Il potenziale di stoccaggio del carbonio è alto nelle foreste temperate del Nord America

Le foreste presenti nelle regioni orientali dell’America del Nord hanno un ottimo potenziale di immagazzinamento del carbonio in eccesso. O almeno la pensano così gli scienziati Jeanine Rhemtulla della McGill University e David Mladenoff e Murray Clayton della University of Wisconsin-Madison.
Con i cambiamenti climatici che incombono, la caccia ai luoghi che possono assorbire il biossido di carbonio presente in alte concentrazioni nell’atmosfera è ufficialmente aperta, e si moltiplicano gli studi in questa direzione.

I “pozzi di assorbimento” per il gas ad effetto serra includono gli oceani e gli enormi alberi delle foreste pluviali tropicali. Ma questa recente ricerca ha evidenziato che, al contrario di quanto si era creduto sinora nella comunità scientifica, anche le foreste delle regioni temperate possono svolgere un ruolo determinante nel liberarci dal biossido di carbonio, contrastando in tal modo i devastanti effetti dei mutamenti climatici.

Pdl: “L’effetto serra non esiste”

Una volta era soltanto Berlusconi che, vuoi per guasconeria o per un eccesso di simpatia, ogni tanto se ne usciva con delle sparate di cui milioni di italiani si vergognavano. Ma visto che continuava a prender voti, anche i suoi alleati hanno apprezzato questa tecnica di dire frasi senza senso, e non vogliono essere da meno. Si spiega solo così il documento presentato da 37 senatori del Popolo della Libertà e firmato da Dell’Utri, Nania e Poli Bortone. Lo possiamo spiegare in questo modo perché se veramente ci credono, ci sarebbe da preoccuparsi.

Secondo questi luminari del Governo italiano, l’effetto serra non esisterebbe, sarebbe soltanto un invenzione di alcuni scienziati per vendere i libri, e l’effettivo innalzamento delle temperature che si sta verificando in questi anni sarebbe dovuto a cause non dipendenti dall’uomo. La loro tesi è sostenuta da qualche isolato scienziato che afferma (nel rapporto Stern) che questo problema è solo marginale. Se è per questo, esiste anche qualche scienziato che afferma che l’Aids non esiste, o qualche storico che afferma che i campi di concentramento non sono mai esistiti, eppure nessuno si sogna di dargli ragione. Ma dal Pdl ci si può aspettare di tutto, anche questo.

I prodotti anti-termiti sono dei potentissimi gas serra

Una sostanza chimica comunemente usata per eliminare le termiti ed altri parassiti dagli edifici è paradossalmente uno dei più problematici gas a effetto serra che gli scienziati abbiano mai rilevato. Il gas in questione si chiama fluoruro di solforile, ed è diventato il miglior prodotto fumigante dopo il bromuro di metile. Vietato dal protocollo di Montreal del 1987 a causa della sua potenziale chimica distruttiva per l’ozono, oggi è nuovamente in commercio.

Tali prodotti sono molto importanti per il controllo di parassiti nei settori agricoli e nella costruzione. Ma con il bromuro di metile in fase di esaurimento, l’industria ha dovuto trovare soluzioni alternative, per cui il fluoruro di solforile si è evoluto per comprire quel ruolo.

Queste le parole Ron Prinn, direttore del MIT’s Center for Global Change Science e co-autore della nuova ricerca. Fino all’uscita di questo lavoro, nessuno sapeva esattamente per quanto tempo sarebbe durato il gas nell’atmosfera dopo essere fuoriuscito dalle bombolette in commercio.

La nostra analisi ha dimostrato che la durata è di circa 36 anni, otto volte superiore rispetto a quello che si credeva all’inizio

ha continuato Prinn, indicando che la maggior parte del fluoruro di solforile che si rilascia nell’atmosfera è assorbito dal mare.

