310 mila euro di multa: la Red Bull non ha più le ali quando si tratta di ambiente

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L’Agenzia per l’ambiente del Regno Unito ha appena condannato la Red Bull a pagare una multa record all’inizio di questa settimana. La società è stata accusato di aver un po’ “scordato” (per un periodo di circa 8 anni) alcune norme ambientali, che la costringeranno ora al pagamento di tasca propria per le correzioni da apportare.

La società, con sede a Londra, avrebbe dovuto riferire all’Agenzia ambientale una relazione sugli imballaggi utilizzati per i propri prodotti, e sui rifiuti connessi, compreso un sistema adottato per riciclarli. Questa è parte di un regolamento più ampio che obbliga le grandi imprese che producono grandi quantità di confezioni a sottoscrivere alcuni piani di riciclaggio, tra cui l’assistenza al recupero e al riciclaggio dei rifiuti da imballaggio. Tuttavia, dal 1999 al 2006, la Red Bull non lo ha fatto.

Riciclo: in 10 anni ha creato oltre 70 mila posti di lavoro e risparmiato 6,7 miliardi di euro

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Si dice che l’Italia sia uno dei Paesi meno attenti al problema del riciclaggio, e che se ne fa troppo poco. Questo è vero, se ci confrontiamo con gli altri Paesi europei, ma andando a guardare i numeri ci accorgiamo che questi sono più che incoraggianti.

Negli ultimi 10 anni di progetti di riciclaggio rifiuti, il giro di affari è stato stimato in 6,7 miliardi di euro, ma ciò che più conta è che questo settore ha dato lavoro a 76.700 persone, in controtendenza con i dati economici recenti. Certo, la crisi si è fatta sentire anche qui, ma affermano dal Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, negli ultimi anni ben 38,8 milioni di tonnellate di vetro, plastica, carta e alluminio sono stati riciclati, il che equivale alla mancata apertura di 325 discariche.

Inventati chip che risolvono il problema dei rifiuti elettronici

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Due ingegneri australiani hanno attentamente esaminato i problemi del cosiddetto e-waste, cioè i rifiuti elettronici, e hanno trovato una soluzione che potrebbe fare una grande differenza: i circuiti in plastica riciclata. Il professor David Thiel e MadhusudanRao Neeli della facoltà di ingegneria e di tecnologia alla Griffith University di Brisbane hanno elaborato un modo per rendere i circuiti elettronici in un nuovo livello ecologico.

Non è solo un altro piccolo passo nella tecnologia dei computer, o un sottoprodotto della ricerca ambientalista che spera di risolvere altre questioni. Thiel e Neeli hanno guardato specificamente al problema dei rifiuti e hanno voluto elaborare una risposta concreta. La loro tecnologia di circuiti in plastica può essere solo la soluzione.

Comuni ricicloni: le piccole iniziative continuano a salvare l’Italia

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Come ogni anno Legambiente analizza i dati dei comuni di tutta Italia in base alle norme del riciclo (percentuale di raccolta differenziata, recupero dei rifiuti ingombranti, ecc.), suddividendo questa attività non solo in base alla locazione geografica, ma soprattutto in base al tipo di riciclo, da quello classico (carta, vetro) fino ai materiali del riciclo di “nuova generazione”, come i toner, le sorgenti luminose, oli vegetali, e tutti quei materiali che fino a pochi anni fa non si sapeva nemmeno che si potessero recuperare.

Il primo dato che salta all’occhio è che, com’era facilmente prevedibile, i cosiddetti comuni “ricicloni”, quelli cioè che applicano qualche forma di recupero dei rifiuti, sono aumentati di circa 200 unità, per la maggior parte alle due estremità della penisola, visto che al Centro sono passati da 41 a 42. Diminuisce il divario tra Nord e Sud, con i comuni settentrionali che nel 2008 rappresentavano l’89,5% dei ricicloni, ed invece oggi sono l’86,9% grazie ad un leggero recupero di quelli meridionali.

Sono le Regioni del Nord comunque le più virtuose, con uno strapotere del Veneto che contiene il 64% dei comuni con un buon tasso di raccolta differenziata rispetto al numero totale dei comuni della Regione. Sul podio troviamo Lombardia, ma con una percentuale di molto inferiore, “solo” 25,2%, anche se in termini assoluti è la Regione che ricicla di più con i suoi 389 comuni, e Friuli Venezia Giulia.

Inghilterra: prodotti farmaci da televisori riciclati

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I rifiuti provenienti dal materiale di scarto dei televisori potrebbero essere riciclati ed utilizzati in medicina, in base alle nuove ricerche effettuate dagli scienziati presso l’Università di York, Inghilterra. Il composto chimico alcool-polivinilico (PVA) è ampiamente utilizzato nel settore industriale ed è un elemento chiave per i televisori con display a cristalli liquidi (LCD). Quando questi prodotti vengono gettati, i pannelli LCD sono generalmente inceneriti o sotterrati nelle discariche.

