La maggior parte di noi ha sentito le previsioni sulla fusione dei ghiacci marini artici e sui ghiacciai, sull’estinzione di diverse specie animali, dagli orsi polari alle barriere coralline; dei catastrofici aumenti del livello del mare che potrebbero riguardare centinaia di città costiere (anche italiane). Ma ancora ondate di calore, malnutrizione e fame, incendi e livelli di biossido di carbonio nell’atmosfera che continuano a salire.
In particolare, orrende potrebbero essere le caratteristiche di un mondo in cui l’anidride carbonica è aumentata di 1000 parti per milione entro il 2100, come descritto in questa settimana in un saggio su Nature da Stephen Schneider della Stanford University. Attualmente l’anidride carbonica si trova a circa 384 parti per milione.
Si tratterebbe di uno scenario facile da raggiungere se non prendiamo provvedimenti sin da subito. Fino alla crisi economica negli ultimi mesi dell’anno scorso, le emissioni effettive sono state superiori a quelle immaginate in precedenza. Schneider non pensa che le emissioni possano proseguire su questa strada, perché guardando i dati sul riscaldamento del pianeta, le persone faranno qualcosa per avviare l’attuazione di tecnologie più pulite e per la riduzione delle emissioni.
Se il riscaldamento globale continua senza sosta, la soluzione è chiara da molto tempo: tagliare le emissioni di gas ad effetto serra. Ma trovare un accordo tra i governi di tutto il mondo è un compito piuttosto impegnativo. La maggior parte dei Paesi ha proposto di stabilizzare le emissioni per raggiungere una certa concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, oppure ridurre le emissioni per rimanere nell’ambito di un numero massimo di gradi di riscaldamento. Ma quanto è davvero consentito emettere, ancora nessuno lo ha capito. Così alcuni scienziati del Potsdam Institute for Climate Impact Research, in Germania, hanno utilizzato un approccio diverso: l’utilizzo di diversi modelli di scenari di emissioni e fattori climatici simulati al computer, per stimare l’importo totale di carbonio che può essere emesso, per mantenere il riscaldamento globale non oltre i 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Il problema è che il mondo ha già emesso un terzo del bilancio secolare in soli nove anni.
Se vogliamo continuare a bruciare combustibili fossili come facciamo ora, esauriremo il budget di carbonio in soli 20 anni, e il riscaldamento globale andrà ben oltre 2 gradi
ha affermato Malte Meinshausen, uno degli autori dello studio. Al momento abbiamo già superato la metà del famoso “budget”, il che significa che non possiamo permetterci di aumentare le emissioni ancora di molto. Secondo lo studio, ci sono voluti 250 anni per bruciare il primo mezzo trilione di tonnellate di CO2 ma, con le tendenze attuali, si brucerà il prossimo mezzo trilione in meno di 40 anni.
Schmidt ha preso i dati provenienti da studi e che riguardano il totale delle emissioni che si avrebbero se tutti i paesi sviluppati, adottassero il piano proposto dal presidente Obama di ridurre le emissioni dell’80% entro il 2050. Se questo accadesse, il mondo avrebbe un 50% circa di possibilità di rimanere sotto i 2 gradi di riferimento. Egli ha osservato che questa definizione potrebbe aiutare i politici a capire che se si fanno tutte queste cose che all’apparenza non fanno la differenza, in realtà, a lungo termine, esse fanno molto la differenza.
La squadra di Meinshausen discuterà a breve di questi risultati con la Cancelliera tedesca Angela Merkel. Un altro team parlerà agli economisti e lavorerà con il Regno Unito per combattere il cambiamento climatico. La probabilità di esiti catastrofici descritta nello studio può passare dal 5 al 10% se non si prendono provvedimenti. Il passo successivo sarà in gran parte nelle mani dei Governi e di altri responsabili politici, che dovranno decidere come e se vogliono fare qualcosa per la riduzione delle emissioni.
Fonte: [Livescience]
maria frassetti 1 Aprile 2010 il 10:54 pm
le sofferenze del pianeta