Sappiamo che, almeno per i prossimi cento anni e oltre, dire addio ai combustibili fossili sarà impossibile. Il nostro sogno è che il carbone, il fossile più inquinante che esista, venga sostituito dalle rinnovabili, ma siccome appunto si tratta di un’utopia, forse saremmo più realisti se pensassimo che fosse sostituito dal “meno peggio”, cioè da un altro combustibile fossile meno inquinante. L’identikit perfetto corrisponde al gas naturale, come dimostra un recente studio pubblicato su Geochemistry Geophysics Geosystems.
Carbone
Energia dal carbone in aumento in tutto il mondo
Non bastano le tariffe più basse e la mentalità più green. Nonostante le fonti rinnovabili siano sempre più sfruttate in tutto il mondo, il carbone continua a crescere. A duecento anni dall’inizio della rivoluzione industriale ancora il carbone la fa da padrona, e nonostante si sappia che è la fonte energetica più inquinante e sia pericolosa per la salute, secondo i dati del BP Statistical Review of World Energy, non solo non decresce, ma la quantità utilizzata continua ad aumentare.
Unicredit finanzia il carbone? Digli di smettere
Nonostante in tutto il mondo ormai sia risaputo che le centrali a carbone siano tra le principali cause dei cambiamenti climatici, c’è ancora chi continua ad investire in questa fonte di energia sporca. Sono le banche, senza le quali nessuna impresa può sopravvivere. Ma avendo il coltello dalla parte del manico, proprio le banche potrebbero indirizzare gli investimenti in modo più sostenibile. Peccato che non lo facciano. Per questo la Coal Financing Campaign ha realizzato un video animato molto divertente ma che ci fa anche riflettere su questo aspetto.
Greenpeace: il carbone uccide un italiano al giorno
Il peggior serial killer d’Italia? Il carbone. Almeno secondo i dati di Greenpeace (fortemente contestati dall’Enel, va detto). Il calcolo non è facile da effettuare, ma l’associazione ambientalista ci ha provato lo stesso dopo aver scoperto che l’Agenzia Europea per l’Ambiente aveva inserito la centrale termoelettrica di Brindisi tra le 20 più inquinanti d’Europa. Non che fosse una sorpresa visto che è risaputo che la zona tra Brindisi e Taranto (vedi Ilva) è una delle aree più inquinate del Continente.
Ambiente, 29 ottobre Giornata nazionale “No al carbone”
Il 29 ottobre è stata indetta la Giornata Nazionale per dire “No al carbone”. Le iniziative in giro per l’Italia, i dibattiti e le proposte concrete per trovare soluzioni sostenibili e compatibili con l’ambiente al carbone, partianno dal polesano nei pressi della centrale Enel di Porto Tolle. Dare inizio alla Giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone nei pressi della centrale termoelettrica di Porto Tolle è quanto mai significativo visto che si vuole convertire a carbone l’impianto a olio combustibile. Come informano gli organizzatori, la centrale a carbone inserita peraltro in un contesto protetto, quello del Parco del Delta del Po
Emetterebbe in un solo anno 10 milioni di tonnellate di CO2 (4 volte le emissioni di Milano), 2.800 tonnellate di ossidi di azoto (come 3,5 milioni di auto), 3.700 tonnellare di ossidi di zolfo (più di tutti i veicoli in Italia), richiedendo lo smaltimento di milioni di tonnellate di gessi e altre sostanze.
Conversione carbone Porto Tolle, ambientalisti sul piede di guerra
Ancora rovente il clima sul progetto Enel di conversione a carbone della centrale termoelettrica a olio combustibile di Porto Tolle. Non è stato affatto gradita dagli ambientalisti la risoluzione del Consiglio Regionale del Veneto volta ad approvare la modifica dell’articolo 30 della legge che istituisce il Parco Regionale Veneto del Delta del Po.
Secondo quanto dichiarato da Greenpeace, Legambiente, Italia Nostra e WWF, unite su un fronte comune, quello di ostacolare il carbone, questa decisione, infatti, altro non fa che agevolare i piani del colosso energetico italiano.
Porto Tolle, lavoratori in mutande contro gli ambientalisti
La centrale Enel di Porto Tolle, su cui pende la riconversione, torna a far parlare di sé per una protesta che vede schierati i lavoratori dell’impianto contro gli ambientalisti e che sta avendo luogo in queste ultime ore a Rovigo: il carbone, definito preistorico dai verdi, per molti è lavoro, un lavoro che in questo momento di grave crisi finanziaria non ci si può permettere di perdere. E non bastano, per rassicurare gli animi, i segnali positivi, forse gli unici in questo momento sul mercato dell’occupazione, che arrivano proprio dalla green economy, dai green jobs, nuova ricchezza pulita, professionalità da crescere, da integrare, da convertire alle politiche energetiche ed industriali di un futuro che si avvia necessariamente verso il sostenibile, voltando gradualmente ma irreversibilmente le spalle ai fossili.
Inquinamento: il Consiglio di Stato boccia la riconversione al carbone della centrale di Porto Tolle
Ancora una volta ci hanno provato, e ancora una volta gli è andata male. La centrale a gas di Porto Tolle (Rovigo) doveva essere riconvertita nella ben più inquinante centrale a carbone. Dietro questo cambio di indirizzo c’era l’Enel, con l’appoggio del Governo, per l’ennesima mossa anti-ambientale della legislatura, con l’incredibile avvallo persino del Ministero dell’Ambiente.
