Bush mette a rischio centinaia di specie in via d’estinzione per un capriccio

Le elezioni americane hanno eletto come Presidente degli Stati Uniti per i prossimi 4 anni Barack Obama. Ma ancora per un mese e mezzo a capo del Governo americano ci sarà George W. Bush, purtroppo. Il Presidente uscente sembrava avesse avuto improvvisamente una svolta ambientalista prendendo alcune decisioni in merito a questioni ambientali che gli facevano onore negli ultimi mesi, ma la sensazione è che fossero tutte mosse elettorali.

Essendo stato eletto un candidato dello schieramento avverso, Bush ha deciso di mettergli i bastoni tra le ruote il più possibile, ed anche dal punto di vista delle decisioni ambientali ha deciso che Obama dovrà sudare sette camicie per recuperare agli orrori che lui sta compiendo in questo periodo. I cambiamenti che sta apportando Bush negli ultimi 4 mesi avranno bisogno di molto più tempo per essere riparati dall’amministrazione Obama.

Balene grigie, oleodotto Exxon minaccia la sopravvivenza della specie

Il destino dei pochi esemplari di balena grigia rimasti al mondo è appeso ai risultati dei ricorsi inoltrati alle autorità russe e ai tribunali giudiziari, dopo il rifiuto, da parte del consorzio petrolifero Exxon a rinunciare alla costruzione di un nuovo oleodotto.
In realtà, i magnati dell’oro nero avrebbero dovuto semplicemente prendere in considerazione proposte alternative a quella di far passare gli impianti petroliferi attraverso una laguna cruciale per l’approvvigionamento alimentare delle balene grigie.

Il mese scorso il governo russo aveva deliberatamente e clamorosamente ignorato gli impatti sulla laguna di Piltun, approvando l’edificazione dell’oleodotto, che fa parte del progetto Sakhalin-1, portato avanti da colossi petroliferi come la Exxon e da altre compagnie petrolifere giapponesi, indiane e russe.
In tutto il mondo restano soltanto 130 esemplari di balena grigia occidentale, tra cui soltanto 20 sono femmine in grado di riprodursi e di preservare la specie.

Il riscaldamento globale rischia di uccidere migliaia di indios

3 milioni di alpaca. A tanto ammontano gli esemplari di animale, a metà tra un lama e una pecora, che dà da mangiare a centinaia di migliaia di indios del Sudamerica, in larga parte residenti in Perù. Di anno in anno questi si stanno riducendo sempre di più, fino a correre il rischio di mettere in pericolo non solo la loro esistenza, ma anche quella delle popolazioni che grazie a loro sopravvivono.

La causa? Il riscaldamento globale, che sta sciogliendo i ghiacciai nei quali questi preziosissimi animali vivono, e che non fa arrivare sufficiente acqua alle immense distese di verde nelle quali gli alpaca pascolano.

Il diavolo della Tasmania rischia di finire…all’inferno

Sono diventati famosi grazie ad un cartone animato degli anni ’90. Il nome scientifico è Sarcophilus harrisii, ma è meglio conosciuto come diavolo orsino o meglio ancora “Diavolo della Tasmania“. Questo bellissimo animaletto australiano, rischia di far estinguere non solo la sua specie, ma tutto il suo genere, dato che rimane il suo unico rappresentante.

L’allarme lo sta lanciando uno zoologo australiano, Jeremy Austin, che sta studiando un modo per evitare questa tragedia, che secondo le previsioni potrebbe avvenire nei prossimi 20 anni. Ebbene, questo marsupiale, già scomparso dalla gran parte dell’Australia a causa della deforestazione, si è rintanato proprio nell’area che gli ha dato il nome, la Tasmania, da cui adesso rischia di essere sfrattato, e stavolta per sempre.

WWF: L’uomo sta distruggendo il mondo

Nel Living Planet Report 2008, presentato oggi dal WWF, si apprende una verità sconcertante: per far spazio all’uomo, stiamo distruggendo la natura. I dati portati dall’associazione sono sconcertanti: negli ultimi 35 anni la popolazione umana è quasi raddoppiata, quella animale è diminuita di un terzo e le foreste tropicali si sono dimezzate.

E’ questa la denuncia di un sistema che non funziona, e che gli uomini hanno fatto troppo spesso finta di non sapere. O di non voler vedere. Osservando 1686 specie diverse di animali, il WWF ha rilevato che la perdita dal 1970 ad oggi è stata di circa il 28% di biodiversità, mentre l’indice delle zone tropicali vede un ribasso del 51%, un’enormità.

