I rifiuti degli americani potrebbero risolvere la fame nel mondo

poveri in discarica

Se pensiamo al consumismo, la prima cosa che ci viene in mente è lo stile di vita “all’americana”. Uno stile basato sullo spendere-spendere-spendere, e che comporta non solo ricchezza, ma purtroppo anche tanto spreco. E dunque il passaggio dal consumo al rifiuto è breve, tanto da far diventare gli Stati Uniti il Paese più sprecone al mondo.

Una recente ricerca effettuata da Kevin Hall del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases di Bethesda, nel Maryland, pubblicata sulla rivista PLoS ONE, ha reso noto che, considerando soltanto gli scarti alimentari, dunque tralasciando la ricchezza che si potrebbe creare in termini economici, i rifiuti commestibili degli americani potrebbero sfamare buona parte della popolazione africana.

Pronti? Arriva la settimana del riciclo

settimana ricicloUn’iniziativa dalla parte dell’ambiente e della cultura sostenibile. Anche in Italia, così dura a cambiare. E’ stata presentata oggi l’iniziativa “Da cosa rinasce cosa”, la prima settimana dedicata al riciclo che si svolgerà dal 13 al 18 novembre nelle piazze di Milano, Torino, Roma e Napoli. L’evento è organizzato da Conai, Consorzio Nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi.

Alla presentazione dell’iniziativa sono intervenuti, tra gli altri, l’assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente di Milano Edoardo Croci, Piero Perron e Giancarlo Longhi, rispettivamente Presidente e direttore generale di Conai.

Quanti milioni di televisori saranno gettati con il passaggio al digitale terrestre?

televisioni gettate

L’aumento dei televisori gettati nei cassonetti al momento del passaggio al digitale terrestre è molto preoccupante. Se in Italia ancora non è possibile quantificarli perché la completa conversione dell’intero territorio nazionale terminerà nel 2011, un’idea è possibile farcela guardando la situazione degli Stati Uniti, dove dal giugno scorso il 100% del territorio non prende più il segnale analogico, o quella della Gran Bretagna.

Anche il Regno Unito ha effettuato il passaggio al digitale, e i dati mostrano un aumento spaventoso dei televisori gettati, che pare siano aumentati del 70% solo nell’ultimo anno. Il primo aspetto assurdo è che oltre la metà di essi poteva essere adattato alla nuova tecnologia. Ma quando tutto il mondo Occidentale sarà passato al digitale terrestre, a quanto ammonterà la quantità di immondizia tecnologica stipata nelle nostre discariche?

Ritiro uno contro uno per rifiuti elettrici ed elettronici

rifiuti elettronici uno contro unoRitiro uno contro uno: una scelta consapevole che aiuterà a mettere fine al disastro ambientale provocato dallo smaltimento illecito di rifiuti elettrici ed elettronici. Gli apparecchi fuoriuso o semplicemente inutilizzati, seguendo questo criterio, dovranno essere riconsegnati al negozio. Da lì si proseguirà poi alla raccolta per un eventuale riciclaggio o comunque allo smaltimento appropriato e sicuro, senza danni per l’ambiente.

In molte regioni del Nord Italia la riconsegna degli apparecchi elettronici è già una realtà da tempo e i primi bilanci parlano di risultati incoraggianti e di una diminuzione della contaminazione del territorio. Chi acquista un elettrodomestico nuovo può consegnare direttamente al distributore quello vecchio. A stabilirlo chiaramente è il Decreto Legislativo 151/05 sui Raee, al momento sospeso in attesa di formulare un’ulteriore Decreto con  semplificazioni amministrative per i soggetti interessanti.

Vite a perdere, omissione di soccorso per il profondo Sud

navi a perdereTorniamo a seguire la vicenda delle navi a perdere disperse nei nostri mari. Colme di rifiuti tossici, come il relitto della Cunski, ritrovato al largo delle coste di Cetraro (Cosenza, Calabria), nel mar Tirreno. Gli interrogativi restano ancora tutti senza risposta, perchè se uno dei carichi dei veleni è stato individuato, sappiamo quasi certamente che ne restano altri da scovare, dal momento che le rivelazioni del pentito Francesco Fonti fatte nel 1992 parlano di tre navi a perdere.

L’economia già in ginocchio della costa calabrese intanto è messa ulteriormente a dura prova da questa triste, vergognosa vicenda, che ha troppi scheletri, sotto e fuori il mare. Sottovalutare la situazione sarebbe pericoloso, per non dire criminoso. Sarebbe omissione di soccorso a popolazioni che vivono in territori utilizzati come discarica, che pescano in mari contaminati, che mandano i loro figli in scuole con i tetti di amianto, costruite su discariche di rifiuti tossici. Crotone, in questi giorni, è stata interessata dall’ennesimo scandalo sullo smaltimento illecito di scorie pericolose.

