Alghe per produrre biocarburante, i primi risultati dalla spedizione in Antartide

Il ricercatore italiano Guido Bordignon ha annunciato i suoi primi risultati dopo la spedizione in Antardite per mettere a punto il suo progetto: produrre biocarburante dalle alghe. Come spiega lo studioso

Sono stato in Antartide dal 18 gennaio al 20 marzo, in una spedizione coordinata dallo Scripps Institute di San Diego e ho fatto una serie di campionamenti a caccia di nuove specie di fitoplancton da poter utilizzare per produrre biocarburanti.

Fonti rinnovabili: il ruolo dell’agricoltura nell’abbattimento dei gas serra

Il futuro e lo sviluppo delle energie rinnovabili nel nostro Paese si decideranno nei prossimi sei mesi, ovverosia quando sarà possibile capire meglio quale ruolo avrà l’agricoltura nel contributo alla riduzione dei gas serra. Questo è quanto, tra l’altro, ha dichiarato di recente il Presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, in merito al fatto che sugli incentivi gli agricoltori hanno bisogno di certezze al fine di poter programmare il futuro.

D’altronde gli obiettivi al 2020 che riguardano l’Italia in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili si possono raggiungere prima e meglio non solo con gli impianti fotovoltaici e con quelli eolici, ma anche con le cosiddette agroenergie, ovverosia con la produzione di energia da biomasse e da biogas, ragion per cui anche per questi settori c’è bisogno di una programmazione supportata da incentivi che possano essere sia certi, sia stabili.

Biocarburanti, agricoltori africani rischiano sfratto dalle loro terre

biocarburantiTorniamo ancora una volta sul tanto dibattuto argomento biocarburanti versus sviluppo sostenibile, che ha visto finora la disfatta del carburante biologico che penalizzerebbe le colture destinate ad uso alimentare, aggravando la Fame nei Paesi sottosviluppati ed aumentando il prezzo dei beni di prima necessità (in primis i prodotti farinacei) nel resto del mondo. Senza contare la massiccia deforestazione in atto per fare spazio alle colture destinate alla produzione di biocarburanti. Un nuovo allarme degli esperti arriva dall’Africa, dove gli agricoltori rischiano di essere costretti a lasciare le loro terre a causa delle pressione di investitori ricchi e potenti o ancora di progetti di governo nati sulla base della crescente domanda globale di biocarburanti, che favorisce ovviamente i cambiamenti nelle colture.

Una recente ricerca dell’Università di Edimburgo ha scoperto che i mezzi di sussistenza già scarsi della popolazione africana potrebbero essere messi ulteriormente a repentaglio qualora i terreni agricoli africani fossero destinati in misura sostanziale alle colture per i biocarburanti.

Fotovoltaico, solare termico, biomasse e non solo tra Federcasse e Legambiente

impianti-fotovoltaici-privatiIl fotovoltaico non è solamente un’opportunità per le grandi aziende, magari per quelle quotate in Borsa, ma anche per le piccole imprese e le famiglie che sul nostro territorio, con lungimiranza, puntano ad installare un piccolo impianto di produzione di energia pulita, a partire dal fotovoltaico, per dare il proprio contributo al raggiungimento dei target fissati entro il 2020, ma anche per tagliare la bolletta energetica ed a regime ottenerne anche dei ritorni economici. Su tali basi dal 2005 ad oggi ha operato e sta operando la Federcasse con Legambiente nell’ambito di una convenzione quadro per le energie rinnovabili che spaziano dalle biomasse al minieolico e passando per il fotovoltaico, il solare termico e gli interventi finalizzati all’efficienza energetica.

In data odierna, 9 aprile 2010, sono stati presentati nel corso di una conferenza al Senato i risultati della convenzione Federcasse – Legambiente nel periodo dal 2005 al 2009, da cui è emerso come in tale arco di tempo siano stati valutati ed approvati ben 1880 progetti, di cui ben 1.684 hanno riguardato il fotovoltaico a fronte di investimenti complessivi pari ad oltre 91 milioni di euro.

Actionaid contro i biocarburanti: sono una minaccia per l’ambiente

biocarburanti actionaidSi intitola Chi paga il prezzo dei carburanti verdi il nuovo rapporto diffuso da Actionaid nei giorni scorsi, che spara a zero su quelli che sono da tempo considerati i carburanti eco, e che invece sarebbero responsabili della crisi alimentare. Quello che dicono ad Actionaid, a dire il vero, lo avevano ripetuto già molti esperti, e ne avevamo riportato spesso notizia anche noi. E’ ovvio, infatti, che se per la produzione di biocarburanti si utilizzano beni alimentari di prima necessità, i prezzi di pane e pasta vanno ad aumentare, mettendo a rischio soprattutto gli approvvigionamenti di cibo nei Paesi più poveri. Ecco perchè la ricerca si sta concentrando sulla produzione di biocarburante da rifiuti organici, bucce, semi e altri prodotti di scarto, inutili a scopi alimentari.