Scimpanzé africani rischiano l’estinzione

La popolazione degli scimpanzè dell’Africa occidentale è considerata ormai da tempo una specie in pericolo, che rischia l’estinzione. La percentuale di incremento nella decimazione di questi esemplari della Costa d’Avorio è davvero allarmante.
Secondo un recente studio effettuato dai ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology sembrerebbe, infatti, che gli scimpanzé siano diminuiti, in quest’area del continente nero, di circa il 90% negli ultimi vent’anni.

Questo significa che la popolazione è stata quasi totalmente annientata, passando dai 12.000 esemplari di un tempo ai 1.200 censiti attualmente.
I fattori principali di questo declino sono stati individuati dai ricercatori nell’aumento del fenomeno della deforestazione e nel bracconaggio.

Non solo i mammiferi, in pericolo anche centinaia di anfibi, piante e pesci

All’inizio di questa settimana, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha riferito che il 25% delle specie appartenenti ai mammiferi di tutto il mondo è a rischio estinzione a causa della distruzione degli habitat e della caccia.
La relazione dell’IUCN è certamente lodevole per il suo intento di divulgare una così amara realtà, per spingere istituzioni e governi a prendere seri provvedimenti per tutelare gli ecosistemi in pericolo di questi animali.

Tuttavia, bisogna aggiungere dell’altro. Innanzitutto che a rischiare l’estinzione non sono solo i mammiferi, ma anche centinaia di altre specie di altre categorie animali e vegetali. E, inoltre, va necessariamente sottolineato che, anche se si dovessero ridurre le emissioni, molte specie animali e vegetali sono ormai completamente andate, non esistono più e non c’è modo di salvarle.

Un mammifero su quattro rischia l’estinzione, new entry nella lista rossa

Attività umane, sfruttamento sconsiderato delle risorse negli habitat naturali, surriscaldamento globale, aumento della temperatura degli oceani, inquinamento, bracconaggio, stupide usanze. Sono solo alcune delle cause che stanno portando alla scomparsa di molte specie animali. A guardarli uno per uno, risulta subito evidente che dietro ognuno dei fattori sopracitati c’è sempre e comunque l’uomo, con la sua forza distruttiva.

Ad essere particolarmente a rischio di estinzione sono i mammiferi, con molte nuove entrate nella lista rossa degli animali in pericolo, stilata dall’IUCN (Unione mondiale per la conservazione della natura) e resa nota a Barcellona in occasione del IV Congresso mondiale dell’organizzazione che tutela, tra gli altri obiettivi a favore dell’ambiente, la preservazione delle specie animali.

La mattanza delle balene alle isole Far Oer, fermiamo lo scempio


Di immagini crude che documentino la ferocia e la barbarie di cui è capace l’uomo contro le altre specie viventi ne abbiamo diffuse molte: dal massacro delle foche che si perpetua ogni anno in Canada, alla strage degli elefanti in Africa, alla mattanza delle tigri appese come maiali a testa in giù per rifornire il mercato alimentare esotico dei cinesi ricchi.
Oggi vogliamo denunciare un’altra efferata e insensata usanza che si ripete annualmente nelle isole Far Oer, in Danimarca: l’uccisione di centinaia di balene, arpionate e accoltellate in massa da decine di persone, accorse come per un rito, a quello che per loro è un giorno di festa, per i poveri mammiferi un giorno rosso di sangue, un eccidio brutale ed inspiegabile.

L’uomo nasce cacciatore, diranno alcuni, ed è normale che si pratichi la pesca, che si vada a caccia e che si cibi di altre specie viventi. Fin qua ci siamo. Ma come insegnavano gli indiani d’America, i primi veri ecologisti, non bisogna prendere più del necessario da Madre Natura, rispettando ogni animale, ogni pianta come fosse sacra, perché necessaria alla nostra sopravvivenza.
Uccidere gli elefanti per farne bacchette d’avorio, assassinare le tigri per servirle ad un nababbo in camera con la sua amante, massacrare tenerissimi cuccioli di foca per ricavarne pellicce per signore facoltose non è lo stesso che uccidere un orso, come facevano anticamente gli indiani, per ricavarne un cappotto per ripararsi dal gelido inverno.
Così come c’è un’enorme differenza tra pescare per la sussistenza di una popolazione e compiere un massacro scellerato per perpetuare una stupida tradizione.