Obesità: la nuova epidemia del terzo millennio

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Diventa sempre più attuale, anche nelle giovani generazioni di oggi avere problemi di obesità.

I pasti disordinati, l’eccessivo consumo di alimenti come merendine e insaccati, saziare la fame scegliendo un dolce a scapito di frutta e verdura, che sappiamo non è mai facile far mangiare ai bambini, ha portato negli ultimi anni un notevole aumento di questo disturbo, che si presenta già dall’infanzia.

Inquinamento acustico e elettromagnetico: non solo smog, c’è il radon

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Siamo tutti a conosccenza del tasso di inquinamento atmosferico nelle nostre città e il primo indiziato che ci viene in mente è sicuramente lo smog, con cui ci troviamo a lottare ogni giorno, dovendo rinunciare sempre più spesso alla comodità nell’uso dell’auto. C’è però un altro fattore di inquinamento, di cui ben poco se ne sente parlare anche se ne veniamo costantemente colpiti nello svolgersi frenetico della nostre attività, mi riferisco all’inquinamento acustico ed a quello elettromagnetico.

Gli effetti dell’inquinamento da azoto sulle foreste tropicali

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Secondo un recente studio degli ecologisti dell’Università della California Irvine, pubblicato su Science Daily, l’eccesso di azoto nelle foreste tropicali stimola la crescita delle piante del 20%, dimostrando non valida la precedente convinzione che tali foreste non fossero molto interessate dall’inquinamento da azoto.
La più rapida crescita delle piante dimostra come ai Tropici vi sia una maggior quantità di biossido di carbonio di quanto non si era sinora creduto. E l’inquinamento da azoto è destinato ad aumentare considerevolmente nel corso di questo secolo, con gravi conseguenze per il geoclima. L’incremento dell’inquinamento interesserà anche regioni tropicali in via di sviluppo come l’India, il Sud America, l’Africa e il Sud-Est Asiatico. Concimi azotati, applicati a terreni agricoli per migliorare la resa delle colture, evaporano infatti nell’atmosfera, tramite le acque che irrigano le coltivazioni intensive. Per non parlare delle immissioni nell’aria dei gas industriali.

Ci auguriamo che i nostri risultati contribuiscano al miglioramento delle pessime condizioni in cui versa il nostro pianeta”, ha dichiarato David LeBauer, uno dei ricercatori UCI e autore principale dello studio. Utilizzando dati provenienti da più di 100 studi pubblicati in precedenza, LeBauer e Kathleen Treseder, professore associato di ecologia e biologia evolutiva a UCI, hanno analizzato l’effetto dell’azoto sui tassi di crescita dei più diversi ecosistemi: dalle foreste tropicali alle praterie della tundra.
I ricercatori hanno riscontrato in tutti, tranne che nei deserti ovviamente, un aumento della crescita delle piante dovuta ad azoto.

Inquinamento da azoto: dagli effetti sulle piante, strani fenomeni di compensazione

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Arriva dalla rete, la notizia che la vita delle piante erbacee, che possiamo definire una specie botanica che non sviluppa tessuti aerei, sia fortemente minacciata dall’azoto.

Uno studio effettuato nel Regno Unito porta ad affermare che il continuo aumento dell’inquinamento e il continuo persistere di azoto nell’aria è la causa della scomparsa di alcune specie di piante erbacee, soprattutto vengono segnalate, fra le più colpite, le piante a foglia larga e i fiori di campo, se ci pensiamo sicuramente i più esposti per loro natura all’inquinameto atmosferico.

Il Grande piano solare: dagli Stati Uniti nuove strategie energetiche

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Il 69% dell’energia elettrica consumata da un Paese che brucia più degli altri, gli Stati Uniti, potrebbe essere ricavata dall’energia solare. E’ questo lo straordinario progetto presentato sulla rivista statunitense Scientific American.
Per coprire il fabbisogno annuale del Paese sarebbero sufficienti 40 minuti di energia solare. Spiegato con unità di misura più concrete, la riconversione del 2,5 % dell’energia solare che colpisce il Sud-Ovest degli USA basterebbe a coprire quanto consumato dal Paese nel 2006. Oggi l’energia proveniente dal sole equivale solo al 6% del totale, secondo il Grande piano solare è destinata ad aumentare fino al 69% con la produzione di ben 3000 gigawatt.

