Congresso di Cancun: Italia protagonista su Kyoto ed energia solare

Mentre a Cancun i colloqui sul clima entrano nel vivo, nella giornata di ieri l’attenzione si è spostata su quei Paesi che possono fare la differenza. E tra questi c’era anche l’Italia. Interrogata sul nodo principale della questione, il prolungamento del protocollo di Kyoto, il Ministro Stefania Prestigiacomo ha ribadito il solito concetto che anche altri Paesi hanno espresso: siamo disponibili a prolungare l’accordo se lo faranno anche altri. Ma stavolta il ministro dell’Ambiente italiano ha voluto precisare meglio la sua posizione:

la proposta avanzata dal ministro inglese di approvare un secondo periodo di Kyoto senza numeri non è casuale e va approfondita. L’obiettivo non è quello di arrivare ad un testo finale dove ci siano i numeri, ma di porre l’architettura generale dell’accordo.

La dichiarazione però lascia qualche perplessità, come ad esempio i dubbi dei Paesi asiatici che non vogliono impegnarsi se l’Occidente non “dà i numeri”, mentre qui continua a regnare la confusione tra chi vuole regole precise ed altri che preferiscono un impegno generico.

Congresso di Cancun: Ban Ki-moon “troviamo l’accordo, anche se non perfetto”

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha esortato le nazioni riunite in Messico, ad accettare un accordo modesto per frenare i cambiamenti climatici, anche se non perfetto. Dopo che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e altri leader non sono riusciti ad elaborare un nuovo trattato sul clima al summit dello scorso anno a Copenhagen, Ban ha sottolineato che Cancun ha ambizioni più modeste.

Non abbiamo bisogno di un accordo definitivo su tutte le questioni, ma abbiamo bisogno di fare progressi su tutti i fronti. Non possiamo lasciare che la perfezione possa essere nemica del bene. Non può essere tollerato perché significherebbe condannare milioni, no, miliardi di bambini, donne e uomini di tutto il mondo. Cancún deve rappresentare una svolta

ha detto il segretario ONU nel suo discorso alla cerimonia di apertura dei colloqui finali.

Congresso di Cancun: la Cina apre alle trattative e si riaccende una speranza

Buone notizie arrivano dall’altra parte del mondo dove, al vertice delle Nazioni Unite di Cancun, i negoziatori cinesi hanno deciso di dare una svolta, stavolta in positivo, alle trattative. Per capire meglio la situazione bisogna fare un passo indietro.

La Cina lo scorso anno fu il primo responsabile, in coabitazione con gli Stati Uniti, del fallimento della conferenza di Copenaghen. Quest’anno il congresso messicano sembrava fosse iniziato sotto i peggiori auspici, con Giappone e Canada che si tiravano indietro rispetto al prolungamento del protocollo di Kyoto ed i Paesi poveri, guidati dall’Alternativa Bolivariana, che minacciavano di far saltare tutto se non si fosse trovato l’accordo. Ma ecco che, quando tutto sembrava precipitare, la Cina ha deciso di risollevare i negoziati ed aprire a nuove trattative.

Congresso di Cancun: si prepara il terreno per la settimana finale

L’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di gestire i negoziati in vista di un nuovo patto internazionale sul clima, nella giornata di ieri (sabato 4 dicembre) ha rilasciato dei documenti di diversi progetti da prendere in esame per la settimana finale della conferenza. Uno era una bozza di un accordo incentrato su una “visione comune a lungo termine per la cooperazione”, focalizzata su una notevole intensificazione degli sforzi per aumentare la resistenza agli shock climatici, in particolare nei Paesi più poveri e vulnerabili, e per ridurre le emissioni di gas serra.

Peccato che tale bozza contenga molti aspetti provvisori. Una dichiarazione fatta il giorno precedente da Christiana Figueres, responsabile dei trattati per le Nazioni Unite, riassume perfettamente l’atteggiamento nelle sale conferenza:

Onestamente, non si è fatto un lavoro perfetto qui, ok? Nulla di ciò che ci accingiamo a fare a Cancun potrà essere perfetto. Non vi aspettate la perfezione. Niente potrà essere molto ambizioso. Niente. Tutto qui serve per fare un passo, e tutto sta sembrando insufficiente. Ma è il meglio che questo gruppo di persone in queste circostanze, con questi vincoli politici, in questo contesto economico, può fare per il momento. E’ non appena questo finirà che dobbiamo iniziare a spingere per il passaggio successivo. E così che va. Ma ognuno di noi qui ha la responsabilità morale di fare il meglio in assoluto che si possa fare in questo momento, in queste circostanze.

