Il disastro nucleare di Cernobyl è avvenuto nel 1986, esattamente 25 anni fa, eppure ancora oggi gli effetti della contaminazione da radiazioni si fanno sentire. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori guidato da Timothy Mousseau (USA) e da Anders Moller (Francia) apparso sulla rivista Plos One, ha dimostrato che gli uccelli che vivono nei pressi della centrale abbandonata hanno un cervello più piccolo del 5% rispetto ai loro simili.
Gli studiosi delle Università della South Carolina e di Paris-Sud hanno preso a campione 550 volatili di 48 specie diverse localizzati nelle aree limitrofe all’impianto nucleare di Cernobyl. Il minore volume cerebrale degli uccelli sarebbe causa delle ridotte abilità cognitive dei volatili. Inoltre, e questo aspetto meriterebbe un ulteriore approfondimento, l’effetto è maggiore negli uccelli più giovani, con meno di un anno di vita. Altro effetto della contaminazione è difatti l’elevata mortalità degli uccelli alla nascita per difficoltà di adattamento.
La ricerca prende le mosse da una prima pubblicazione dei professori Moller e Mousseau che già nel 2007 denunciava l’elevato declino dei mammiferi e degli uccelli (circa il 66%) nell’area di Cernobyl. Molte sono le ipotesi maturate dai ricercatori per far luce sulla vicenda, ma un punto è chiaro per tutti: la causa di tali anomalie nello sviluppo del cervello degli uccelli sono le radiazioni nucleari, ancora presenti, evidentemente, nel sito di Cernobyl. Va chiarito se le radiazioni siano causa di uno stress ossidativo che agisca sul cervello già formato, oppure se le radiazioni agiscano direttamente sul processo di sviluppo cerebrale, in tal caso però si dovrebbero riscontrare anomalie anche negli altri apparati e organi degli uccelli, e degli esseri viventi che popolano Cernobyl dopo il disastro nucleare. Probabilmente le visite dei turisti occidentali al sito abbandonato di Cernobyl potrebbero diminuire, a seguito dei risultati ottenuti dalla ricerca scientifica.
[Fonti: Adnkronos; Le Scienze]
[Foto: ilpiave]
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