E-waste: quando il riciclo vuol dire salvare il mondo

bambina tra rifiuti elettronici

Nel solo anno 2006 sono stati venduti 230 milioni di computer, un miliardo di telefoni cellulari, 45,5 milioni di televisori. Molti di questi prodotti sono oggi destinati allo smaltimento incontrollato, senza cambiamenti nelle politiche e nelle pratiche di consumo. I processi e le politiche che disciplinano il riutilizzo e il riciclaggio dei prodotti elettronici devono essere standardizzati in tutto il mondo per fermare e invertire il crescente problema dei rifiuti illegali e nocivi e le pratiche di trattamento degli stessi nei Paesi in via di sviluppo.

Rendendo le tecnologie di riciclaggio disponibili a livello mondiale, affiancate da una politica standard sugli approcci per il reimpiego ed il riciclaggio, potremmo estendere la vita di molti computer, telefoni cellulari, televisori e prodotti simili e consentire una più completa raccolta, a fine vita, dei metalli altamente preziosi (ed inquinanti) e gli altri componenti che essi contengono.

Le innovazioni di prodotto e la rapida sostituzione, come il passaggio dall’analogico alle nuove tecnologie digitali, stanno spingendo tutti i Paesi a trovare modi più efficaci per far fronte al loro “e-waste”

spiega Ruediger Kuehr dell’Università delle Nazioni Unite e segretario esecutivo dell’iniziativa privata denominata Risolvere il Problema dell’E-Waste (STEP). Con sede a Bonn, in Germania, lo STEP lavora con i responsabili politici, l’industria, le università e le altre parti interessate.

Navi a perdere, rifiuti tossici nel relitto del mistero a Cetraro

jolly rosso nave a perdereLe chiamavano navi a perdere, imbarcazioni da far inabissare nella profondità delle acque con il loro carico di rifiuti tossici. Scorie radioattive da smaltire illegalmente con un metodo che fruttava un giro di affari di milioni di euro alle cosche della ‘ndrangheta. E il relitto ritrovato in questi giorni negli abissi del mar Tirreno, a largo delle coste di Cetraro, nota località balneare calabrese, potrebbe proprio essere uno di quegli scheletri nell’armadio tirato fuori da un pentito di mafia nel 1992. Trattasi di Francesco Fonti, che in una dichiarazione spontanea, avrebbe riferito di un gruppo di tre imbarcazioni fatte sparire nei fondali calabresi.

Una di queste, la Cunski, risponde perfettamente alle prime descrizioni riportate dalle autorità competenti sul relitto ritrovato. Un vecchio mercantile lungo 110 metri, individuato a circa 20 miglia nautiche dalla costa, incagliatosi ad una profondità di circa 480 metri. A localizzare la nave a perdere è stato il giro di ricognizione di un mezzo telecomandato sottomarino, in dotazione alla nave utilizzata dalla Regione Calabria nell’ambito di una perlustrazione voluta dalle autorità competenti proprio per far luce sull’eventualità di depositi di materiali tossici e scorie radioattive nei fondali tirrenici.

Ma il mare non vale una cicca?

ma-il-mare-non-vale-una-ciccaEstate tempo di spiaggia, tempo di mare. Ma in vacanza non dimentichiamoci mai di sentirci un po’ come degli “ospiti” e di trattare i litorali puliti un po’ come faremmo con il divano di un amico. Cosa c’è di più incivile e sporco delle cicche di sigaretta sotterrate nella sabbia o che galleggiano nell’acqua in cui facciamo il bagno?

A parte la mancanza di igiene e il fastidio che si prova a ritrovarsele tra i piedi o sotto l’asciugamano, anche se siete in vacanza, vi ricordiamo che fumare fa male a voi e a chi vi sta intorno e aggiunge altro stress ai polmoni già provati tutto l’anno dall’aria inquinata di città e dalle emissioni di CO2 presenti nell’atmosfera. Inoltre i mozziconi di sigaretta ci mettono da uno a cinque anni per degradarsi.

Dove vanno a finire i sacchetti di plastica?

sacchetti-di-plasticaTra le tante catene stupide che ci si ritrova a cestinare ogni giorno nella mail, oggi ne ho ricevuto una intelligente, una presentazione in power point efficacemente elaborata con delle immagini che non possono lasciare insensibili, e che affronta il problema dei sacchetti di plastica, dell’impatto che hanno sull’ambiente, sugli ecosistemi.
Ogni giorno insieme ai nostri acquisti, anche quelli meno ingombranti, ci portiamo a casa anche decine di buste di plastica. Ma in pochi sanno veramente che fine faranno quei sacchetti utilizzati una sola volta e cestinati subito dopo.

