Come disfarsi dei prodotti elettronici

Alzi la mano chi ha comprato di recente un computer, un telefonino o qualsiasi altro aggeggio elettronico. Se l’avete comprato per la prima volta ok, ma se l’avete acquistato per sostituirne uno vecchio, dell’altro cosa ne avete fatto?

I telefonini oggi si cambiano come le camicie, gli oggetti elettronici stanno diventando una grossa parte della nostra immondizia, e molto spesso la più inquinante, visti i numerosi ingredienti tossici che contengono. Per evitare che questi contribuiscano a distruggere l’ambiente, vi diamo alcuni piccoli consigli su cosa farne quando non vi servono più.

7 modi per ridurre l’inquinamento da carta

Un mondo senza carta è praticamente impossibile. Ma è bene sapere che è proprio la carta ad essere uno degli elementi più inquinanti che ci siano sulla Terra. Da sola infatti contribuisce al 35% dei rifiuti solidi urbani in tutto il mondo. Non possiamo vietarvi di usarla, e mai lo faremmo, ma è bene che seguiate delle piccole regole di comportamento per ridurre l’inquinamento dovuto ad essa.

Primo: salvare le scatole. La maggior parte dei vostri acquisti sono contenuti in scatole di cartone. Aspettate prima di gettarle via. Se non avete sotto casa un cassonetto della differenziata, potete riutilizzarle per fare dei regali, per spedire dei pacchi o per i traslochi. Ricordate che queste si possono schiacciare per conservarle in un angolino della vostra casa in cui non daranno alcun fastidio.

Espiritu libre, gli accessori evergreen dell’ecomoda

Qualche settimana fa vi avevamo parlato dell’importanza del riciclaggio come modus vivendi necessario per ridare lustro e vita a migliaia di oggetti, carte e bottiglie non più utilizzabili per l’uso primario per cui vengono concepiti, ma ancora utili per servire altri scopi.
La fantasia, a questo proposito, unita a una buona dose di estro creativo, risulta fondamentale per individuare le nuove vite nascoste in un rifiuto o in un rottame.

Gli artisti possono vedere un pezzo d’arte nella ruota di una bici coperta di ruggine, le massaie ingegnarsi a scovare nuovi impieghi per una bottiglia di vetro vuota e così via.
Il concetto alla base del riciclaggio è lo stesso: ridare nuova vita. Ebbene, come si comportano le case di moda e gli stilisti riguardo al problema del riutilizzo e dell’ecocompatibilità dei loro capi ed accessori?

Riciclaggio creativo, ricavato un ostello da un 747 fuori uso

Qualche giorno fa vi abbiamo parlato dell’importanza del riciclaggio come il modus vivendi indispensabile per generare più che un semplice riutilizzo dei rifiuti, una catena di idee creative per il reimpiego degli oggetti più disparati.
Dai vestiti che non si usano più, alle bottiglie vuote da destinare ad infiniti nuovi scopi (io le circondo da una carta colorata e le uso come vasi per i fiori!) a qualsiasi bene di consumo che può arrivare ad avere ben quattro vite nei Paesi sottosviluppati, mentre da noi si ferma, ed è già tanto, ad un primo ed unico utilizzo.

I rifiuti tecnologici spariscono nel nulla e vanno ad alimentare le discariche delle aree povere del mondo  mentre, paradosso tutto italiano, una nostra lettrice ci ha scritto qualche giorno da Napoli relativamente alla scarsa reperibilità di materiale tecnologico fuori uso per le realizzazioni artistiche di cui si occupa.
Se sistemare le carcasse dell’informatica è difficile, cosa fare allora con resti ancora più ingombranti come ad esempio un vecchio aereo vuoto?
Un’idea geniale, a questo proposito, è venuta a Oscar Dios che ha realizzato un magnifico e funzionale ostello, il Jumbo Hostel, dentro ad un jumbo jet fuori uso.

Il riciclaggio nei negozi etnici

Nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma.
E’ una regola valida per la materia che ben si applica alla conseguente necessità del riciclaggio.
Riciclare è un modo per liberarsi dai rifiuti, per cambiare l’inutile in utile e, soprattutto, per dare una mano al mondo a liberarsi dai milioni di rifiuti che lo intossicano, senza inquinare ulteriormente l’aria, le acque e la terra.
Se vi capita di entrare in qualche negozio specializzato in manufatti etnici provenienti da ogni parte del mondo, non è più tanto raro chiedere al negoziante di cosa è fatto un oggetto che ci piace particolarmente e sentirci rispondere, invece che di legni pregiati e canne esotiche che si trovano esclusivamente nella savana, che il prodotto in questione è realizzato utilizzando sacchetti di plastica riciclati.