I ricercatori hanno ora trovato il modo di recuperare il PVA dagli schermi televisivi e trasformarli in una sostanza adatta per la ricostruzione dei tessuti in alcune parti del corpo che così verrebbero rigenerate. Essi possono anche essere utilizzati in pillole e medicazioni, progettati per fornire farmaci per particolari parti del corpo.

Inventato super-materiale riciclato che sostituisce quasi tutti i prodotti inquinanti

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Margarita Calafell, ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica della UPC della Scuola di Ingegneria Aeronautica e industriale di Terrassa (ETSEIAT), ha sviluppato un nuovo materiale per l’applicazione di un trattamento delle biotecnologiche per il riutilizzo della carta. In molti casi, il nuovo materiale è in grado di sostituire gli imballaggi di plastica e materiali da costruzione ausiliari.

Le sue proprietà principali sono la bassa densità, è modellabile, resistente al fuoco, impermeabile, poroso e altamente resistente, e può sostituire i materiali meno rispettosi dell’ambiente,come quelli utilizzati in molti settori industriali e di produzione. Il riciclaggio di carta per ottenere più carta o cartone è stato un processo molto comune per molti anni. Tuttavia, la produzione di un materiale nuovo, altamente resistente, versatile e rispettoso dell’ambiente è una nuova idea.

La buona notizia: il riciclaggio in Italia raddoppia

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Sebbene l’Italia resti ancora indietro rispetto a molti Paesi europei in quanto a tasso di riciclaggio, stiamo crescendo abbastanza in fretta non solo nei campi ormai “classici” come quello della plastica e del vetro, ma anche con le nuove tecniche di riciclaggio, come quelle dell’alluminio e soprattutto delle lampadine.

Proprio le lampadine sono il campo di riciclaggio più intenso dei prossimi anni, visto che con l’espandersi delle lampadine ad alta efficienza energetica, quelle vecchie ad incandescenza sono sempre meno usate. Ma intanto in qualche modo bisogna smaltirle. Complice anche l’ingresso di diverse soluzioni, compresi i Led che si stanno facendo conoscere anche dalle nostre parti, i dati di Ecolamp, un consorzio no-profit che si occupa di smaltimento delle lampadine, sono incoraggianti: nell’ultimo anno la quantità di vecchi bulbi ad incandescenza è raddoppiata: da 160 tonnellate del 2008 a 320 tonnellate nei soli primi 6 mesi del 2009, un risultato superiore alle previsioni.

Arriva il digitale terrestre, e che fine fanno le vecchie Tv?

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Il digitale terrestre sta arrivando nelle nostre case. Da oggi in alcune Regioni d’Italia è l’unico modo per ricevere il segnale televisivo (a parte la tv via cavo), e lo diventerà per tutte le altre nei prossimi mesi, fino alla conversione al segnale digitale totale entro il 2012. Insieme a questa rivoluzione, aumentano però i potenziali rischi di un aumento di sostanze tossiche e rifiuti causati dal fatto che i vecchi televisori non sono compatibili con il digitale terrestre, e finiscono nelle discariche (quando non ai lati delle strade).

Negli Stati Uniti, la patria del riciclo, in cui il passaggio totale al digitale sta avvenendo in questi giorni, arrivano i primi dati del riciclaggio dei vecchi televisori, e non c’è da stare allegri. Finora infatti solo circa il 18% dei 23,9 milioni di televisori tossici gettati nel 2008 è stato riciclato. Il dato allarmante è che lì il riciclaggio funziona, mentre da noi, soprattutto per oggetti di questo tipo, è ancora all’Età della Pietra

Per evitare che un tale o peggiore rischio accada anche nel nostro Paese, due cose devono accadere. Immediatamente, l’industria elettronica deve prendere l’iniziativa volontaria e far rispettare i regolamenti esistenti. In particolare fare come succede già con alcune aziende di elettrodomestici che “rottamano” gratuitamente il vecchio prodotto.

Le Coop sorpassano il Governo e mettono al bando le buste di plastica

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Se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto, dicono gli islamici. Ed in effetti è proprio così che va in Italia nella lotta all’inquinamento. Come vi avevamo già riportato due settimane fa, il Governo italiano aveva fatto un passo indietro nel tentativo di ripulire l’ambiente, eliminando l’obbligo di mettere al bando le buste di plastica per favorire quelle biodegradabili, e di fatto contribuendo ad aggravare il già terribile bilancio che possiamo “vantare” nel nostro sistema rifiuti.

Per questo alcune grandi società che gestiscono le catene di supermercati, i principali consumatori delle famose “shoppers“, si sono dati da fare, e visto che il Governo non le aiutava, si sono autoregolate e hanno adottato la politica delle buste biologiche.

