Con un anticipo di diversi anni la Cina ha annunciato l’apertura della prima centrale di quarta generazione del mondo. Si prospettavano tempi lunghi per questa tecnologia completamente innovativa per l’atomo, che rendeva la nuova generazione non un leggero miglioramento di quella vecchia (come avvenuto per la terza), ma una vera e propria rivoluzione. L’annuncio è stato dato questa mattina dall’Istituto cinese dell’energia atomica dopo che il reattore è stato collegato alla rete elettrica nazionale.
Ovviamente il reattore aperto sarà sperimentale, ma darà un’idea sul futuro della quarta generazione. Studiato da oltre 20 anni, il prototipo utilizzerà un sistema di raffreddamento al sodio, mentre per produrre energia (si calcolano almeno 20 Mw di potenza) utilizzerà la tecnica dei “neutroni rapidi”, un metodo che garantisce la produzione in sicurezza con un utilizzo inferiore di uranio e, di conseguenza, una minor produzione di scorie radioattive.
E qui c’è il primo intoppo, in quanto le centrali di quarta generazione, si diceva, non avrebbero dovuto produrre nemmeno una briciola di scorie. Il secondo punto che lascia perplessi è la tecnica di produzione. Si utilizzerà l’uranio 238 che viene trasformato in plutonio 239. E con l’utilizzo del plutonio il dubbio che viene agli osservatori internazionali è che, più che per scopi energetici, la centrale possa essere utilizzata per la produzione di nuove armi atomiche.
Ma come mai tutta questa fretta di dare l’annuncio? Forse l’intero processo scientifico è stato accelerato a causa delle vicende che stanno riguardando il nucleare in tutto il mondo, ed in particolare il vicino Giappone. Dopo gli incidenti di Fukushima, il Paese nipponico ha cominciato a tagliare con il nucleare, puntando sulle energie rinnovabili. E così non sembra un caso che appena poche ore dopo l’annuncio del Governo della temporanea chiusura del trentottesimo reattore su 54, quello di Takahama, che porta al 70% il taglio dell’energia atomica, i cinesi abbiano annunciato questo prodigio della tecnica.
Forse il timore che, di fronte alla rinuncia del nucleare da parte del Giappone, in tutto il mondo gli investimenti in questo campo fossero ridotti, può aver spinto le autorità asiatiche a forzare la mano e annunciare l’apertura di una centrale che, secondo i piani, sarebbe dovuta essere aperta tra diversi anni. Trattandosi della Cina però, non fatichiamo a credere che ci sia qualcosa sotto che non sapremo mai.
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