Le stime del National Geographic parlano di una cifra compresa tra i 500 miliardi e il trilione di unità utilizzate ogni anno in tutto il mondo. Costose da riciclare secondo Jared Blumenfeld, direttore del dipartimento del Medio Ambiente di San Francisco: per il riciclaggio di una tonnellata di borse di plastica si spendono 4.000 dollari, comprare la stessa quantità nuova costa soltanto 32 dollari.

Assoambiente: nel giro di due anni l’Italia sarà sommersa dall’immondizia

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Ieri Napoli, oggi Palermo, domani l’Italia. I fenomeni dell’immondizia per le strade e delle discariche stracolme fino al punto di esplodere si sta espandendo a macchia d’olio in tutta la nazione. Secondo Assoambiente, non manca molto al punto di saturazione delle discariche di molte città, ed entro i prossimi 24 mesi o poco più, le situazioni viste in questi giorni potranno ripetersi dappertutto.

Secondo la relazione dell’associazione che riunisce oltre 130 imprese per i servizi ambientali, il sistema dello smaltimento dei rifiuti italiano è molto vecchio, ormai passato. Prevede una percentuale di raccolta differenziata molto bassa, e spesso anche non sfruttata, sperando di riuscire a risolvere il problema con l’accumulo dell’immondizia in discarica che, a forza di cose, prima o poi si riempirà. E siccome molte discariche sono già vicine al colmo, le conseguenze saranno due: o sforare i limiti di legge (ed in Italia non sarebbe una novità), o chiuderle e finire con l’immondizia per le strade.

Palermo invasa dall’immondizia, si teme una Napoli-bis

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La città di Palermo, ma probabilmente buona parte della Regione Sicilia, rischia di passare un’estate di fuoco non soltanto a causa del calore dei mesi estivi, ma per il problema che lo scorso anno, ma in parte ancora oggi, ha vissuto la Campania: l’emergenza rifiuti.

Da una settimana infatti i lavoratori dell’Amia, agenzia municipalizzata che si occupa dello smaltimento dell’immondizia, sono in sciopero per mancanza di fondi e di attrezzature che la Regione non mette a loro disposizione. Un problema grave visto che è bastato uno stop di una settimana per far sprofondare un’intera città come quella di Palermo, una delle più grandi d’Italia, completamente nell’immondizia.

Ercolano, qui il dramma rifiuti non è mai finito

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Doveva essere uno dei fiori all’occhiello del Presidente del Consiglio che tentava di fare il supereroe e, nel giro di un mese o poco più, avrebbe eliminato la spazzatura dalle strade di Napoli. Poi l’aspirazione si è ridimensionata almeno alle zone turistiche, per dare del capoluogo campano un’immagine sana al mondo. Ed invece ecco Ercolano, uno dei punti più caratteristici del turismo campano, in che stato è ridotta oggi.

Qui effettivamente qualcosa si era fatto. Era stata aperta una discarica per la raccolta differenziata, e potenziato la raccolta porta a porta nei vicoli del paesino a pochi chilometri da Napoli. Ed invece, dopo i primi mesi in cui questa discarica cominciava ad essere riempita, oggi è di nuovo vuota, ma non perché gli ercolani hanno smesso di produrre immondizia. Semplicemente la ributtano in mezzo alla strada.

Problemi rifiuti in Campania: ecco il miracolo di Berlusconi

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“Area d’interesse strategico nazionale”. Così recitano i cartelli all’ingresso della più grande vergogna italiana: il cosiddetto miracolo di Berlusconi. “Abbiamo risolto il problema rifiuti a Napoli” continuano a dire gli alleati di Governo del nostro Presidente del Consiglio, nel tentativo di convincere qualcuno che effettivamente sia così. Potranno convincere qualche italiano che abita a centinaia di chilometri dalla Campania, di certo non i campani, che la situazione la conoscono benissimo.

Forse il vero miracolo di Berlusconi è quello di aver messo a tacere tutto e tutti. Qui, lasciatemi usare il paradosso, è tutto fuorilegge per legge. Se queste cose le avessero fatte i privati, si sarebbero aperte sicuramente le porte del carcere.

Queste le parole del professor Stefano Tonziello di Legambiente, che recentemente ha visitato il sito militarizzato e vietato ai civili, ma di cui lui e la sua squadra sono riusciti a scattare alcune foto che documentano lo scandalo.