Sir Gordon Conway: “I cambiamenti climatici devasteranno l’Africa”

siccità in africa

Uno degli scienziati più influenti del mondo, professor Sir Gordon Conway, professore di sviluppo internazionale presso l’Imperial College di Londra, ha avvertito che il cambiamento climatico potrebbe devastare l’Africa, prevedendo un aumento catastrofico della carenza di cibo. Il professore ha affermato in un nuovo documento che il Continente si sta già riscaldando più velocemente rispetto alla media globale e che la popolazione residente può aspettarsi una più intensa siccità, inondazioni e mareggiate.

Ci sarà meno acqua potabile, le malattie come la malaria si diffonderanno maggiormente e i più poveri saranno colpiti più duramente, mentre i terreni agricoli saranno danneggiati entro il prossimo secolo. Spiega Conway che:

C’è già la prova che l’Africa si sta riscaldando più velocemente rispetto alla media mondiale, con temperature più calde e meno giorni di freddo estremo. L’Africa è probabile che diventi 4°C più calda nei prossimi 100 anni, e [sarà] molto secca.

Conway prevede che la fame nel continente potrebbe aumentare drammaticamente nel breve termine, come la siccità e l’aumento della desertificazione, e il cambiamento climatico che colpisce gli approvvigionamenti di acqua.

La nave dei veleni in Madagascar mette a rischio balene e migliaia di persone

nave affondata madagascar

Non solo l’Italia ha problemi con le “navi dei veleni”. Una nave che trasportava rifiuti tossici è affondata qualche mese fa al largo delle coste del Madagascar, e migliaia di tonnellate di rifiuti sono stati svuotati nel ricco ecosistema marino. Il relitto ha avuto effetti devastanti sulla vita e la salute del mare, ma anche delle persone che vivono di navigazione. Ha causato, tra gli altri effetti, spiaggiamenti di balene in gran numero, e gravi malattie respiratorie e della pelle che hanno cominciato ad affliggere gli abitanti di quelle terre.

L’Ana Gülser, una nave turca, si è arenata nel punto più meridionale del Madagascar. Ha poi lentamente scaricato il suo carico (39.000 tonnellate di fosfat0, 568 tonnellate di combustibile, e 66 tonnellate di gasolio) nell’Oceano Indiano.

Leoni a rischio estinzione, se ne contano 100 in meno all’anno solo in Kenya

leoni

Il Kenya lancia l’allarme: l’animale simbolo del Paese, il leone, sta scomparendo. Pian piano, a causa della “minaccia umana”, il re della foresta potrebbe essere detronizzato, tanto che, se si continuasse con questo ritmo, tra 20 anni questi bellissimi felini sarà possibile vederli sono negli zoo.

Ad affermarlo è Paul Udoto, portavoce dell’associazione Kenya Wildlife Service, che ha affermato che ogni anno si contano 100 esemplari in meno nell’intero Paese, uno di quelli che ospita il maggior numero di leoni. In particolare 7 anni fa si potevano contare 2.749 esemplari, mentre quest’anno a malapena si arriva a duemila. La causa di tutto questo? Ovvia: l’uomo.

La mosca tsè tsè invade l’Africa a causa del riscaldamento globale

mosca tsè tsè

La mosca tsè tsè è una della specie di insetti più pericolose al mondo. Da secoli esse vivono in Africa, nelle zone molto calde, come la savana, ma a causa del riscaldamento globale stanno cominciando a “migrare” verso le città. Fino a questo momento infatti le già travagliate cittadine dei Paesi del Terzo Mondo finivano con il vedersela, oltre che con la povertà e la guerra, anche con le zanzare ed altri tipi di insetti che trasportavano malattie come la malaria. Ma mai fino ad oggi hanno dovuto combattere con la mosca tsè tsè.

Questi ditteri africani trasportano il virus responsabile della tripanosomiasi, la cosiddetta “malattia del sonno“, una condizione che attacca il sistema nervoso e, se non curata, porta al coma e alla morte. Secondo l’Oms tale malattia colpisce ogni anno dalle 50 alle 70 mila persone, ma a breve potrebbe aumentare a dismisura il suo contagio, in quanto la mosca che la trasmette sta cominciando a popolare le città.

Le fattorie africane stanno diventando sempre più difficili da gestire

fattoria-africana

Gli agricoltori africani presto si ritroveranno ad affrontare temperature sempre più calde in qualsiasi stagione rispetto al passato. Per far fronte a questo rapido cambiamento climatico, anche gli allevatori e gli impianti che forniscono le loro colture avranno bisogno di grandi cambiamenti, e presto.

