Un termometro terrestre ci dirà lo stato di salute del nostro pianeta

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Secondo gli esperti dei cambiamenti climatici, il nostro pianeta ha la febbre. Lo scioglimento dei ghiacciai è solo un segno netto dei cambiamenti radicali che possiamo aspettarci. Ma gli effetti del riscaldamento globale in materia di agricoltura e risorse idriche restano ancora un mistero. Una nuova invenzione della Tel Aviv University, una sorta di “termometro ottico terrestre” (OSD), potrà aiutare a risolvere il mistero e fornire un nuovo strumento diagnostico per valutare la salute del nostro pianeta.

Secondo il prof Eyal Ben-Dor del Dipartimento di Geografia, il termometro aiuterà gli scienziati, urbanisti e gli agricoltori a comprendere la salute durante i cambiamenti del suolo, nonché i suoi potenziali problemi agricoli. Spiega il professore che:

Attraverso un piccolo foro nella superficie della terra, siamo in grado di valutare ciò che sta sotto di esso.

Quando il cambiamento climatico altera radicalmente il nostro pianeta, questo termometro può subito dire ai geografi quali parti di una nazione stanno meglio o quali peggio, per quanto riguarda l’agricoltura. L’efficacia dell’OSD è stata recentemente riportata in Soil Science Society of America Journal.

Fitorimediazione: la nuova tecnica “verde” per ridurre l’inquinamento

fitorimediazioneI ricercatori della North Carolina State University stanno lavorando per dimostrare che gli alberi possono essere usati per degradare o catturare l’inquinamento dei combustibili che finiscono nel sottosuolo e nelle acque sotterranee. Attraverso un processo chiamato fitorimediazione (letteralmente una tecnica “verde”), le piante e gli alberi rimuovono le sostanze nocive dall’ambiente o le rendono inoffensive.

Attraverso una partnership con agenzie statali e federali del governo, la dottoressa Elizabeth Nichols, docente di tecnologia ambientale al  Dipartimento di Stato per le foreste e le risorse ambientali della North Carolina, e il suo team sta utilizzando la fitorimediazione per ripulire un sito contaminato ad Elizabeth City, NC.

Tale tecnica utilizza le piante per assorbire i metalli pesanti dal suolo tramite le loro radici. Il processo è un’alternativa interessante allo standard dei metodi di pulizia attualmente utilizzati, che sono molto costosi e ad alta intensità energetica. Nei siti adeguati, la fitorimediazione può avere un costo ragionevole e sostenibile. Il sito della Guardia Costiera è stato piantato con una miscela di alberi a veloce crescita, come salici e pioppi ibridi per impedire che i rifiuti residui di carburante entrino nel fiume Pasquotank. Circa 3.000 alberi sono stati piantati sui cinque acri, i quali sono stati in grado di immagazzinare il carburante degli aeromobili per la base della Guardia Costiera dal 1942 fino al 1991.

Gli amanti della birra potrebbero essere i paladini della lotta ai cambiamenti climatici

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Quando si dice non tutti i mali vengono per nuocere. Una notizia molto curiosa arriva dalla Repubblica Ceca: secondo un ricercatore del Paese dell’Est Europa, i cambiamenti climatici, oltre a deprimere lo stato di salute della Terra, stanno deprimendo anche i grandi bevitori di birra.

Se il naufragio delle Maldive non è stato sufficiente a stimolare l’azione sui cambiamenti climatici, potrebbe farlo la paura di perdere una delle bevande più diffuse sulla Terra? E’ quello che si è chiesto il climatologo Martin Mozny dell’Istituto Idrometeorologico della Repubblica Ceca, che insieme ai suoi colleghi afferma che la qualità del luppolo Saaz, la varietà delicata usata per fare la famosa Pilsner lager, è in calo negli ultimi anni. Dicono che il colpevole sia il cambiamento climatico, sottoforma di aumento della temperatura dell’aria.

Coltivazione senza arare: la nuova tecnica per aumentare l’assorbimento del carbonio in modo naturale

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Una nuova idea potrebbe rivoluzionare il sistema dell’agricoltura, ma al tempo stesso risolvere anche il problema dei mutamenti climatici: la “no-till farming“, coltivare senza arare. Il concetto si basa sul fatto che quando le colture sono piantate senza arare, il suolo trattiene più di carbonio, il che significa meno emissioni nell’atmosfera.

Ma gli scienziati non sono del tutto sicuri che questa tecnica possa davvero recuperare carbonio meglio rispetto all’agricoltura convenzionale. Lo scienziato Michel Cavigelli del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti concorda sul fatto che la tecnica usata nelle zone rurali del Maryland può servire per contenere più carbonio nei campi arati.