Tornando al rapporto di Actionaid, che da sempre afferma che i biocarburanti trasformano il cibo in benzina, nell’analisi si legge infatti che:

in Africa, America Latina e Asia, l’espansione dei biocarburanti è stata generalmente favorita dai governi locali, desiderosi di attrarre investimenti e creare nuove opportunità di esportazione.

Sacchetti di plastica biodegradabili da biomasse lignocellulosiche

buste plasticaGli imballaggi per alimenti e altri articoli monouso in plastica potrebbero presto essere compostati a casa insieme agli altri rifiuti organici, grazie ad un nuovo polimero composto da zuccheri.
Il polimero degradabile è costituito da zuccheri noti come biomasse lignocellulosiche, che provengono da colture non alimentari come alberi a crescita rapida ed erbe, o da fonti rinnovabili prodotte da biomasse agricole o da rifiuti alimentari.
È stato sviluppato presso l’Imperial College di Londra da un team di scienziati che fa parte dell’Engineering and Physical Sciences Research Council, guidato da Charlotte Williams. La ricerca di materie plastiche verdi, in particolare per gli oggetti monouso, come gli imballaggi alimentari, è oggetto di importanti ricerche in tutto il mondo.

“Questo campo di ricerca è stimolato non solo da un punto di vista ambientale, ma anche per ragioni economiche e di approvvigionamento” spiega la dottoressa Williams.

Biocarburante dalle alghe: nei jet americani sarà testato tra un mese

jet ad alghe

Da qualche tempo il Pentagono sta vagliando diversi progetti sull’energia alternativa. Anche se probabilmente la finalità ultima non è l’ambientalismo, è bene che un’istituzione di questo rilievo dia tanta importanza all’indipendenza energetica. Almeno è un modo per accelerare ulteriormente la ricerca sulle rinnovabili.

E’ di circa un anno fa la notizia degli investimenti proprio del Pentagono sul carburante per jet a base di alghe. Allora, spiegavano gli addetti ai lavori, pareva che l’air force fosse molto vicina ad utilizzare un combustibile con un’impronta di carbonio pari a zero. Si era a livelli ancora sperimentali, ed entro un decennio questa tecnologia si pensava potesse diventare realtà. Ma il Dipartimento della Difesa americana, solo un anno dopo, ha segnalato che il suo sviluppo di combustibili provenienti dalle alghe potrebbe avvenire addirittura molto prima del previsto.

Gassificazione dell’idrogeno: lo sviluppo va a rilento

gassificatoreLe tecnologie dedicate al processo di gassificazione della biomassa sono attualmente in fase di sviluppo in molti Paesi, in vista di una futura produzione di biocarburanti liquidi di seconda generazione che possano sostituire quelli inquinanti di oggi, prima di tutto quelli provenienti dal petrolio. Sia la gassificazione a letto fluido che i sistemi speciali di trasporto di flusso sono in fase di sviluppo intensivo.

Queste tecnologie possono essere utilizzate anche per la produzione di idrogeno, che può diventare un’alternativa interessante in sostituzione di parte del contributo dei combustibili fossili nelle raffinerie di petrolio e nelle industrie chimiche. Inoltre, la tecnologia delle celle a combustibile è stata sviluppata proprio per i gas ricchi di idrogeno. Nuovi e rivoluzionari metodi di produzione, in grado di sostituire il processo di rotta classica, ma non possono tuttavia essere previsti per emergere nel medio termine. Anche le nuove tecnologie di separazione dell’idrogeno, attualmente in fase di sviluppo, sembrano avere solo un limitato potenziale nel ridurre il costo di produzione dell’idrogeno, rispetto alle tecnologie oggi disponibili in commercio.

Prima centrale a biomassa in Sicilia

centrale biomassa siciliaTorniamo a parlare di energia da biomassa, con la notizia dell’inaugurazione della prima centrale in Sicilia, ad Enna, progetto che si inserisce nell’ambito del quadro di sviluppo europeo ed italiano per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel quale è impegnata la Regione.

Per la costruzione della centrale si è costituita una società, la Sper, capitanata da Roberto Poggi. E sarà proprio Poggi, l’8 febbraio prossimo a presenziare alla cerimonia di inaugurazione nella Valle del Dittaino alla presenza del governatore siciliano Raffaele Lombardo. La centrale utilizzerà legno di eucalipto ed avrà come capacità di produzione circa 20 MWe. Il progetto prevede realizzazione e collegamento alla Rete Elettrica Nazionale in un tempo massimo di 25 mesi. Della progettazione e della realizzazione si occuperà nel concreto la Ig, Infrastrutture e Gestioni SpA., società di ingegneria, nonchè azionista di maggioranza della Sper.

L’aumento di domanda del pellet non si ferma, ma come fare per riconoscere quello sostenibile?

pellet

La domanda europea di pellet sta alimentando una crescita del settore in Nord America, secondo un articolo del New York Times. Il giornale britannico The Timber Trades Journal, ha spiegato che l’industria del Nord America del pellet di legno è cresciuta di “sei volte, passando da una capacità di poco più di un milione di tonnellate a più di sei milioni di tonnellate negli ultimi cinque anni”.