Per fortuna un ricorso presentato da Wwf, Greenpeace, Italia nostra, operatori turistici, alberghieri e balneari, associazioni di pescatori e cittadini, è stato accolto dal Consiglio di Stato che ha bocciato l’ok del Tar del Lazio che concedeva l’avvio dei lavori ed ha bloccato tutto: la centrale a carbone non s’ha da fare.
La fonte energetica più pericolosa? Non è il nucleare
Dopo tutto quello a cui stiamo assistendo in questi giorni proveniente dal Giappone, nessuno più si permette di dire (se non i più testardi) che il nucleare è sicuro. Ma per essere onesti, bisogna anche ammettere che il nucleare non è la forma energetica più pericolosa di tutte.
Bisogna partire da un assioma, e cioè che ogni centrale può esplodere, solo che quando accade ad una nucleare, i tassi di mortalità risultanti, per non considerare il terrore generato, sono di gran lunga superiori a tutte le altre fonti messe insieme. Ma se volessimo contare i morti che provoca ogni fonte energetica, considerando anche quando funziona normalmente, scopriremmo che il carbone è più pericoloso persino di una bomba atomica.
Energia: rischio multe di Kyoto puntando sul carbone
L’utilizzo dei combustibili fossili, ed in particolare del carbone, per la produzione di energia, condannerebbe l’Italia al pagamento delle multe di Kyoto con conseguenti ripercussioni negative sulle casse e sul bilancio dello Stato. E’ questo uno dei motivi per dire “NO” al carbone formulati da Legambiente che, inoltre, in concomitanza con la chiusura del vertice a Cancun, ha posto l’accento sul fatto che la nascita di nuovi impianti a carbone nel nostro Paese non farà altro che peggiorare la nostra dipendenza energetica visto che quasi tutto il carbone utilizzato viene importato.
Quello del carbone a conti fatti è solo un business vantaggioso per le aziende energetiche che, a fronte dei potenziali risparmi nell’acquistare il combustibile, non comporterà ricadute positive sulle bollette dei consumatori.
La centrale termoelettrica a carbone di Saline Joniche si farà: a volte i luoghi si riaccendono…di polemiche
Il servizio Via-Vas del ministero dell’Ambiente ha preso in esame la richiesta di autorizzazione avanzata dalla Sei (Saline Energie Ioniche, controllata della svizzera Repower) per la centrale termoelettrica a carbone (da 1320 MW) di Saline Joniche, Montebello Jonico in provincia di Reggio Calabria.
La centrale sorgerà frontemare, nei pressi del molo preesistente,sul terreno dello stabilimento Liquichimica, mai entrato in funzione. Questo fornisce alla Sei un alibi scontato sul quale si struttura buona parte dell’argomentazione del video-esplicativo pubblicitario prodotto dalla società stessa. Il video inzia con la frase suggestiva “Ci sono luoghi che per qualche tempo si spengono” e finisce con “A volte i luoghi si riaccendono”.
Carbone, le compagnie minerarie australiane vogliono abbandonarlo
Finché sono gli ambientalisti a chiedere di abbandonare il carbone, siamo ancora all’interno del “gioco delle parti”; ma quando ad annunciarlo è la più grande azienda carbonifera al mondo, la situazione cambia radicalmente.
L’amministratore delegato della più grande compagnia mineraria del pianeta, l’australiana BHP, ha recentemente dichiarato che la nazione deve allontanarsi dal carbone al fine di rimanere competitiva in futuro. Anche se i propositi sono strettamente economici, l’aspetto positivo per l’ambiente non va sottovalutato.
Greenpeace contro Facebook, “togliere l’amicizia” al carbone
Nella sua battaglia contro le energie sporche, Greenpeace sposta ora l’attenzione sul carbone, la fonte energetica più inquinante in assoluto. Stavolta a finire sotto la lente d’ingrandimento dell’associazione no-profit è Facebook il social network più famoso del web, accusato di “sporcare” con i suoi server.
In particolare sotto accusa è il nuovo data center di Prineville, in Oregon, grande il doppio rispetto all’attuale, e che è completamente alimentato da una centrale a carbone. La richiesta degli ambientalisti è chiara: fare come fanno altri colossi dell’informatica come ad esempio Google, e cioè passare dalle vecchie centrali inquinanti a quelle più moderne alimentate da fonti rinnovabili. Se non completamente, già una parte del totale dell’energia che serve per far funzionare tutto il sistema sarebbe una grossa mano all’ambiente.
Gli Usa chiedono alla Banca Mondiale di non finanziare più le centrali a carbone
Nel tentativo di intensificare le pressioni sui Paesi in via di sviluppo ad assumere ambiziose riduzioni delle emissioni e costringendoli a passare alle fonti energetiche rinnovabili, un importante funzionario degli Stati Uniti ha scritto alla Banca Mondiale per raccomandarla di fermare i finanziamenti per le centrali a carbone nei Paesi in via di sviluppo.
In una lettera scritta alla Banca mondiale, il direttore esecutivo presso il Gruppo della Banca mondiale, Whitney Debevoise, ha spiegato che alcune banche hanno la responsabilità di costruire un quadro di finanziamento che garantisce l’attenuazione delle emissioni di gas a effetto serra e rafforza le economie dei Paesi in via di sviluppo economie contro i cambiamenti climatici.