Gli esperti hanno previsto che per un po’ di tempo gli agricoltori rischieranno di affrontare problemi come la siccità. Infatti, alcuni casi in Sudafrica sono già stati segnalati. Per vedere quanto è veloce questo cambiamento, Marshall Burke, un economista della Stanford University, ha fatto la media dei risultati da 18 modelli climatici a livello mondiale per prevedere la temperatura e le condizioni della pioggia nel 2025, 2050 e 2075 nelle regioni dell’Africa, dove la maggior parte del mais, miglio e sorgo crescono oggi. Quindi, supponendo che anno per anno la variabilità rimarrà la stessa di oggi, ha calcolato quanto sarebbe la sovrapposizione con l’attuale clima.

Vessati dai bracconieri gli scimpanzè della Repubblica democratica del Congo

[Photo: Clive Hicks]

I bracconieri della Repubblica democratica del Congo (RDC) minacciano l’esistenza di quella che è la più grande popolazione di scimpanzè rimasta al mondo. A giungere a questa conclusione, lanciando l’allarme a livello internazionale, è stato lo studioso Cleve Hicks, sulla base di osservazioni fatte nel corso delle sue ricerche, durante l’anno 2007-2008, visitando le città, i villaggi e le foreste nella regione del Paese africano denominata Buta-Aketi.

Hicks, che lavora presso l’Università di Amsterdam, descrive la situazione difficile in cui versano le scimmie e le altre creature della foresta congolese in un nuovo e-book che è stato pubblicato da appena qualche settimana. Insieme ai suoi colleghi, Hicks è stato in grado di salvare cinque scimpanzé rimasti orfani, che saranno presto condotti in una riserva nel Congo orientale.

Scimpanzé africani rischiano l’estinzione

La popolazione degli scimpanzè dell’Africa occidentale è considerata ormai da tempo una specie in pericolo, che rischia l’estinzione. La percentuale di incremento nella decimazione di questi esemplari della Costa d’Avorio è davvero allarmante.
Secondo un recente studio effettuato dai ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology sembrerebbe, infatti, che gli scimpanzé siano diminuiti, in quest’area del continente nero, di circa il 90% negli ultimi vent’anni.

Questo significa che la popolazione è stata quasi totalmente annientata, passando dai 12.000 esemplari di un tempo ai 1.200 censiti attualmente.
I fattori principali di questo declino sono stati individuati dai ricercatori nell’aumento del fenomeno della deforestazione e nel bracconaggio.

Zero Rally Africa: l’ecorally emissioni zero

Tenetevi forte, amanti del rally e delle corse spericolate: tra qualche mese avrà inizio la corsa più ecologica ed eccitante che possa esistere, un mix di divertimento ed impegno ambientale che avrà come scenario l’Africa.
Già il nome è tutto un programma: Zero Rally Africa, una gara ad emissioni ridotte o completamente nulle che darà il via ad una competizione tra veicoli ecologici.

La manifestazione sportiva si svolgerà in Zambia, Namibia e Sud Africa ed ha la particolarità di accettare come auto iscritte alla corsa solo automobili ibride, elettriche, solari, ad idrogeno e a biocarburante.
Una vera e propria gara all’ultimo respiro che sembra anche un originale modo per determinare chi vince non solo per la velocità ma anche per l’ecotecnologia adottata.

C’era una volta l’Africa, ora c’è l’uomo…

cera-una-volta-lafrica-ora-ce-luomo-foto.jpg

L’Africa, continente dalle bellezze incomparabili ed ineguagliabili, rischia di perdere le sue caratteristiche uniche al mondo, a causa delle profonde devastazioni in atto e dei bruschi cambiamenti climatici.
Questo è l’allarme lanciato dall’Onu, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, in un atlante che documenta le trasformazioni subite dal continente nero nel corso degli ultimi anni.

L’azione distruttrice dell’uomo è testimoniata da centinaia di foto ed immagini satellitari, che mettono a confronto il prima ed il dopo, prendendo in esame le mutazioni fisiche degli ultimi 30 anni.
L’evidenza tra ciò che c’era e ciò che resta è sconcertante: laghi scomparsi nel nulla, foreste rase al suolo, costruzioni o meglio devastazioni umane con pretese di creare civiltà che hanno deturpato il paesaggio, feriscono la vista di chi l’Africa la immaginava incontaminata, in quelle foto di tramonti stupendi con leoni ed elefanti rivolti verso orizzonti dorati.