Sono degli artisti-eco, in piena regola, che liberano le strade d’Africa dalle buste lasciate in giro inutilizzate, per ricavarne cestini.
Nella cultura occidentale, immaginiamo il riciclaggio come l’atto di effettuare la raccolta differenziata, mettere ogni rifiuto nel cassonetto giusto, e dimenticarci di che fine farà quella plastica, o quel pezzo di vetro, lasciando ad “altri” il compito del riciclaggio vero e proprio.
Ma il concetto di riciclaggio dovrebbe essere diverso e molto più semplice, proprio come avviene per la realizzazione di manufatti etnici.

E’ Costiglione d’Asti il comune riciclone 2008, e le grandi città dove sono?

In questo periodo in cui si sente tanto e forse troppo spesso parlare di immondizia, è bello anche premiare quei comuni che questo problema non ce l’hanno perchè sono stati in grado di risolverlo autonomamente. Legambiente li chiami “i comuni ricicloni“, e già da qualche anno li premia per l’alto tasso di riciclo di rifiuti urbani, facendoli diventare modello per tutta l’Italia.

I cosiddeti comuni ricicloni in tutta la nazione sono oltre mille (1081 per la precisione) e per la maggior parte sono al Nord (968), seguiti dal Sud (71) e dal Centro (42). Tra le regioni invece la più ecologica è senza dubbio la Lombardia, con 364 comuni virtuosi, seguita dal Veneto (326), ma solo in termini assoluti, perchè invece in percentuale è il Veneto che svetta in classifica, avendo ben il 56% dei propri comuni in classifica. Ma il comune migliore è Costiglione D’Asti (AT), in Piemonte con una percentuale di raccolta differenziata pari al 73,09%.

Ditto Hangers: le grucce ecologiche e riciclabili al 100%

Il mondo della moda ha sprigionato da sempre un elevato fascino che ha spesso offuscato i lati oscuri del settore, come il forte impatto ambientale. L’uso di un oggetto comune come la gruccia per appendere gli abiti, ad esempio, ha un costo ambientale non indifferente. Negli ultimi anni, complici la globalizzazione e la produzione delocalizzata, nei principali negozi di abbigliamento la merce arriva in grossi scatoloni contenenti capi di abbigliamento già etichettati e muniti di gruccia pronti per essere sistemati nel negozio.

Questo sistema comporta un notevole spreco di grucce di plastica e di metallo che il più delle volte hanno vita breve e finiscono dritto dritto in discarica. La maggior parte di esse, inoltre, non viene riciclata poiché composta da differenti tipi di plastica ed altri materiali costosi da separare.

CO2 per riciclare la plastica

Nell’ultimo periodo è alla ribalta sulle cronache italiane l’emergenza rifiuti che attanaglia diverse zone del nostro paese ed in particolare la Campania. Il problema dello smaltimento dei rifiuti riguarda da sempre tutti i governi nazionali ed ultimamente, con l’aumento dei consumi e dell’urbanizzazione, ha assunto dimensioni colossali portando con se fortissime implicazioni a livello ambientale. Da qui la priorità, che emerge soprattutto in ambito internazionale, di ridurre il volume dei rifiuti urbani attraverso il riciclaggio.

Riciclare, infatti, aiuta a tutelare l’ambiente attraverso il recupero dei rifiuti, il risparmio di risorse ed energia e il minor utilizzo delle discariche. Anche riciclare, però, ha un costo. In particolare, il riciclaggio della plastica richiede ingenti quantità di acqua.

Arriva Xeros, la prima lavatrice senz’acqua

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L’invenzione si deve ad un ricercatore dell’Università di Leeds, che ha inventato la prima lavatrice senz’acqua, che lava ed elimina lo sporco dai capi attraverso l’uso di polimeri in polvere. Senza l’impiego d’acqua, nè la necessità d’impiegare l’asciugatrice poichè i panni sono asciutti, i capi sono lindi e puliti.

La tecnologia che sta dietro all’invenzione è stata brevettata dal professor Stephen Burkinshaw della Scuola di Design che ha poi dato vita alla Xeros ltd, uno spin off che migliora la tecnologia.