Biogas: Confagricoltura contraria a limitazioni sui raccolti

Nel nostro Paese la crescita del mercato del biogas-biometano fornisce sia un contributo valido alla quota di produzione di energia rinnovabile tricolore, sia una opportunità fondamentale, per le imprese agricole, al fine di integrare il reddito. Su queste basi, di conseguenza, la Confagricoltura è preoccupata in merito all’ipotesi di introduzione di una norma che limiterebbe al 15% dei raccolti la destinazione a biogas, ragion per cui la Confederazione, ed in particolare il suo presidente, Federico Vecchioni, ha già provveduto ad inviare una lettera a Giancarlo Galan, Ministro alle Politiche Agricole, ed a Paolo Romani, Ministro allo Sviluppo Economico.

A tenere banco in merito è una direttiva comunitaria, la 2009/28/CE, per la quale la Confagricoltura, con un dettagliato documento inviato ai parlamentari ed alle forze politiche, ha voluto mettere bene in evidenza come non ci siano deleghe nella limitazione all’utilizzo delle coltivazioni dedicate al biogas, ma anzi si punta a promuovere ancor di più lo sviluppo delle energie rinnovabili da parte delle imprese agricole.

Biocarburanti, le alghe soppianteranno il petrolio?

Quando penserete al Messico, penserete ai biocarburanti, non solo alla tequila.

Questo è il messaggio di OriginOil, una società di Los Angeles che è stata assunta dal Governo messicano per produrre l’1% del carburante della nazione dalle alghe nei prossimi cinque anni. Entro la fine del decennio, il progetto mirerà a produrre 20 volte tanto, e l’obiettivo è di far diventare il Messico l’apripista di una produzione di biocarburanti che guiderà le altre nazioni. Per questo, come il progetto che fu avviato negli Usa per quanto riguarda la produzione energetica nucleare, questo è stato chiamato Mexico’s Manhattan Project.

OriginOil ha sviluppato una tecnologia, in attesa di brevetto, che si concentra sull’estrazione delle alghe a scopo commerciale. La speranza è di rendere talmente competitivo questo mercato da rendere le alghe in grado di raccogliere un giorno l’eredità del petrolio.

Auto più che ecologica, va a urina

La tecnologia e l’impegno delle imprese verso una mobilità sempre più sostenibile oggi sorpassano le frontiere dell’immaginazione e, dalla Germania, arriva un nuovo biocarburante per auto a base di urina.

Le vetture con tecnologia Selective Catalyst Reduction (SCR) sono alimentate da una miscela a base di urea che, iniettata nel catalizzatore, abbatte in modo drastico le emissioni inquinanti. L’additivo non è propriamente urina animale, ma il prodotto ottenuto per sintesi da vari gas naturali ha caratteristiche molto vicine a quelle della nostra pipì.

Biocarburanti per aerei, il 2011 sarà l’anno del primo volo con passeggeri

C’è stato un lungo dibattito, seguito da un gran numero di test, sui biocarburanti. Oltre a quelli che già vengono usati in molte parti del mondo come Stati Uniti e Brasile per i mezzi di terra, è da qualche tempo che si discute dell’opportunità di utilizzarli anche per i mezzi più inquinanti al mondo: gli aerei. Finora, i biocarburanti sono stati relegati ai voli sperimentali, ma il 2011 si apre con un annuncio importante: la compagnia tedesca Lufthansa prevede di lanciare il primo volo al mondo alimentato da biocarburanti con passeggeri a bordo.

Sulla AP si legge:

la più grande compagnia aerea della Germania, Deutsche Lufthansa AG, ha dichiarato di voler lanciare il primo volo passeggeri al mondo con i biocarburanti il prossimo anno.

Biogas dalla birra, accade in Inghilterra

Una cittadina inglese della contea di Suffolk nell’Inghilterra orientale, da alcuni anni produce biogas con gli scarti di lavorazione della birra.
L’energia prodotta dalla raffinazione della bevanda ambrata riscalda circa 235 case di Southwold. La fabbrica di birra della contea inglese, la brasserie Adnams, sta investendo molto sul biogas, ottenuto attraverso il processo di digestione anaerobica.

La società ha dato vita al progetto Adnams Bio Energy, in collaborazione con il gruppo British Gas, e nel futuro spera di poter alimentare con il carburante ecologico anche i camion per il trasporto della birra. Oltre agli scarti di raffinazione della birra la società inglese produce il biogas con gli scarti alimentari provenienti da sette supermercati locali e altre produzioni alimentari della contea. Anche perché ci vogliono circa 600 pinte di birra per produrre biogas sufficiente a scaldare un’abitazione per tutto il giorno e la sola digestione anaerobica della birra non sarebbe sufficiente a riscaldare tutte le famiglie di Southwold.

Biodiesel, il più grande impianto al mondo è a Singapore

Appartiene a Singapore il primato di ospitare il più grande impianto al mondo di biodiesel, con una capacità produttiva pari a ben 800.000 tonnellate di combustibile all’anno. La centrale, che è gestita dalla Neste Oil, produce carburante da oli vegetali e da grassi animali provenienti dai rifiuti generati dall’industria alimentare. La compagnia finlandese sostiene che il combustibile prodotto presso l’impianto garantisce dal 40% all’80% di riduzione delle emissioni di gas serra rispetto agli impianti basati sui combustibili fossili.

Siamo molto orgogliosi del nuovo impianto e della tecnologia NExBTL, un’importante innovazione finlandese in materia di carburanti rinnovabili che crediamo abbia un ottimo potenziale nel mercato globale,

spiega Matti Lievonen, CEO dell’azienda.

Biocarburanti, allarme fame in Africa per furto coltivazioni alimentari

Del paradosso dell’ecologia, i biocarburanti di prima generazione, abbiamo discusso di frequente sulle pagine di Ecologiae. Oggi torniamo a parlarne in virtù dell’allarme lanciato da un nuovo rapporto diffuso dall’associazione ambientalista Friends of the Earth. Nella relazione, intitolata Africa, up for grabs, si parla di un vero e proprio furto di terreni destinati alle coltivazioni alimentari, sottratti, spesso illecitamente, da produttori europei per piantare colture destinate alla produzione di biocarburanti.

La conseguenza principale di questa appropriazione indebita, attuata senza consultare adeguatamente le comunità locali, aggrava la già drammatica crisi negli approvvigionamenti di risorse alimentari nei Paesi in via di sviluppo e sottosviluppati. Il risultato è la fame. Ma le aziende europee sotto accusa, imputate di affamare il Terzo Mondo, sottraendo terreno fertile alle colture alimentari, non ci stanno e si difendono affermando che i terreni destinati alla coltivazione di risorse primarie per i biocarburanti in realtà sono quelli non adatti alle colture alimentari.