Il mondo senza petrolio raccontato da Dario Fo

fo.jpg

Inutile negarlo: il petrolio non è una fonte inesauribile. Prima o poi le riserve dell’oro nero finiranno e la nostra vita cambierà inesorabilmente. Secondo il celebre drammaturgo Dario Fo, il vertiginoso aumento del prezzo del petrolio è legato alla scarsità delle risorse del greggio.
Nel libro L’apocalisse rimandata- ovvero benvenuta catastrofe! (ed. Guanda, 15,00 euro), Fo immagina cosà ci accadrà quando il petrolio sarà realmente finito.

Metti in luce l’Africa

metti-in-luce-l-africa-foto.gif

Uno straordinario progetto eco-sostenibile vede uniti gli sforzi di Fairtrade Italia (consorzio preposto alla certificazione dei prodotti del commercio equo), Wwf e Ghanacoop per portare la luce in Africa.
Metti in luce Africa” è un’iniziativa che intende incentivare i finanziamenti in alcune aree rurali africane, inaugurando un fertile terreno di scambio tra Italia ed Africa basato sul commercio dei prodotti equosolidali e sullo sfruttamento delle energie rinnovabili.

L’idea è quella di costruire impianti per produrre energia pulita in alcune aree africane scoperte dai servizi di fornitura elettrica.
Un investimento che colpirà positivamente l’economia locale: l’incentivazione aiuterà le realtà imprenditoriali indigene a risollevarsi e a costituirsi autonomamente.

Scoperta la causa dell’aridità del Sahara: il polline

sahara.jpg

Seimila anni fa, l’Africa settentrionale era un luogo di alberi, praterie, laghi e tante tante persone. Oggi, è il Sahara – una zona desolata più ampia di tutta l’Australia.
Il lago Yoa, nel nord-est del Ciad, è rimasto un lago per millenni. Oggi invece è una piccola oasi circondata dal deserto torrido. Anche se ogni tanto cade qualche debole pioggia, il lago di Yoa si rifornisce attraverso una sacca d’acqua formatasi in una falda acquifera sotterranea.

Analizzando migliaia di strati di sedimenti in un nucleo esercitato dal fondo di questo lago, un team internazionale di scienziati ha ricostruito come fu possibile che il clima rigoglioso di una regione, come quello della savana, potesse essere cambiato in quello di una zona desertica come quella del Sahara.

Dove sono i raccoglitori di pile esauste? Batterie scariche e pirati della spazzatura

batteries.jpg

L’UE produce più di un milione di tonnellate di batterie all’anno, molte delle quali contengono sostanze chimiche pericolose come il piombo e il cadmio. Solo la metà delle batterie acquistate dai consumatori finisce nel circuito dei rifiuti, ed è stato eliminato, quindi, in inceneritore o in discarica. Forse perché alcuni neanche sanno dell’esistenza delle discariche di raccolta delle batterie, o purtroppo alcuni paesi, specialmente al Sud, non sono neanche provvisti… Le batterie scariche devono essere gettate negli appositi raccoglitori che dovrebbero x legge essere situati in ogni comune e citta’ e posizionati in luoghi accessibili e facilmente identificabili. Se nel posto in cui viviamo non esistono, è bene presentarsi in circoscrizione e denunciare l’omessa posizionatura dei raccoglitori di pile esauste per la raccolta differenziata.

La Cina ha bisogno di bacchette d’avorio: uccidiamo gli elefanti!

la-cina-ha-bisogno-di-bacchette-davorio-uccidiamo-gli-elefanti-foto.jpg

La caccia agli elefanti riprende, più crudele e spietata che mai. La tregua è durata solo tredici anni e dico “solo“, perchè non bastano per riportare un equilibrio tra la popolazione dei pachidermi africani.
Ma il governo sudafricano ha deciso, e sembra quasi un paradosso che la decisione sia stata presa proprio mentre dalla Repubblica Democratica del Congo giungeva la notizia della mattanza di ben 14 elefanti, uccisi in due settimane, nel Parco nazionale di Virunga, ai confini con Uganda e Burundi.

Sembra quasi scontata la risposta al motivo della riapertura della caccia: i soldi. E’ attorno al denaro che ruota la storia dell’uomo, e per il profitto si passa sopra anche al rischio estinzione degli animali.