Il legname commerciale sta facendo la fortuna in special modo del Sud degli Stati Uniti, con i suoi boschi abbondanti, destinato a diventare il leader del pellet in Nord America. Secondo gli esperti, la biomassa detta pasta di legno di pino sarà convertita in pellet di legno da utilizzare come combustibile in Europa.

Ad aiutare l’espansione di questo segmento di mercato non è soltanto la domanda crescente in Europa, ma anche la politica di Obama che sta finanziando le aziende che producono pellet, creando così nuovi posti di lavoro per uscire dalla crisi. Ma siamo sicuri che tutto il pellet sia sostenibile?

Il tabacco potrebbe essere il biocarburante del futuro

pianta di tabacco

I ricercatori dei laboratori biotecnologici della Thomas Jefferson University hanno individuato un modo per aumentare l’olio nelle foglie di tabacco, il quale può essere il passo successivo nell’utilizzo degli impianti per i biocarburanti. Il loro lavoro è stato pubblicato sulla rivista Plant Biotechnology Journal.

Secondo Vyacheslav Andrianov, professore assistente del Cancer Biology al Jefferson Medical College della Thomas Jefferson University, il tabacco è in grado di generare biocarburante più efficiente di altre colture agricole. Tuttavia, la maggior parte dell’olio si trova in genere nei semi, in quanto essi sono composti di olio per circa il 40% del peso a secco.

Pellet, cos’è e perché conviene all’ambiente (e al portafoglio)

stufe-pellet-riscaldamento

Negli ultimi anni si sente parlare sempre più di un nuovo combustibile ecologico chiamato pellet. Già il fatto che sia un combustibile, stride con la parola “ecologico”, in quanto bruciando, dovrebbe emettere CO2. Ed in parte è vero, ma nonostante questo, si tratta ugualmente del combustibile più pulito disponibile oggi sul mercato.

Tutto si spiega alla fonte, e cioè con la sua composizione. Nonostante si tratti di legno, in realtà non è la legna comune che si ricava tagliando gli alberi e lasciandola essiccare per 18 mesi per farle espellere l’umidità. Il pellet è composto in cilindretti di segatura e altri scarti industriali del legno. In pratica si tratta dei rifiuti del legno lavorato, i quali anziché andare in discarica, vengono pressati e rivenduti, in modo da fornire un combustibile che non proviene dal taglio degli alberi.

Tornando alle emissioni, nel momento in cui esso viene bruciato, emette molta meno Co2 rispetto alla legna normale, o peggio ancora al carbone o al gas, e le sue emissioni equivalgono all’incirca alla Co2 recuperata dall’albero che ha contribuito a salvare, diventando, a conti fatti, un combustibile ad emissioni zero. Il pellet non è prodotto solo da scarti di legno, ma ci sono diverse varianti provenienti anche dalla carta, cartone, paglia (non di riso), girasole, granoturco, sansa, residui di potatura e praticamente quasi tutti gli scarti vegetali.

Uno Stato dell’India è alimentato da scarti di riso

impianto elettrico a scarti di riso

Una tecnologia che converte lo scarto del riso in elettricità sta guadagnando terreno a Bihar (India). Circa 100.000 nuclei familiari nello Stato già la usano per produrre elettricità dalla biomassa. Secondo una stima, il 44% della popolazione indiana vive ancora senza energia elettrica, e così questa tecnologia di nuova generazione basata sulla biomassa diventa indispensabile per la gente “affamata” di energia come quella di Bihar.

Anche se questa tecnologia è in uso da 50 anni in India, l’Husk Power Systems (HPS), una società di elettrificazione rurale, l’ha modificata per abbassare i prezzi e renderla accessibile a tutti. Oggi, le forniture HPS alimentano 50 villaggi nello Stato. Ogni villaggio ha una popolazione compresa tra 2.000 e 4.000 persone. Entro il 2012, l’HPS pianifica di coprire 2.000 villaggi.

L’etanolo modificato geneticamente porterà ad un enorme aumento di produzione di combustibile pulito

paglia di grano

Con l’introduzione di un singolo gene batterico nel lievito di birra, i ricercatori della Delft University of Technology in Olanda, hanno realizzato tre miglioramenti nella produzione di bioetanolo da materiale di scarto agricolo: più etanolo, meno acetato e l’eliminazione dei principali prodotti del glicerolo. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Applied and Environmental Microbiology.

Il bioetanolo è ricavato dal lievito di Saccharomyces cerevisiae, zuccheri ottenuti dalla biomassa vegetale. Questo microrganismo converte anche zuccheri in etanolo (alcool) in birra e vino. La produzione di bioetanolo è in rapida crescita a causa del crescente uso come carburante per auto. Con una produzione annua mondiale di 65 miliardi di litri, il bioetanolo è il prodotto più grande del settore della fermentazione.