Cambiamenti climatici, l’oceano assorbe sempre meno biossido di carbonio prodotto dall’uomo

Nell’Oceano Indiano meridionale, il cambiamento climatico sta portando a forti venti, che mescolando le acque, fanno sì che la CO2 che si trova immagazzinata nella profondità dell’oceano risalga in superficie. Questa è la conclusione di un gruppo di ricercatori coordinato da Nicolas Metzl che hanno studiato le ultime misurazioni effettuate dal CNRS’s INSU, dall’IPEV e dall’IPSL. Di conseguenza, l’Oceano meridionale non può più assorbire la stessa quantità di CO2 atmosferica di prima. Il suo ruolo di deposito di carbonio è stato indebolito, e si stima che in questo importante compito l’Oceano Indiano sia ora dieci volte meno efficiente di quanto stimato in precedenza. La stessa tendenza si può osservare anche ad alte latitudini nel Nord Atlantico.

L’aumento della quantità di CO2 nell’atmosfera, che è la causa del riscaldamento del clima, è il risultato delle attività umane (utilizzo di combustibili fossili e deforestazione). Tuttavia, il riscaldamento è mitigato dagli oceani e dagli ecosistemi terrestri, che sono in grado di assorbire gran parte delle emissioni di CO2. Gli oceani del pianeta sono il principale deposito di carbonio, ma negli ultimi dieci anni sono diventati sempre meno in grado di svolgere questo ruolo, sia nel nord che nel sud del mondo.

Scienzati svizzeri confutano le tesi degli scettici sul riscaldamento globale

Lo scetticismo, nemmeno tanto dilagante, attorno al riscaldamento globale avrà vita breve, almeno dal punto di vista scientifico. Le tesi esposte tra gli altri anche da Franco Battaglia, su Il Giornale, sull’aumento delle temperature come fenomeno naturale iniziato nel 1700, all’epoca della rivoluzione industriale, sono state di recente confutate dagli scienziati del Centro di ricerca GKSS di Geesthacht insieme ad un team di ricercatori dell’Università di Berna, in Svizzera.

Come risposta al rapporto La Natura, non l’Uomo, governa il clima rilasciato dall’organismo internazionale N-Ipcc, gli studiosi hanno esaminato per la prima volta la frequenza di anni più caldi rispetto alla media tra il 1880 e il 2006.
Risultato: l’aumento delle temperature successivo al 1990 non è affatto casuale nè tantomeno l’uomo ne esce completamente innocente.

Inquinamento da ozono ridurrà la crescita degli alberi del 10% entro il 2100

Le concentrazioni di ozono conseguenza dell’inquinamento troposferico stanno rallentando la crescita degli alberi soprattutto nelle aree temperate della Terra. E’ quanto emerge da un recente studio, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Global Change Biology.
La crescita degli alberi, misurata in biomassa, è già diminuita del 7% rispetto alla fine del 1800 ed è destinata ad un ulteriore decremento del 10% entro la fine di questo secolo. In totale ben il 17% in meno rispetto a quello che è il normale sviluppo degli alberi.

L’inquinamento da ozono è quattro volte maggiore rispetto a prima della rivoluzione industriale a metà del 1700; se la dipendenza dai combustibili fossili continua al ritmo attuale, le future concentrazioni di ozono saranno pari almeno al doppio degli attuali livelli già entro la fine di questo secolo, provocando come conseguenza proprio una riduzione nella crescita degli alberi. Lo studio è il primo riepilogo statistico delle singole misurazioni sperimentali di come l’ozono danneggia la produttività degli alberi, compresi i dati provenienti da ben 263 accreditate pubblicazioni scientifiche.

Riscaldamento globale, antico metodo indiano per stoccaggio di CO2

Antiche tecniche per lo stoccaggio di CO2 nel suolo sperimentate dagli indiani dell’Amazzonia precolombiana potrebbero risultare utili per invertire la rotta del riscaldamento globale, il cambiamento climatico attualmente più preoccupante.
Le sperimentazioni del nuovo antico metodo inizieranno in Sussex e Belize già nei primi mesi del nuovo anno, finanziate dai capitali di rischio della Silicon Valley.