Effetto serra: un fenomeno da scoprire

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Navigando per la rete scovo un vecchio articolo sul sito del “il sole 24 ore” che ci presenta uno dei più chiacchierati fenomeni naturali: l’effetto serra.

Spesso ne sentiamo parlare, e forse abbiamo ormai abbinato a queste due parole un pensiero negativo, di preoccupazione e deterioramento ma sappiamo molto poco su questo fenomeno e ci fermiamo quasi sempre al solo sentito dire prevalentemente con accento negativo.

Allarme diossina in Campania: Rischio sempre più alto

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In Campania si fa sempre più alto il rischio diossina. Non si riesce a risolvere il problema rifiuti, c’è chi cerca di cancellare il problema a modo proprio, ovvero appiccando il fuoco all’enorme massa di spazzatura che ormai i Campani si ritrovano come paesaggio naturale. I roghi così causati, provocano allarme creando diossina e altre polveri sottili come piombo e cadmio, facendo male ancora una volta al nostro ambiente e a tutti noi.
L’allarme diossina, così, sale di giorno in giorno e crea tensione sia tra gli ecologisti, che conoscono bene il pericolo che può avere l’ennesima nube tossica sul nostro pianeta, e sia nel popolo, perchè cresce il dilagarsi di malattie tumorali che già oggi affliggono in gran parte la popolazione. Ma ritorniamo alla nube tossica composta dalla diossina, che è il più potente cancerogeno sintetico. La diossina contamina l’ambiente per secoli, poichè si accumula nelle falde acquifere rendendo in questo modo pericoloso ogni tipo di prodotto agricolo.

Tagli all’acqua, a causa del riscaldamento globale

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Non c’è più acqua, o almeno non ce n’è più come un tempo. Un articolo pubblicato su Science (1 febbraio 2008) da un gruppo di esperti di idrologia e climatologia richiama l’attenzione su un fenomeno che rischia di essere sottovalutato.

Spiega uno dei coautori Tennis Lettenmaier, professore di ingegneria civile alla University of Washington:

«Con il cambiamento climatico, gli anni passati non sono necessariamente rappresentativi per il futuro», «Questo lavoro dimostra che il modo in cui sono stati condotti gli affari nel passato non funzionerà a lungo con un clima che cambia».

Quando parla di affari Lettenmaier si riferisce a quelli degli Stati Uniti, e in particolare ai 500 miliardi di dollari annui per le infrastrutture idriche. Questi calcoli andavano bene finchè reggevano gli schemi classici di una variazione costante nelle risorse idriche. Ma l’interferenza umana ha prodotto grandi cambiamenti nel clima del nostro pianeta. Pioggia, neve, correnti: tutto è cambiato, fenomeni fondamentali per chi deve gestire le risorse di acqua e calcolare i periodi di siccità o la probabilità di una qualche catastrofe legata al clima, come inondazioni o uragani.
I risultati della ricerca si estendono dunque ben al di là dei confini statunitensi, e investono l’intero pianeta. «Storicamente, guardare alle osservazioni passate si è rivelato un buon metodo per stimare le condizioni future», interviene Christopher Milly, idrologo del Us Geological Survey. «Ma il cambiamento climatico moltiplica le possibilità che il futuro porti inondazioni mai riscontrate nelle vecchie misurazioni».

Il passato è morto, dicono in sostanza i ricercatori, e anche se riuscissimo a ridurre di molto le emissioni di gas serra, il riscaldamento persisterà e lo schema globale delle acque continuerà a mostrare comportamenti mai visti in precedenza.
Naturalmente la situazione cambia a seconda della regione geografica: «Le nostre stime migliori attualmente ci dicono che la disponibilità d’acqua crescerà sostanzialmente nel nord dell’Euasia, in Alaska, in Canada e in alcune regioni tropicali, e decrescerà sostanzialmente in Europa, nel Medio Oriente, nel sud dell’Africa e nel Nord America sudoccidentale», dice Milly.