Rosmarino, timo e menta: gli antiparassitari dell’agricoltura biologica

spezie antiparassitari naturaliRosmarino, timo, chiodi di garofano, menta a cosa vi fanno pensare se non a un pasto delizioso e aromatico? Ma c’è chi ha pensato più in grande ed ha immaginato ben più nobili scopi per le spezie. Per esempio quello di antiparassitari naturali nell’agricoltura biologica, al fine di non utilizzare sostanze chimiche e pesticidi velenosi per l’uomo e per gli insetti “buoni” come le api.

Queste note e comuni sostanze aromatiche stanno diventando una delle armi principali che le coltivazioni bio impiegano contro gli insetti parassiti. L’industria del biologico risulta in ascesa e oggi più che mai cerca di soddisfare le richieste in perenne aumento di frutta e vegetali, fra la crescente quota di consumatori che chiedono alimenti prodotti in modo più naturale.

Anche il Primo Ministro inglese ha il suo orto biologico privato

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Decisamente Michelle Obama ha fatto scuola. Dopo che si è fatta immortalare da fotografi di tutto il mondo mentre coltivava l’orticello nel giardino della Casa Bianca, è scattata la orto-mania. Che poi alla fine era l’intento della stessa First Lady: far capire l’importanza del cibo biologico, far vedere quanto è semplice mangiare sano, e soprattutto invogliare milioni di persone a coltivare il proprio orto personale.

La prima persona di “un certo peso” a seguire il suo esempio è stata la Regina Elisabetta d’Inghilterra la quale, nonostante l’età, ha deciso di piantare qualche ortaggio a Buckingham Palace. Dopo un tale segnale, non poteva reagire anche il Primo Ministro del Parlamento britannico, Gordon Brown, la cui moglie ha appena annunciato di aver piantato l’orto biologico anche nel giardino di Downing Street.

Fattorie verticali, il futuro dell’agricoltura sostenibile?

skyfarming-foto1Se per chi vive in campagna l’orticello non è certo una chimèra, lo stesso non può dirsi per gli abitanti delle metropoli, o almeno non per ora. Gli scienziati, infatti, stanno pensando che in un futuro ormai prossimo bisognerà risolvere il problema dell’alimentazione di una popolazione in costante crescita adottando nuovi tipi di coltivazioni. E coltivando anche nei grattacieli. Skyfarming, le fattorie verticali, così le chiamano. Spiega Dickson Despommier della Columbia University di New York:

Fra 40 anni, ci saranno altri tre miliardi di persone. Questo è un problema. Dobbiamo trovare un altro modo per nutrirle.

E così architetti e scienziati stanno valutando la possibilità di coltivare ortaggi speciali che diano frutti tutto l’anno e che trovino posto nei palazzi dei centri urbani. Colture verticali, orti piramidali che potrebbero offrire a miliardi di persone alimenti freschi a portata di mano,  riducendo le emissioni di carbonio provocate dallo spostamento di derrate alimentari via mare o via terra.

CO2 e siccità mettono a rischio le coltivazioni

coltivazioni-siccita-co2La sicurezza degli approvvigionamenti alimentari mondiali è duramente messa alla prova dai cambiamenti climatici in atto. Le vecchie piante non sono infatti abituate a temperature così torride e la mancanza di acqua, con l’avanzare della desertificazione, non fa che rendere ancora più arida la terra coltivabile. Motivo per il quale gli scienziati si stanno adoperando al fine di trovare piante più resistenti al riscaldamento terrestre e meno sensibili all’alta quantità di CO2 immessa nell’atmosfera dalle attività umane e non.

Un nuovo clima esige nuove colture. Continuare ad ignorare il problema potrebbe risultare pericolosamente deleterio, dal momento che gli studiosi hanno scoperto che le piante cresciute in ambienti aridi e/o inquinati, con alti tassi di CO2, avrebbero meno principi nutritivi rispetto alle altre e valori elevati di sostanze tossiche per l’organismo. Un recente studio, effettuato da un team di ricercatori della Monash University di Victoria (Australia), ha infatti individuato un incremento di composti tossici e una diminuzione del contenuto proteico nelle piante coltivate in territori con alto tasso di inquinamento.

Le fattorie africane stanno diventando sempre più difficili da gestire

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Gli agricoltori africani presto si ritroveranno ad affrontare temperature sempre più calde in qualsiasi stagione rispetto al passato. Per far fronte a questo rapido cambiamento climatico, anche gli allevatori e gli impianti che forniscono le loro colture avranno bisogno di grandi cambiamenti, e presto.

Gli esperti hanno previsto che per un po’ di tempo gli agricoltori rischieranno di affrontare problemi come la siccità. Infatti, alcuni casi in Sudafrica sono già stati segnalati. Per vedere quanto è veloce questo cambiamento, Marshall Burke, un economista della Stanford University, ha fatto la media dei risultati da 18 modelli climatici a livello mondiale per prevedere la temperatura e le condizioni della pioggia nel 2025, 2050 e 2075 nelle regioni dell’Africa, dove la maggior parte del mais, miglio e sorgo crescono oggi. Quindi, supponendo che anno per anno la variabilità rimarrà la stessa di oggi, ha calcolato quanto sarebbe la sovrapposizione con l’attuale clima.

