Energia pulita da terreni contaminati da scorie tossiche

La scoperta arriva da Sidney, dove un gruppo di scienziati australiani e cinesi ha messo a punto un metodo per produrre energia pulita da terreni contaminati da scorie tossiche. Ad assorbire le scorie è una pianta che cresce nelle praterie tropicali dell’Africa, il Pinnesetum purpureum, nota con il nome di erba dell’elefante.

La collaborazione tra il Centro australiano di ricerca per la valutazione della contaminazione e la bonifica dell’ambiente (Crc Care) e l’Università Shaoguan, nella costa meridionale della Cina, porterà alla bonifica dei terreni contaminati e alla produzione di energia pulita.
La scelta dell’erba dell’elefante è stata duplice, come spiega il prof. Ravi Naidu, a capo del progetto, perché è una pianta in grado di crescere anche nei terreni poveri e possiede un’elevata capacità di assorbire i metalli pesanti e le altre scorie inquinanti presenti nel suolo. L’erba perenne africana è capace di assorbire gli idrocarburi del suolo e produrre ossigeno che a contatto con il terreno favoriscono la biodegradazione, e dunque la bonifica della terra inquinata.

Actionaid contro i biocarburanti: sono una minaccia per l’ambiente

biocarburanti actionaidSi intitola Chi paga il prezzo dei carburanti verdi il nuovo rapporto diffuso da Actionaid nei giorni scorsi, che spara a zero su quelli che sono da tempo considerati i carburanti eco, e che invece sarebbero responsabili della crisi alimentare. Quello che dicono ad Actionaid, a dire il vero, lo avevano ripetuto già molti esperti, e ne avevamo riportato spesso notizia anche noi. E’ ovvio, infatti, che se per la produzione di biocarburanti si utilizzano beni alimentari di prima necessità, i prezzi di pane e pasta vanno ad aumentare, mettendo a rischio soprattutto gli approvvigionamenti di cibo nei Paesi più poveri. Ecco perchè la ricerca si sta concentrando sulla produzione di biocarburante da rifiuti organici, bucce, semi e altri prodotti di scarto, inutili a scopi alimentari.

Tornando al rapporto di Actionaid, che da sempre afferma che i biocarburanti trasformano il cibo in benzina, nell’analisi si legge infatti che:

in Africa, America Latina e Asia, l’espansione dei biocarburanti è stata generalmente favorita dai governi locali, desiderosi di attrarre investimenti e creare nuove opportunità di esportazione.

Bucce d’arancia e vecchi giornali per nuovi eco-combustibili

etanolo bucce d'aranciaPotrebbe essere una svolta per i biocarburanti, la scoperta di alcuni scienziati che hanno trasformato gli scarti della frutta, le bucce d’arancia, e altri rifiuti facilmente reperibili in grossi quantitativi, come la carta di giornale, in carburante pulito per alimentare i veicoli.

A sperimentare il nuovo biocarburante, il professor Henry Daniell, della University of Central Florida, insieme alla sua équipe. Si tratta di un modo innovativo per la produzione di etanolo da prodotti di scarto, come bucce d’arancia ed i giornali. Il suo approccio è più verde e meno costoso rispetto ai metodi attualmente disponibili per alimentare i veicoli a combustibile più pulito – e il suo obiettivo è quello di relegare la benzina a un carburante secondario.
Il nuovo metodo produttivo di etanolo di Daniell può essere applicato a diversi prodotti come la canna da zucchero, l’erbaccia e la paglia.

L’etanolo? Forse è peggio della benzina

distributore etanolo

L’etanolo – spesso pubblicizzato come combustinile-verde, è effettivamente un combustibile rinnovabile che potrebbe contribuire a ridurre la dipendenza dal petrolio, ma potrebbe aggravare i problemi di salute causati dall’ozono, anche più rispetto alla benzina, secondo un nuovo studio condotto da ricercatori della Stanford University.

La produzione di ozono di benzina ed etanolo è per entrambi dell’85%, ma l’etanolo produce diversi sottoprodotti della combustione di benzina e genera aldeidi sostanzialmente maggiori, che sono precursori dell’ozono.

Quello che abbiamo scoperto è che alle temperature più calde, con la E85 (la tipologia più comune di etanolo per le auto, ndr), c’è un leggero aumento di ozono rispetto a quello della benzina. Ma anche un leggero aumento è una preoccupazione, soprattutto in un posto come Los Angeles, perché ci sono già concentrazioni di ozono che dovono far preoccupare, in modo da non desiderarne un aumento

ha spiegato Diana Ginnebaugh, un dottorando in ingegneria civile ed ambientale, che ha lavorato allo studio.

L’etanolo modificato geneticamente porterà ad un enorme aumento di produzione di combustibile pulito

paglia di grano

Con l’introduzione di un singolo gene batterico nel lievito di birra, i ricercatori della Delft University of Technology in Olanda, hanno realizzato tre miglioramenti nella produzione di bioetanolo da materiale di scarto agricolo: più etanolo, meno acetato e l’eliminazione dei principali prodotti del glicerolo. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Applied and Environmental Microbiology.

Il bioetanolo è ricavato dal lievito di Saccharomyces cerevisiae, zuccheri ottenuti dalla biomassa vegetale. Questo microrganismo converte anche zuccheri in etanolo (alcool) in birra e vino. La produzione di bioetanolo è in rapida crescita a causa del crescente uso come carburante per auto. Con una produzione annua mondiale di 65 miliardi di litri, il bioetanolo è il prodotto più grande del settore della fermentazione.

