maldive più grande riserva marina del mondo

Le Maldive diventeranno la più grande riserva marina del mondo

maldive più grande riserva marina del mondoDa anni il Governo delle Maldive sta facendo sentire la propria voce in merito al problema dei cambiamenti climatici. Molte di queste isole che per noi sono un Paradiso in Terra rischiano di sparire a causa dell’innalzamento del livello dei mari. La battaglia che però ora sta portando avanti riguarda la tutela delle specie marine. A causa dei metodi di pesca sconsiderati che stanno riducendo gli stock ittici in tutto il mondo, i pesci negli oceani sono sempre meno, e per questo le Maldive si sono “candidate” per diventare riserva marina.

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Pesca sostenibile, anche l’India aderisce ai trattati internazionali

pesca sostenibile india trattati internazionaliCi ha messo un po’, ma anche se con un certo ritardo (10 anni!), l’India è entrata nell’elenco dei Paesi che hanno aderito al trattato per la pesca sostenibile. Fortemente voluto dal WWF che ha messo molta pressione sul Governo indiano, la Commissione per il tonno dell’Oceano Indiano (IOTC) ha avviato l’iter per una gestione sostenibile nelle sue acque. E non è un elemento da sottovalutare visto che qui stiamo parlando dell’Oceano Indiano, una delle più importanti riserve ittiche del mondo.

Sovrasfruttamento della pesca, la rivolta dei pescatori potrebbe cambiare le regole

Sappiamo che il nuovo regolamento dell’UE sulla pesca non è mai andato giù ai pescatori. In particolare ai più piccoli che non si sentono responsabili della diminuzione degli stock ittici nei mari europei, additando le grandi compagnie come le principali responsabili. Ora però la protesta comune ha rimesso tutto in discussione e l’Europa starebbe prendendo in considerazione l’eventualità di rivedere la legislazione in merito.

Pesca, in Europa le regole sono troppo rigide? I pescatori vanno in Africa

A causa del sovrasfruttamento della pesca in Europa, l’Unione ha decretato una serie di regole stringenti che dovrebbero salvaguardare le specie in via di estinzione ed evitare che i nostri mari assomiglino sempre più ad un deserto. Ma siccome la ricerca del profitto viene sempre prima di qualsiasi norma, pare che molte barche europee abbiano deciso di superare i propri confini per andare a pescare altrove. E nonostante le regole ferree del Vecchio Continente piacciano un po’ ovunque, non vengono stabilite in nessun’altra parte del mondo.

Pesca illegale in Italia, multa in arrivo dalla Commissione UE

Brutte notizie sul fronte pesca nei nostri mari. La Commissione Europea ha aperto una procedura d’infrazione per l’Italia, la seconda per quanto concerne la pesca illegale. Ora il nostro Paese rischia una multa a dir poco salata, il tempo scorre e restano solo due mesi per offrire all’Unione una giustificazione plausibile per questa insostenibile situazione. Sul piede di guerra ed unite più che mai contro chi pesca illegalmente le associazioni ambientaliste italiane che chiedono vengano bandite le ferrettare e che chi è responsabile paghi il conto salato che verrà presto presentato al nostro Paese se non ci si dà una mossa.

Pesca: area quasi morta, rinata grazie alla riserva naturale

Abbiamo già visto in passato come gli sforzi per la conservazione delle specie in via d’estinzione avessero funzionato per i grandi mammiferi. Ma poche prove erano a nostra disposizione per affermare che lo stesso si poteva dire anche per i pesci. Almeno fino a ieri, quando dalla California è arrivata una notizia eccezionale: un’area che stava per essere definita “morta” in quanto gli stock ittici erano quasi del tutto scomparsi, si è ripopolata grazie ad una riserva marina. E non un ripopolamento di pochi esemplari, ma del 460% superiore a com’era nel 1999, quando è stata istituita la zona protetta.

Goletta Verde, si parla di pesca sostenibile a Giulanova

Goletta Verde, la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio della salute dei mari e delle coste italiane, è alla sua tappa in Abruzzo. Oggi a Giulanova si è parlato nello specifico di pesca sostenibile, tema molto sentito nelle ultime settimane sia per la discussione in sede europea della riforma della politica comune sullo sfruttamento delle risorse ittiche, sia per provvedimenti nazionali, come lo stop alla pesca nell’Adriatico che è partito ieri con l’obiettivo di dare tregua agli stock ittici delle nostre acque.