Congresso di Cancun: i Paesi sudamericani rischiano di far saltare il banco

I negoziati sul clima delle Nazioni Unite a Cancun si sono trovati in serio pericolo la scorsa notte dopo che molti Paesi dell’America Latina hanno deciso che avrebbero lasciato il tavolo delle trattative se un documento definitivo non fosse uscito dai negoziati. Tale documento, che dovrebbe essere pubblicato domani, attesterà la continuazione dell’impegno, da parte dei Paesi ricchi, nel ridurre le emissioni nell’ambito del protocollo di Kyoto.

L’Alleanza Bolivariana per le Americhe (Alba), un gruppo americano di nove Paesi latino-americani sostenuti anche da Paesi africani, arabi ed altre nazioni in via di sviluppo, ha affermato di non essere preparata a vedere la fine del trattato che richiede legalmente a tutti i suoi firmatari di ridurre le emissioni di gas serra, ma ha ugualmente sfidato la presidenza messicana del vertice delle Nazioni Unite a fare in modo che un impegno da parte dei Paesi ricchi potesse far proseguire il protocollo di Kyoto che scadrà nel 2012.

Congresso di Cancun: perdita di biodiversità e picco di caldo i temi della quarta giornata

Il tasso con cui le specie stanno scomparendo sul pianeta Terra è terrificante. Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), esso è compreso tra 1.000 e 10.000 volte oltre il tasso naturale di estinzione. Ciò è dovuto in gran parte all’attività umana. Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2010 Anno Internazionale della Biodiversità per aumentare la consapevolezza del ruolo fondamentale che la biodiversità svolge nel sostenere la vita.

Allo stesso tempo, le nazioni sono alle prese con questioni spinose come rallentare il cambiamento climatico. Nella quarta giornata della conferenza di Cancun si è dibattuto per trovare un modo per proteggere le foreste per ridurre i tassi di estinzione e le emissioni di carbonio.

Congresso di Cancun: il Giappone rifiuta l’estensione del Protocollo di Kyoto

I colloqui sul delicato equilibrio climatico globale di Cancun hanno subìto una grave battuta d’arresto la scorsa notte quando il Giappone ha categoricamente espresso la sua contrarietà alla proroga del protocollo di Kyoto, il trattato internazionale vincolante che impegna la maggior parte dei Paesi più ricchi del mondo a tagliare le emissioni.

In base agli accordi, il Giappone doveva tagliare le emissioni di una media del 5%, rispetto al 1990 entro il 2012. Jun Arima, rappresentante del governo nipponico per l’economia e l’industria, ha ammesso che il suo Paese è tra i maggiori emettitori di gas serra, ma nonostante questo non può ulteriormente tagliare le proprie emissioni.

Congresso di Cancun, si entra nel vivo

Dopo due giorni in sordina, dove le uniche dichiarazioni che si ascoltavano erano pessimistiche, al congresso di Cancun comincia a salire la temperatura. Mentre il presidente del Brasile Lula ha lanciato un segnale negativo, decidendo di non recarsi al meeting, cominciano a fioccare le prime richieste. Da una parte troviamo i Paesi ricchi che chiedono a quelli in via di sviluppo di fare la loro parte, mentre questi ultimi rivendicano la loro fetta di “diritto di inquinare”.

In particolare la prima richiesta arriva da alcuni rappresentanti delle superpotenze Occidentali che chiedono ai grandi Paesi in via di sviluppo come Cina e India di ridurre le proprie emissioni di gas serra.

Congresso di Cancun: apertura con molte proposte e poche speranze

Ieri si è aperta la conferenza sul cambiamento climatico di Cancun, in Messico, sulle più difficili questioni rimaste irrisolte da Copenaghen. L’aspettativa è di redigere un trattato internazionale per ridurre le emissioni dei gas serra con il patrocinio delle Nazioni Unite. La speranza, si è capito sin da subito, è che almeno piccoli passi possano essere fatti per programmi a lungo termine, in modo da ridurre la minaccia dell’incremento delle temperature globali.

