Rischio estinzione per gli elefanti, la Cina pretende oltre 100 tonnellate di avorio

Orecchie grandi, pelle dura, qualche tonnellata, ma soprattutto belle zanne d’avorio, che forse era meglio non avere. Naturalmente stiamo parlando degli animali più affascinanti e controversi del mondo, gli elefanti, che dal 2008 ritorneranno a rischiare l’estinzione.

Come sempre di questi tempi, la responsabilità è dei cinesi, attratti proprio da quelle belle zanne bianche, che potrebbero portare alla riapertura della caccia all’elefante, vietata da 19 anni. Ieri il Cites, l’organismo delle Nazioni Unite che controlla e regola gli scambi di flora e fauna, ha deciso di concedere alla Cina di entrare nel mercato dell’avorio. Per come stanno adesso le cose, potrebbero tornare vecchi fantasmi ad aleggiare sui poveri pachidermi africani.

I cinesi mangiano le ultime tigri rimaste

Per darvi un’idea della gravità del problema iniziamo con qualche cifra: la popolazione delle tigri si è ridotta negli ultimi cento anni del 95%.
Tre sottospecie si sono già estinte, mentre di una quarta non si hanno più tracce nell’habitat selvaggio da circa venticinque anni.

E ora le tigri scompaiono persino da quelle zone-rifugio che rappresentavano una garanzia per la sopravvivenza della specie.
Più del 30% degli esemplari di tigre del Bengala presenti nella Suklaphanta Wildlife Reserve in Nepal sono scomparsi, destando gravi preoccupazioni riguardo al futuro di questi misteriosi e affascinanti felini.

Basta ricercare Nemo, altrimenti si estinguerà

Smettetela di cercare Nemo! E’ questo l’appello degli scienziati inglesi che si sono accorti che, da quando il cartone animato della Pixar ha avuto il gran successo di incassi in tutto il mondo, i piccoli pesci pagliaccio stanno scomparendo dagli oceani. Il motivo? Le pretese dei bambini pestiferi (come quella del cartone) che vogliono rinchiudere questo bellissimo pesce nel loro acquario.

Per chi non l’ha ancora visto (e a cui consigliamo di vederlo) cerchiamo di riassumerlo in poche parole. Nemo è un pesce pagliaccio rosso e bianco, che viene diviso da suo padre. Il pesciolino, ancora cucciolo, parte per cercarlo, ma si perde nell’oceano e viene pescato da un dentista australiano che lo regala a sua figlia, che lo rinchiude in un acquario. Da lì poi lui, tra mille avventure, riuscirà a sfuggire e a raggiungere il padre.

Le farfalle monarca rischiano di perdere il loro paradiso invernale

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Ogni anno milioni di farfalle monarca (Danaus plexippus) migrano dal Nord America fino al Messico, compiendo un viaggio di 72 giorni e di circa 5 mila chilometri. Sorvolando tutti gli Stati Uniti, giungono nelle foreste di abeti dello stato di Michoacan, per trascorrervi l’inverno e poi ripartire a primavera. Ma da diversi anni, l’intensa deforestazione che interessa l’area sta mettendo in pericolo l’unica zona in cui sverna la monarca.

Numerosi boscaioli sfruttano, infatti, anche illegalmente, le foreste al confine tra lo Stato del Michoacan e quello del Messico, alterando sensibilmente l’habitat delle farfalle. Secondo alcuni ricercatori dell’Università del Kansas, la migrazione invernale dei lepidotteri potrebbe scomparire in breve tempo. La distruzione delle foreste, infatti, provoca gravi danni all’ambiente e agli ecosistemi, riducendo anche la diversità biologica.

Squali del Mediterraneo a rischio estinzione

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Gli squali del Mediterraneo stanno scomparendo. La percentuale di riduzione dei grandi predatori ha superato negli ultimi due secoli il 97%.
A lanciare l’allarme è Francesco Ferretti, ricercatore maceratese 31enne, che collabora con le università canadesi più prestigiose.
Sono state analizzate venti specie di squali delle ottante presenti nel mar Mediterraneo: tra queste quindici sono risultate biologicamente estinte.
Altre cinque sarebbero in grave pericolo: verdesca, squalo volpe, squalo martello, smeriglio e mako.

