Anche se i Paesi latinoamericani basano il loro rifornimento di energia in piccolissima parte sul nucleare (solo Argentina, Brasile e Messico hanno installato impianti che rappresentano solo il 2% della produzione energetica della regione), molti altri avevano piani per nuove centrali. Almeno fino a questa settimana. Questi Paesi, vale a dire Cile, Ecuador e Venezuela, più altri Paesi che avevano già centrali e volevano espanderle, di fronte al disastro giapponese hanno fatto ciò che l’Italia non vuol fare: fermarsi a riflettere.
Di fronte alla crisi nucleare nella centrale di Fukushima in Giappone, il Venezuela ha già fatto un passo indietro nei suoi piani, mentre il Cile, un Paese non solo soggetto a terremoti, ma che ne ha subito uno terrificante poco più di un anno fa, sta decidendo in queste ore se continuare il suo percorso.
Il ministro degli esteri cileno, Alfredo Moreno, il giorno dopo il disastro avrebbe dovuto incontrare dei rappresentanti delle aziende nucleari presso l’ambasciata Usa a Santiago per firmare un accordo di cooperazione nucleare. Secondo la Reuters, il Presidente Sebastian Pinera, ha difeso questa mossa, dicendo che
il Cile ha bisogno di imparare [come funziona] l’energia nucleare, il Paese non può avere paura di imparare qualcosa su tutte le fonti di energia.
Ma nonostante questo punto di vista, nessuna decisione sull’energia nucleare verrà presa fino al 2014. Greenpeace Cile sta intraprendendo una campagna per chiedere al Governo di smettere di considerare le centrali nucleari e di sostenere lo sviluppo di energia pulita e sostenibile, ed ha organizzato una massiccia protesta per questa domenica a Santiago e lunedi in altre regioni del Paese.
Come tutti i Paesi dell’America Latina, il Cile ha bisogno di aumentare la produzione di energia per tenere il passo con la domanda crescente. Secondo i progetti ha bisogno di raddoppiare la sua offerta in 10 anni. Con i timori che arrivano da Fukushima, i tecnici nucleari in Argentina, Brasile e Messico sono stati intervistati per tranquillizzare il pubblico sul pericolo rappresentato dai loro impianti, assicurando che essi si trovano in aree con poca o nessuna attività sismica e che rispettano tutti i requisiti di sicurezza. Eppure, la crisi del Giappone sta avendo un impatto molto forte sull’opinione pubblica e così pare che nella regione la volontà di ricorrere all’atomo si stia raffreddando, tanto da pensare di bloccare i futuri progetti per espandere le centrali.
[Fonte: Treehugger]
alby 15 Ottobre 2012 il 11:11 pm
Ma, è un posto di lavoro, chiaramente ci vuole personale specializzato che sa il fatto suo, e gente determinata che in caso di guasto sanno come intervenire tempestivamente, e poi non sono poi più pericolose di un arsenale , anche li se esplodesse , non so, ??