L’incremento della domanda di etanolo inquina i corsi d’acqua

campo di mais

Più fertilizzanti e pesticidi vengono utilizzati per la coltivazione del mais, maggiori fonti d’acqua nelle vicinanze potrebbero venire inquinate. Lo afferma uno studio della Purdue University, il quale aggiunge che questo pericolo potrebbe aumentare se le richieste di etanolo portassero a piantare ulteriori ettari di mais.

Lo studio sulle fonti d’acqua in Indiana ha  scoperto che quei campi in cui si praticano le rotazioni continue di mais avevano livelli più elevati di azoto, fosforo e fungicidi. I risultati dello studio effettuato da Indrajeet Chaubey, professore associato di ingegneria agricola e biologica, e Bernard Engel, professore e capo di ingegneria agricola e biologica, sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Environmental Engineering.

L’etanolo adesso si potrà fare anche dall’anguria

angurie

Con il loro dolce succo di frutta fresca, le angurie sono uno dei frutti preferiti della stagione estiva. Ma ora questa palla di bontà potrà avere una funzione ulteriore al semplice dissetare i bagnanti accaldati in spieggia. L’Agricultural Research Service (ARS) studi di Lane, Oklahoma, hanno dimostrato che gli zuccheri semplici del succo di anguria possono essere trasformati in etanolo.

Nel 2007, i coltivatori hanno raccolto quattro miliardi di sterline di anguria dai mercati. Ora quei meloni potrebbero ottenere una “nuova vita”, come etanolo. Normalmente, questo biocarburante è prodotto da colture di canna  come mais, sorgo e canna da zucchero, per offrire una combustione alternativa più pulita della benzina. Il cocomero potrebbe spingere a diversificare il “portafoglio” di coltivazioni di biocarburanti che possono diminuire la dipendenza da petrolio, senza incidere soltanto su un tipo di coltura, con le conseguenze sull’alimentazione mondiale che conosciamo.

Bioetanolo, possibile impiego di noccioli di olive

Per evitare i rincari dei beni di prima necessità come zucchero, pasta e pane dovuti alla destinazione di molte aree agricole alla coltura di materie prime per bioetanolo, gli scienziati si stanno sforzando di trovare nuove fonti energetiche che possano fungere da biomassa, senza compromettere gli equilibri dell’agricoltura mondiale e senza aumentare il fenomeno della deforestazione per far posto alle biocolture.

A questo proposito si stanno rivalutando ad esempio vegetali come le alghe, materiali di scarto di processi industriali, rifiuti organici provenienti dai residui dei consumi domestici. Tra le altre possibilità, sembra prendere campo quella di utilizzare i noccioli di oliva, che solitamente finiscono nella pattumeria, per produrre biocarburante.

D’ora in poi l’etanolo ce lo facciamo in casa

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Preoccupati del prezzo dei carburanti? Disperati perchè avete acquistato un’auto ad etanolo (o volete acquistarla), ma non sapete dove fare il pieno? State tranquilli, adesso dagli Stati Uniti arriva il carburante ecologico fatto in casa.

Si chiama MicroFueler ed è un macchinario in grado di trasformare lieviti e zuccheri in etanolo adatto al funzionamento del motore di un’automobile. E l’aspetto positivo è che non costa neanche tanto, solo 10 mila dollari (poco più di 6.000 euro), ed è simile ad una pompa di benzina in miniatura.

Anche Bush si schiera contro il gas serra

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Finalmente una presa di posizione degli Stati Uniti contro il gas serra. Il presidente Bush, uno dei pochi a non aderire da subito al protocollo di Kyoto, evidentemente vuol lasciare un buon ricordo di sè come presidente degli Stati Uniti e, a 9 mesi dalla scadenza del suo mandato, decide di iniziare l’ultima battaglia, quella contro l’inquinamento.

Bush ha dichiarato che le emissioni di gas serra devono essere fermate entro il 2025, e ha invitato i due più grandi produttori di inquinamento del mondo, Cina e India, a fare lo stesso, eliminando le barriere commerciali in materia di energia e di introdurre tecnologie per raggiungere questo scopo.

Scopriamone di più sul bioetanolo

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Il bioetanolo è un etanolo prodotto tramite un processo di fermentazione delle biomasse. Per chiarire meglio questa definizione, è opportuno specificare che il termine etanolo indica l’alcool, mentre per biomasse si intendono i prodotti agricoli che contengono molti glucidi (zuccheri), quali ad esempio i cereali, gli amidacei, le piante da zucchero e le vinacce.

Si può ricavare dalla canna da zucchero (il Brasile detiene il primato con 6 mila litri per ettaro coltivato); dal tronco delle piante (solitamente l’abete rosso) estraendo il glucosio e ottenendo poi per via fermentativa l’etanolo; dalla cellulosa trasformandola, grazie all’azione di funghi e batteri, in glucosio, e fermentando poi gli zuccheri con microbi e lieviti.

Dalla Nuova Zelanda un progetto contro l’emissione di gas serra: usare il bioetanolo

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Arriva dalla Nuova Zelanda un’ interessante sperimentazione che potrebbe portare nuovi sviluppi alla lotta contro le emissioni di gas serra nell’ambiente.

Una recente prova fatta con un nuovo prodotto definito “Gull Force 10 biofuel” che risulta essere una miscela di benzina a cui è stato aggiunto un 10% di etanolo ha dato buoni risultati.

In Nuova Zelanda, l’etanolo viene ricavato dal latte, nello specifico dal siero del latte che nell’industria del paese è già molto utilizzato.