Lobby dei pesticidi contro il cibo biologico, lettera di protesta a Michelle Obama

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Qualche tempo fa vi raccontammo dell’iniziativa verde, una delle tante, della famiglia Obama, fatta direttamente in casa propria. Una casa piuttosto chiacchierata, visto che si trattava della Casa Bianca. Michelle Obama infatti, per dare una mano all’ambiente, aveva coltivato nel suo giardino un piccolo orto per auto-prodursi del cibo biologico.

Quest’iniziativa ha trovato immediatamente i consensi di mezzo mondo, visto che prima i cittadini americani hanno cominciato a coltivare il proprio orticello nel giardino, poi addirittura la regina Elisabetta d’Inghilterra ha deciso di dedicare un pezzetto del giardino di Buckingham Palace alla coltura biologica. Tutte iniziative ottime per l’ambiente e per la salute dei cittadini stessi, tranne che per le tasche delle multinazionali dei pesticidi.

Preservare la biodiversità si può, e delle volte si viene anche premiati

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Ieri abbiamo parlato del rischio di perdita della biodiversità nel nostro Paese, come una delle emergenze principali per il nostro futuro. Ovviamente non si tratta di un problema solo italiano, ma in tutto il mondo ogni anno si rischia di perdere decine di specie animali e vegetali, senza che nessuno se ne interessi. O quasi nessuno.

Nella giornata di ieri infatti, nel corso delle celebrazioni della giornata mondiale per la difesa della biodiversità, in Campidoglio sono stati premiati i cosiddetti “custodi della biodiversità“. Quelle persone cioè che si sono battute per tutta la loro vita per salvare alcune specie vegetali e che oggi possono vedersi assegnato il merito di averle salvate dall’estinzione.

L’alternativa ai pesticidi e erbicidi: oli essenziali naturali

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E’ possibile che gli oli essenziali estratti dalla lavanda possano essere utilizzati come erbicidi naturali per prevenire la crescita delle erbacce tra le colture? Una ricerca condotta in Italia e riportata sull’International Journal of Environment and Health suggerisce di sì.

Elena Sturchio dell’Istituto Nazionale di Salute e Sicurezza sul luogo di lavoro di Roma e i colleghi del Dipartimento di Malattie infettive e tropicali, e del Dipartimento di produzione vegetale, dell’Università Tuscia, a Viterbo, hanno studiato l’effetto inibitorio sulla crescita delle piante infestanti degli oli aromatici o le miscele dei fitofarmaci, da piante come la Lavandula officinalis, la comune lavanda.

Gli oli essenziali sono, come suggerisce il nome, l’essenza della pianta in termini di odore. Essi sono complesse miscele chimiche di prodotti naturali, che includono terpeni, alcoli, aldeidi e fenoli. La loro efficacia è dimostrata dal fatto che molti di questi prodotti sono presenti negli erbicidi e pesticidi.

La buona notizia: le api tornano a popolare l’Italia

Il mondo stava andando verso una tragedia senza precedenti. A causa dell’utilizzo smodato dei pesticidi la popolazione delle api in tutto il mondo stava crollando a vista d’occhio. Secondo gli ultimi rapporti delle associazioni ambientaliste, in Europa nell’anno 2007 il numero delle api si era ridotto tra il 30 ed il 50%, per poi stabilirsi al 50% durante il 2008, mentre negli Stati Uniti il numero delle perdite saliva fino al 60-70%.

Una tragedia non solo limitata agli amanti del miele. Le api reggono da sole l’intero ecosistema. Garantiscono l’impollinazione, e di conseguenza l’alimentazione umana e di migliaia di specie animali, le quali senza api rischierebbero di estinguersi. Secondo una frase attribuita ad Einstein, se le api sulla Terra si fossero estinte, alla razza umana sarebbero rimasti solo 4 anni di vita. I provvedimenti presi in tempo però, hanno salvato la situazione.

G8 agricoltura, un buon passo in avanti verso l’agricoltura sostenibile

Ormai in Italia nessuno più si illude che possa cambiare qualcosa dal punto di vista ambientale, però questo genere di incontri, che comportano impegni a livello internazionale in cui i vari ministri ci mettono la faccia, danno almeno un minimo di speranza.

Il nostro Ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, uno dei pochi personaggi positivi dell’attuale Governo, ha condotto molto bene il g8 di Treviso, concludendo, almeno questo, con un documento che significa un impegno concreto da parte delle 8 potenze mondiali per migliorare la situazione del mondo dal punto di vista della produzione e fornitura di cibo, ma anche dal punto di vista ecologico. La frase che meglio riassume questa nuova “speranza” si legge sul documento finale:

rimuovere gli ostacoli all’utilizzo sostenibile dei fattori della produzione agricoli.

Che sia un momento di svolta? Ce lo auguriamo tutti.