L’idea, peraltro già battuta e sostenuta da tempo nel mondo scientifico come soluzione possibile all’inquinamento, è quella di prendere carbonio dall’atmosfera e seppellirlo nel suolo, dove tra l’altro può agire da potente fertilizzante, contribuendo ad arricchire i terreni stanchi e sfruttati.
Se il progetto dovesse avere successo, si potrebbe estenderlo rapidamente a tutto il mondo, nell’impresa ardua ma non impossibile di invertire l’accumulo di anidride carbonica, la causa principale del riscaldamento globale, liberando l’atmosfera dalle emissioni nocive e riportando la quantità di CO2 ai livelli pre-rivoluzione industriale.

Il riscaldamento globale sta cambiando la composizione organica del suolo

Siamo abituati, pensando ai danni provocati dal riscaldamento globale, ad alzare gli occhi su in cielo, e anche i numerosi studi che valutano l’impatto ambientale dell’inquinamento si occupano in prevalenza degli effetti negativi sull’atmosfera.
Una recente ricerca, effettuata da un gruppo di studiosi della University of Toronto Scarborough, ci avverte invece che faremmo meglio a guardare anche a terra, più precisamente ai cambiamenti causati dall’innalzamento delle temperature nella composizione organica del suolo.

I risultati dello studio, pubblicati dalla rivista di divulgazione scientifica Nature Geoscience, dimostrano infatti che il riscaldamento globale sta effettivamente modificando la struttura molecolare della materia organica del terreno.

Registrato preoccupante incremento del gas serra Nf3

Cresce sempre più l’allarme effetto serra, proporzionalmente all’aumento dei livelli di gas serra nell’atmosfera. In particolare, gli ultimi anni hanno fatto registrare un preoccupante innalzamento dei tassi di un super potente gas a effetto serra.
Si tratta del trifluoruro di azoto (Nf3), che ha quadruplicato la sua presenza nell’atmosfera rispetto ai dati raccolti nel 1980, come mostra chiaramente anche il grafico sopra.

Tra i gas serra il biossido di carbonio è sinora quello che ha avuto il maggiore incremento negli scorsi decenni. Fortunatamente gas ancora più pericolosi come il protossido di azoto (N2O) e il metano (CH4) non hanno riportato aumenti altrettanto preoccupanti, anche se proprio il metano potrebbe far registrare presto dei picchi degni di nota relativamente alle nuove tendenze delle attività umane.

I grandi della Terra promettono di dimezzare le emissioni entro il 2050

Il G8 è cominciato da due giorni, e già si hanno i primi risultati, molto incoraggianti. Ieri i presidenti dei paesi più industrializzati del mondo hanno deciso di dimezzare le loro emissioni di gas serra entro il 2050. Apparentemente non è un gran risultato, ma entrando nel merito si vede che è un buon proposito da non far passare inosservato.

Prima di tutto perchè tra gli 8 paesi che hanno firmato l’accordo compare anche gli Stati Uniti, che non avevano ratificato il protocollo di Kyoto, ma che adesso si accorgono che il problema del riscaldamento globale è più serio del previsto. E poi perchè nell’accordo si parla di dimezzare la produzione, e non solo di diminuirla, il che comporta uno sforzo notevole da parte di tutte le nazioni, che anche se non dovessero riuscire ad ottenere il risultato, avrebbero comunque fatto un grosso passo in avanti verso la salvaguardia del pianeta.

Erbacce tra le principali cause del riscaldamento globale

Lewis Ziska, un ecologista del Servizio di ricerca del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, è convinto che la causa del riscaldamento globale siano le erbacce, o erbe infestanti, che dalle simulazioni del campus di Beltsville, aumenterebbero la quantità di carbonio con l’aumentare della loro presenza.

