breve, si tratta di un sistema di incentivazione ad investire nei progetti di impianti ad energia rinnovabile, tra cui rientra anche questo che produce elettricità dai rifiuti. Il termovalorizzatore sembrava avere molti estimatori, tanto che il Comune di Torino e le banche avevano elargito la gran parte dei finanziamenti, ma ora che i certificati verdi sono stati tagliati (circa della metà), cominciano i guai.
Le banche infatti sono indecise se ritirarsi o rivedere al rialzo i tassi dei mutui, e così il progetto diventa talmente costoso da non produrre più utili. In questo caso le scelte sono due: abbattere le strutture già realizzate abbandonando definitivamente il progetto, oppure continuare la costruzione, ma far pagare di più in bolletta i cittadini al fine di recuperare quei soldi che lo Stato, da un giorno all’altro, ha sottratto. A nostro parere difficilmente verrà scelta la prima strada.
Cosa sono i termovalorizzatori?
Certificati verdi e Gse, accordo fatto ma con taglio del 30%
Risparmio per imprese che investono in rinnovabili e minor consumo energetico
[Fonte: La Stampa]
Andrea 23 Aprile 2011 il 3:44 pm
Leggendo questo articolo mi sono sorte alcune perplessità: è giusto dare i certificati verdi ai termovalorizzatori? Credo di no.
Sono pienamente consapevole che la strada dei rifiuti zero è molto difficile da percorrere, e la parte indifferenziata dovrà pure essere smaltita in qualche modo, però bisogna rendersi conto (e ci sono studi che lo dimostrano) che finchè si faranno progetti per termovalorizzatori, o inceneritori o grosse discariche, difficilmente si avrà un incremento della raccolta differenziata. Se un term. ha bisogno di (faccio un esempio) 50000 tonnellate all’anno per andare a regime (e fare guadagnare), non si intraprenderanno mai strade che incentivino la raccolta differenziata. Non a caso a Napoli l’unica via d’uscita che viene disegnata sono le discariche e i termovalorizzatori, quando a Salerno sono molto più avanti riguardo la raccolta differenziata, ci sarà un motivo??!!.
Paola Pagliaro 23 Aprile 2011 il 4:21 pm
sono d’accordo con te… la chiave è necessariamente la differenziata… ed il caso di Napoli è emblematico, si continua a parlare di termovalorizzatori e discariche ma non si pensa di investire nella raccolta porta a porta, investire seriamente intendo, non qualche spicciolo qua e la… la strada dei rifiuti zero, come dici, è difficile da percorrere, ma non impossibile. A Capannori tra un po’ non avranno bisogno nemmeno di un cassonetto, mi rendo conto che gestire la spazzatura di un piccolo comune non è avere a che fare con le tonnellate di rifiuti che produce Napoli, ma in proporzione le risorse da destinare alla risoluzione del problema dovrebbero essere maggiori o no? Poi, si sa, quando si parla di spazzatura a Napoli entrano in gioco tante di quelle componenti che è quasi impossibile tracciare un quadro completo di responsabilità e tappe di un’emergenza che dura da decenni…
Ted 1 Marzo 2017 il 3:05 am
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