Gli Stati Uniti, a differenza di quanto successe un anno fa, vogliono entrare nei colloqui sin da subito, ma stavolta si trovano in una posizione debole a causa della mancanza di azione sul clima nelle politiche interne e nella legislazione energetica, anche peggio di quanto fatto dalla Cina. Su una cosa però sembrano concordare tutti: i colloqui internazionali non possono “sopravvivere” ad un altro disastro come quello di Copenaghen.

Conferenza di Cancun, al via oggi i lavori del COP16

193 Paesi si incontrano oggi a Cancun per due settimane di negoziati, di sessioni notturne e litigi, nel tentativo di avvicinarci un po’ di più ad un accordo internazionale per mitigare i cambiamenti climatici. Chris Huhne, Ministro dell’energia del Regno Unito e responsabile dei trattati sul clima ha minimizzato le aspettative di una svolta significativa a Cancun:

Non ci attendiamo un accordo finale. L’obiettivo è di rilanciare i colloqui. Sarà un successo se il mondo ridurrà le distanze dall’accordo, ottenendo progressi concreti nei settori degli impegni forestali, della finanza e della riduzione delle emissioni.

Golfo del Messico, Greenpeace assalta piattaforma petrolifera per inaugurare la conferenza di Cancun

La conferenza di Cancun si aprirà tra meno di una settimana, ma già gli attivisti di Greenpeace si stanno dando da fare per alzare il livello di attenzione sulle problematiche ambientali. Per farlo hanno scelto un luogo simbolico, il Golfo del Messico, teatro della più grande catastrofe ambientale della storia, avvenuta lo scorso aprile con lo sversamento della piattaforma petrolifera della BP, e così hanno deciso di assaltare una sua “sorella”, la piattaforma Centenario che si trova a 100 km da Veracruz, in Messico.

La volontà dei quattro attivisti che sono saliti nella notte in cima alla piattaforma è di riportare in cima agli accordi sul clima la tematica delle trivellazioni sottomarine, considerate pericolosissime ancor prima della tragedia della BP. Greenpeace chiede di “chiudere l’era delle fonti energetiche fossili”, a cominciare proprio dall’inquinantissimo petrolio, per ripartire dalle energie rinnovabili.

Conferenza di Cancun, Ue: “serve compromesso o non esiste piano B”

Il segretario esecutivo della Convenzione Onu sul clima (Unfccc) Christiana Figueres è stata molto chiara:

Cancun sarà un successo se le parti faranno un compromesso.

Cosa s’intende per compromesso lo decideranno le parti in causa, ma una cosa è certa, come ha ribadito la commissaria dell’Ue al clima Connie Hedegaard:

la lotta ai cambiamenti climatici è a forte rischio perché non esiste un piano B.

Tigri, al via oggi in Russia l’International Forum on Tiger Conservation (fotogallery)

Il 2010 è l’anno della tigre. O almeno di quello che ne ne rimane. Della tigre, maestoso animale simbolo di possenza e fierezza allo stato brado, resta un’orma sempre più ristretta e limitata a poche aree della Terra. La sopravvivenza della popolazione è messa a repentaglio dalla perdita di habitat e dal fenomeno del bracconaggio che non conosce purtroppo decremento, persino nelle riserve, a dispetto delle numerose iniziative messe in atto da associazioni governative e non. Sarebbero circa 3.600, stando alle stime disponibili, gli esemplari di tigre che vivono ancora allo stato selvatico. Rispetto al secolo scorso il calo registrato è esorbitante: circa 100.000 tigri in meno.

Oggi in Russia si apre l’International Forum on Tiger Conservation, il Forum Internazionale sulla Conservazione delle Tigri, che vede riuniti fino al 24 novembre i leader delle 13 nazioni che ospitano la specie, per discutere dei provvedimenti atti a garantirne la sopravvivenza.
A partecipare non saranno rappresentanti che hanno poca influenza e nessun potere decisionale, come spesso accade in questi summit, bensì personalità influenti della politica dei Paesi aderenti. In primis Putin per la Russia.
Putin che nel 2008 ha ricevuto un cucciolo di tigre, una femmina, come regalo di compleanno, di nome Mashenka che ora si trova in uno zoo, dopo aver trascorso i primi tre giorni di vita in una cesta di vimini a casa del premier russo. Ma sono le tigri selvatiche che si vogliono tutelare, la loro libertà è il vero patrimonio.