La ricerca di Ferretti dal titolo Il declino degli squali in Mediterraneo, pubblicata dalla rivista scientifica Conservation Biology, ha individuato alla base di una riduzione così drastica gli effetti della pesca a strascico.
Questo tipo di pesca colpisce senza distinzioni tutte le specie presenti nei fondali, inclusi i grossi predatori del mare.

C’era una volta l’Africa, ora c’è l’uomo…

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L’Africa, continente dalle bellezze incomparabili ed ineguagliabili, rischia di perdere le sue caratteristiche uniche al mondo, a causa delle profonde devastazioni in atto e dei bruschi cambiamenti climatici.
Questo è l’allarme lanciato dall’Onu, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, in un atlante che documenta le trasformazioni subite dal continente nero nel corso degli ultimi anni.

L’azione distruttrice dell’uomo è testimoniata da centinaia di foto ed immagini satellitari, che mettono a confronto il prima ed il dopo, prendendo in esame le mutazioni fisiche degli ultimi 30 anni.
L’evidenza tra ciò che c’era e ciò che resta è sconcertante: laghi scomparsi nel nulla, foreste rase al suolo, costruzioni o meglio devastazioni umane con pretese di creare civiltà che hanno deturpato il paesaggio, feriscono la vista di chi l’Africa la immaginava incontaminata, in quelle foto di tramonti stupendi con leoni ed elefanti rivolti verso orizzonti dorati.

Anche l’ecosistema marino soffre lo stress.

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L’ambiente marino del pianeta azzurro verte in una condizione di forte degrado. Inquinamento delle acque, pressione antropica sulle coste e sovrasfruttamento delle specie ittiche, sono solo alcuni dei problemi che stressano l’ecosistema marino causando gravi danni all’ambiente e a tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo. Nel mondo, oltre la metà della popolazione vive lungo i circa 440.000 kilometri di coste, all’interno di una fascia profonda 200 km. Qui si concentrano grossi centri urbani, come Tokio, Mumbai e New York, complessi industriali e turistici, reti autostradali e aree dedicate all’agricoltura intensiva.

In Italia, in base ai dati ISTAT, oltre il 30% della popolazione (circa 18 milioni di abitanti) risiede lungo il litorale che per il 43% appare totalmente urbanizzato e per il 28% parzialmente urbanizzato. Molte zone costiere, inoltre, presentano un ampio flusso turistico. Questa pressione antropica sulle zone costiere, sia in Italia che nel resto del mondo, modifica profondamente gli equilibri naturali, provocando la scomparsa, ad esempio, di zone umide costiere come le lagune, e delle foreste di mangrovie, nelle zone tropicali, utili per la protezione delle coste.

Bush ha deciso, gli orsi polari sono salvi

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La decisione del Governo americano è arrivata, e gli animalisti possono finalmente esultare: Bush ha confermato gli orsi polari come razza in via d’estinzione, l’Alaska non sarà più trivellato.
La (sofferta) decisione è arrivata la scorsa settimana, più in silenzio di quanto ci si aspettava, data l’importanza dell’evento.

Ne avevamo parlato 15 giorni fa, ponendovi, in breve, la questione se fosse stato meglio salvaguardare l’habitat naturale degli orsi oppure trivellare i giacimenti di petrolio dell’Alaska per far abbassare il prezzo della benzina. Ovviamente il risultato è stato scontato, nessuno vuol vedere sparire l’ennesima specie dalla faccia della Terra, e questo l’avrà pensato anche Bush, che per la prima volta nella storia americana, ha anteposto una razza animale agli interessi economici. La decisione è arrivata dopo una ricerca del Ministero degli Interni Usa, che ha capito che, sfruttando quelle zone, i ghiacciai si sarebbero sciolti per due terzi della loro consistenza attuale entro il 2050, lasciando agli orsi davvero poco terreno sul quale sopravvivere.

Resuscitare la tigre della Tasmania: i suoi geni funzionano ancora

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Riportare alla vita le specie estintesi da milioni di anni potrebbe non essere più la trama di un fantasy alla Jurassic Park.
Una recente ricerca ha riportato in vita i geni di un marsupiale estinto. Si tratta del tilacino (Tylacinus cynocephalus), meglio conosciuto come lupo o tigre della Tasmania.