Pesce: da domani nell’Adriatico non si pesca più

Comincia a farsi sentire la politica dopo svariati appelli provenienti da diversi team di scienziati che notavano come gli stock ittici del Mediterraneo fossero a rischio. Così, appena prima di andare in vacanza, il Parlamento ha varato un provvedimento per il blocco temporaneo delle attività di pesca nei nostri mari. Si inizierà domani 1 agosto e fino al 30 settembre nel mar Adriatico, da Trieste al Sud della Puglia, per poi proseguire dal 1 al 29 ottobre nello Ionio e nel Tirreno.

Pesca, tre quarti dei pescherecci europei non sono sostenibili

Ci siamo occupati spesso del problema della pesca, etichettandola come eccessiva in Europa, ma anche in molte altre parti del mondo. La fotografia che scatta il WWF stavolta però, è peggiore di quanto potessimo immaginare. Secondo l’associazione animalista infatti, tre pescherecci su quattro nel Vecchio Continente applicano tecniche di pesca non sostenibili. Cosa significa? Che continuando così tra qualche anno non ci saranno più pesci nelle nostre acque.

Pesca, la riforma della politica comune avanzata dalla Commissione UE

Pesca: una riforma vasta e radicale, così si autoritrae la nuova politica comunitaria del settore che proprio oggi a Bruxelles ha ottenuto il via libera dalla Commissione Europea, un semaforo verde a procedere con l’analisi della nuova PCP che, per Maria Damanaki, commissario europeo insignito dell’incarico, costruirà le sue fondamenta sulla sostenibilità ovvero su uno sfruttamento responsabile degli stock ittici che impegni i Paesi dell’Unione al rispetto di parametri più rigidi e li chiami ad un maggiore vincolo sull’uso coscienzioso e misurato delle risorse marine. Nessun mitico orizzonte 2050 si profila stavolta nei piani UE:

Entro il 2015 gli stock dovranno essere sfruttati a livelli sostenibili in Europa.

Pescatori pagati per pescare rifiuti: la nuova idea ecologica dell’Ue

Da un lato ci sono i cumuli di plastica e rifiuti vari che soffocano gli oceani del mondo; dall’altro i pescatori che, a causa delle nuove norme volte a proteggere le risorse ittiche europee, si ritrovano con le mani legate. Due problemi che potrebbero aver trovato una soluzione comune. Un alto funzionario dell’Unione europea, Maria Damanaki, ha proposto un’idea geniale: pagare i pescatori per pescare i rifiuti, al posto del pesce.

Il commissario alla pesca Damanaki ha portato la proposta in Commissione europea, dopo essere stata letteralmente bersagliata a causa di un’altra proposta che chiedeva di vietare di gettare in mare il pesce commestibile. Due terzi del pesce pescato in alcune zone è gettato in acqua, di solito morto, perché le flotte superano la loro quota stabilita dalla legge, e senza volerlo catturano altri pesci che gli procurerebbero una multa, se scoperti.

Ecopirati all’arrembaggio delle baleniere: è ancora scontro in mare aperto

E’ estate australe nell’Oceano Antartico e le baleniere giapponesi Yushin Maru 2 e 3 continuano la loro caccia illegale ai grandi cetacei. Gli equipaggi hanno dichiarato apertamente di perseguire l’obiettivo di 1000 esemplari cacciati, forti del loro “nobile” fine: la ricerca scientifica. E’ chiaro che un migliaio di balene come campione per una qualsiasi ricerca sia un tantino sovradimensionato e che la caccia sia animata da ben altri propositi.

Ma gli ecopirati di Sea Shepherd stanno dando non  poco filo da torcere alle due navi col loro agilissimo battello superveloce Gojira (Godzilla), così chiamato per ironizzare sulla paternità del mostro dei fumetti che si ritorce contro la nazione che gli ha dato i natali.

La carta del pesce made in Italy

Cari amici di Ecologiae, ben trovati al nostro consueto appuntamento del fine settimana con l’alimentazione sostenibile. Oggi vogliamo parlarvi di pesce, in vista del menu di Natale di cui è parte fondamentale, e approfittando dell’allarme lanciato di recente da Impresa Pesca Coldiretti ovvero che nel nostro Paese, in tre piatti su quattro di pesce, l’ingrediente base è straniero.

Da qui la proposta di stilare una carta del pesce nei ristoranti per tutelare sia l’interesse dei consumatori che quello dei produttori made in Italy.
I dati diffusi dall’IREPA, l’Istituto di Ricerche Economiche per la Pesca e l’Acquacoltura, sono tutt’altro che rassicuranti per quanto riguarda il settore pesca attivo sul nostro territorio. Basti pensare che nell’ultimo biennio c’è stato un calo pari al 12% della produzione con una riduzione sostanziale dei guadagni di ben l’11%.