Inventato metodo ecologico per riciclare i pneumatici

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Un gruppo di ricercatori in Australia sono sulle tracce di una nuova tecnologia ad alta efficienza energetica per il riciclaggio dei pneumatici di gomma in polvere ad alta qualità e si spera che questo condurrà ad un aumento del riciclaggio dei pneumatici di almeno il 50%.

Il nuovo processo elude un pezzo importante di quello che finora ha rallentato il riciclo, la contaminazione del metallo. Siccome i pneumatici triturati contengono metallo, essi non possono essere riutilizzati per nuovi prodotti in gomma, senza passare attraverso costose trasformazioni. I ricercatori della CSIRO e VR TEK, le due aziende che operano in collaborazione per il progetto, hanno la sensazione che non solo questo è un processo di riciclaggio ad alta efficienza energetica, ma anche più economico e quindi più rispettoso dell’ambiente. Questo significa che l’uso dei pneumatici riciclati in nuovi prodotti, dalle strade ai muri, è molto più economico e più facile che utilizzare materiali vergini.

Dove posso riciclare le batterie usate?

Ogni anno in Italia si utilizzano circa 600 milioni di batterie. Mentre il riutilizzo e il riciclaggio delle batterie per le grandi scale da parte dell’industria automobilistica e in altri settori sono relativamente elevati, quasi tutti i tipi più piccoli, insieme ai loro cocktail di sostanze tossiche, come il mercurio, il nickel e il cadmio, sono gettati nella spazzatura indifferenziata e finiscono in discarica.

Il mese prossimo, grazie ad una direttiva dell’Unione europea, si realizzeranno dei regolamenti che legifereranno finalmente sui rifiuti pericolosi per cercare di fermare l’inquinamento dovuto alle sostanze pericolose nel suolo e nei corsi d’acqua. I costruttori, insieme con i dettaglianti, in futuro saranno responsabili dalla raccolta delle pile, il trattamento e il riciclaggio. L’obiettivo è quello di raccogliere il 25% delle pile portatili, comprese quelle ricaricabili dei computer ricaricabile, entro il 2012, passando al 45% entro il 2016. Ovviamente questo risultato è in corso di revisione nel settore industriale, perché porterebbe ad un aumento nel costo delle batterie e dei computer.

L’industria del sacchetto di plastica investe 50 milioni di dollari in quelli riciclabili

L’American Chemistry Council (ACC) ha posto come obiettivo che i sacchetti di plastica del futuro dovranno essere prodotti con il 40% del materiale potenzialmente riciclabile entro il 2015. Per quella data si prevede di ridurre i rifiuti per un ammontare di circa 300 milioni di dollari (circa 220 milioni di euro) all’anno. L’obiettivo richiederà due punti primari, i quali dovranno soddisfare le seguenti condizioni:

1. Il processo di produzione dovrà essere rivisto, e per questo l’industria del sacchetto di plastica sta cercando di investire 50 milioni di dollari per questo scopo;

2. L’industria ha bisogno di raccogliere più sacchetti di plastica per fornire l’ulteriore contenuto riciclato, anche se i numeri specifici non sono stati menzionati.

Gli Emirati Arabi Uniti partono con un sontuoso programma di riciclaggio, meglio di quello italiano

Il riciclaggio della plastica si sta facendo strada anche ad Abu Dhabi, dove un programma pilota nella città studentesca di Al Ain ha già raccolto e compresso almeno 50.000 bottiglie d’acqua in un mese. Vista l’efficienza, il programma potrebbe essere esteso a livello nazionale il prossimo anno, eventualmente comprendendo fino ad un quarto delle scuole degli Stati del Golfo.

Rajnish Sinha, direttore generale di Horizon Technologies, una delle due società sponsor del programma pilota, ha detto al giornale locale di Abu Dhabi che gli Emirati Arabi Uniti consumano circa 80.000 tonnellate di PET (polietilene tereftalato), il principale materiale utilizzato per fare bottiglie di plastica, ogni anno, abbastanza per la produzione di 3,2 miliardi di bottiglie.

Banane, buone da mangiare, ma anche per riscaldare la propria casa

Le banane sono il fiore all’occhiello dell’economia del Ruanda. Il frutto è mangiato crudo, fritto e cotto, si produce anche la birra e il vino di banane. Circa 2 milioni di tonnellate ogni anno sono prodotti, ma il frutto è solo una piccola percentuale di ciò che produce la pianta. Il resto (buccia, foglie e steli) è lasciato a marcire tra i rifiuti.

Ora gli scienziati dell’Università di Nottingham stanno cercando il modo di utilizzare i rifiuti per produrre combustibile, sviluppando metodi semplici per produrre bastoncini di banane che possono essere bruciati per cucinare e riscaldarsi. Joel Chaney dottorando presso la Facoltà di Ingegneria ha messo a punto un metodo di produzione di mattonelle utilizzando il minimo di strumenti e tecnologie, che potrebbe essere utilizzato nelle comunità in tutta l’Africa.