I geni, presenti in un esemplare conservato al Museo Victoria di Melbourne, sono stati estratti e trasferiti in un topo, allo scopo di studiarne le funzioni biologiche.

Stiamo uccidendo le api: stop agli insetticidi killer!

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In Francia e in Germania sono già vietati, da quando gli apicoltori tedeschi hanno denunciato una moria anomala di api.
In Italia, gli insetticidi tossici non sono ancora stati banditi. Legambiente e Unaapi chiedono che l’Italia segua l’esempio degli altri Paesi europei, vietando l’uso dei concimanti tossici nocivi per gli insetti impollinatori.

La decisione presa in Germania è stata determinata da un vero e proprio massacro avvenuto nel Paese.
Nelle regioni di Strasburgo, Alsazia, Baviera e lungo la valle del Reno nel Baden-Württemburg, sono morte circa 15 mila colonie di api. Una strage di proporzioni immense. Tutto è cominciato quando le coltivazioni del mais sono state concimate con insetticidi tossici.

Biocarburanti: il paradosso dell’ecologia

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Ne abbiamo parlato spesso come della forma di energia del futuro, pulita, rinnovabile e alternativa valida all’oro nero. Ma il biocarburante ha i suoi scheletri nell’armadio, un rovescio della medaglia tutt’altro che positivo per l’ambiente.
La Lipu lancia infatti l’allarme sulle profonde alterazioni dell’habitat naturale di molte specie di uccelli, causate dalla destinazione di molte aree verdi alle colture energetiche.

Un dossier della Birdlife International, rete di associazioni rappresentata in Italia dalla Lipu, ha evidenziato i danni per l’habitat degli uccelli provocati dalle biocolture a scopo energetico.

Allarme WWF: tra 50 anni non ci sarà più biodiversità

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I numeri cominciano a farsi preoccupanti: negli ultimi 35 anni abbiamo perso già un terzo della biodiversità su tutto il pianeta. I dati provengono da una ricerca fatta dal WWF, che da anni sta tentando in tutti i modi di preservare zone e parchi naturali proprio per proteggere le specie di animali e piante in via d’estinzione.

Le cause principali sono tre: prima di tutto, la distruzione degli ambienti. Molte specie animali, che per millenni hanno vissuto tranquillamente nelle loro oasi, adesso se le vedono sottratte a causa dell’invasione umana che gli sta letteralmente togliendo il terreno da sotto i piedi.
La seconda causa è il cambiamento climatico, dovuto ovviamente all’inquinamento, che sta facendo estinguere numerose specie di piante e pesci; e infine il commercio della carne e delle pelli, che miete vittime soprattutto tra le balene e le foche.

Tigri, gufi, caimani: traffico mondiale di specie esotiche

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Si stima un commercio mondiale da 25 miliardi di euro: il fatturato derivante dal traffico mondiale di specie esotiche è inferiore solo a quello di armi e droga. Un terzo di questo traffico sarebbe illegale.

Procurarsi un lupo, un orso, un caimano non è difficile. L’ Organizzazione internazionale protezione animali ha reclutato dei volontari che, fingendosi studenti o potenziali acquirenti, si recano presso zoo, canili, capannoni, negozi di cuccioli chiedendo se è possibile acquistare questi animali. I volontari hanno scoperto che comprare un tigrotto o un lupo cecoslovacco non è tanto più difficile rispetto a un cagnolino. Nel Varesotto un capannone smercia pappagalli. Un canile offre tigri, civette delle nevi, gufi reali, procioni, caimani, moffette e un avvoltoio. Certo questi commercianti compiono un’illegalità, ma non sono più illegali coloro che alimentano questa domanda? Tenere in casa un caimano, una civetta o addirittura una tigre fa molto “in”, ma questi signori hanno pensato che queste povere bestie molto probabilmente preferirebbero vivere nel loro habitat naturale? Il collezionista purtroppo non si ferma davanti a nulla. Chi avesse visto qualcuno che vende questi animali può contattare:segnalazioni@oipaitalia.com o tel. 02.642.7882.