In pratica la ricerca dell’Università americana ha compreso come la frequenza di crescita delle erbacce negli ultimi 30-40 anni, abbia comportato un aumento della presenza del carbonio nella loro zona. E l’aumento del carbonio significa anche maggior riscaldamento globale. Lo scienziato ha ipotizzato che l’umanità, se non porrà rimedio a questo grave problema, si ritroverà come il suo giardino, in cui ha in un certo senso “allevato” le erbacce, rendendolo inutilizzabile, perchè esse non permettono la vita di nessun altra specie lì intorno.

La Cina in testa alla classifica dei Paesi con più emissioni di biossido di carbonio

la-cina-in-testa-alla-classifica-dei-paesi-con-piu-emissioni-di-biossido-di-carbonio-foto.jpg
Visione notturna della Terra: i Paesi illuminati sono quelli industrializzati e maggiormente inquinanti

Per qualche tempo lo scomodo primato di Paese con più emissioni è stato “conteso” tra Stati Uniti e Cina, ma ora è ufficiale che ad occupare il primo posto è lo Stato orientale.
I dati sulla quantità di biossido di carbonio emanato dai vari Paesi sono stati raccolti da un’analisi promossa dal governo olandese.

Nel rapporto si legge che la Cina ha evidentemente superato gli USA, aumentando le emissioni di anidride carbonica dell’8% nel solo 2007.
Questo incremento ci sembra inaccettabile: è così che in Cina si lavora alla riduzione del riscaldamento globale?
Se diminuire le emissioni costa troppo in termini economici e di impegno ecologico, sarebbe sufficiente e sensato se almeno non si peggiorasse l’attuale situazione.

C’era una volta l’Africa, ora c’è l’uomo…

cera-una-volta-lafrica-ora-ce-luomo-foto.jpg

L’Africa, continente dalle bellezze incomparabili ed ineguagliabili, rischia di perdere le sue caratteristiche uniche al mondo, a causa delle profonde devastazioni in atto e dei bruschi cambiamenti climatici.
Questo è l’allarme lanciato dall’Onu, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, in un atlante che documenta le trasformazioni subite dal continente nero nel corso degli ultimi anni.

L’azione distruttrice dell’uomo è testimoniata da centinaia di foto ed immagini satellitari, che mettono a confronto il prima ed il dopo, prendendo in esame le mutazioni fisiche degli ultimi 30 anni.
L’evidenza tra ciò che c’era e ciò che resta è sconcertante: laghi scomparsi nel nulla, foreste rase al suolo, costruzioni o meglio devastazioni umane con pretese di creare civiltà che hanno deturpato il paesaggio, feriscono la vista di chi l’Africa la immaginava incontaminata, in quelle foto di tramonti stupendi con leoni ed elefanti rivolti verso orizzonti dorati.

Kick CO2 habit: le misure anti-co2 del programma Onu, semplici consigli per fare tutti qualcosa

kick-co2-habit-le-misure-anti-co2-del-programma-onu-semplici-consigli-per-fare-tutti-qualcosa-foto.jpg

In occasione della Giornata Mondiale dedicata all’Ambiente, l’Onu ha divulgato un programma delle Nazioni unite per l’ambiente (Unep) contenente semplici misure anti-Co2 a prova di cittadino.
Un modo per scongiurare i tanti “non lo sapevamo“, “una goccia nel mare in fondo non conta“, ma per rendersi bensì consapevoli, ancora una volta, di quanto si può fare con dei piccolo gesti di risparmio energetico quotidiano.

Il Festival dell’energia di Lecce ha evidenziato, a tal proposito, la scarsa inclinazione degli italiani al sacrificio ambientale tramite un sondaggio che ha visto primeggiare come unica rinuncia condivisa la meno impegnativa: spegnere la luce quando si esce da una stanza.