Il 69% dell’energia elettrica consumata da un Paese che brucia più degli altri, gli Stati Uniti, potrebbe essere ricavata dall’energia solare. E’ questo lo straordinario progetto presentato sulla rivista statunitense Scientific American.
Per coprire il fabbisogno annuale del Paese sarebbero sufficienti 40 minuti di energia solare. Spiegato con unità di misura più concrete, la riconversione del 2,5 % dell’energia solare che colpisce il Sud-Ovest degli USA basterebbe a coprire quanto consumato dal Paese nel 2006. Oggi l’energia proveniente dal sole equivale solo al 6% del totale, secondo il Grande piano solare è destinata ad aumentare fino al 69% con la produzione di ben 3000 gigawatt.
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Pannelli Solari: Oggi più facili di quanto pensiamo

Ad oggi l’uso dei pannelli solari è sicuramente poco sviluppato soprattutto per colpa dei costi di acquisto e installazione ancora molto elevati e perché probabilmente si crede ancora poco all’efficacia dell’utilizzo della nostra fonte più forte di energia naturale:il sole. Gli stessi impianti richiedono personale specializzato e nello stesso tempo pensare di installare pannelli nei vecchi edifici e nelle vecchie abitazioni comporta molti problemi già a livello architettonico, infatti le nostre vecchie case non sono certamente predisposte per l’impianto di pannelli sui tetti e troppi lavori di compensazione e di cambiamenti edilizi significativi, contro un’ incertezza nella riuscita, portano l’utente ad optare per i più usuali sistemi di riscaldamento.
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Tagli all’acqua, a causa del riscaldamento globale

«Con il cambiamento climatico, gli anni passati non sono necessariamente rappresentativi per il futuro», «Questo lavoro dimostra che il modo in cui sono stati condotti gli affari nel passato non funzionerà a lungo con un clima che cambia».
I risultati della ricerca si estendono dunque ben al di là dei confini statunitensi, e investono l’intero pianeta. «Storicamente, guardare alle osservazioni passate si è rivelato un buon metodo per stimare le condizioni future», interviene Christopher Milly, idrologo del Us Geological Survey. «Ma il cambiamento climatico moltiplica le possibilità che il futuro porti inondazioni mai riscontrate nelle vecchie misurazioni».
Naturalmente la situazione cambia a seconda della regione geografica: «Le nostre stime migliori attualmente ci dicono che la disponibilità d’acqua crescerà sostanzialmente nel nord dell’Euasia, in Alaska, in Canada e in alcune regioni tropicali, e decrescerà sostanzialmente in Europa, nel Medio Oriente, nel sud dell’Africa e nel Nord America sudoccidentale», dice Milly.
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