Basta con gli sprechi alimentari. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Ora finalmente la politica decide di far qualcosa, partendo però dal basso, dai sindaci dei tanti Comuni italiani che sanno che, se vogliono agire concretamente, devono cominciare dai piccoli problemi della nostra vita quotidiana. Si sono così riuniti a Padova e ieri hanno sottoscritto in mille la Carta Spreco Zero, un accordo tra tutti i primi cittadini per ridurre di almeno il 50% gli sprechi alimentari in Italia.
Nata da un’idea di Andrea Segrè, agronomo ed economista, questa Carta inizialmente doveva essere firmata nel settembre scorso solo da un centinaio di sindaci. Ma l’adesione di importanti uomini politici come il sindaco di Milano Pisapia ha dato una visibilità all’iniziativa talmente ampia da portare a decuplicare il numero di sottoscrizioni rispetto alle previsioni. Ma cosa si chiede in questo accordo?
In sostanza non si chiede di fare altro che sottoscrivere le indicazioni europee per la riduzione degli sprechi alimentari come ad esempio sostenere le organizzazioni, pubbliche o private che siano, che recuperano del cibo che altrimenti verrebbe gettato nell’immondizia come i prodotti invenduti nei supermercati che sono prossimi alla scadenza, imporre degli sconti nei supermercati per i prodotti vicini al deperimento, o recuperare quelli scartati lungo la filiera di distribuzione. Tutto quello che poi viene raccolto va donato alle famiglie con un reddito basso. Un allarme sociale sempre più evidente dato che, secondo gli ultimi dati esposti dal Ministro Zanonato, il 6% delle famiglie italiane non riesce a procurarsi pranzo e cena tutti i giorni.
Da una parte si spreca e dall’altra si soffre il disagio da povertà: la politica deve riallenare questo squilibrio e ridurre progressivamente lo spreco. Nei Paesi in via di sviluppo lo spreco si colloca all’inizio della filiera, nelle nostre società lo spreco sta soprattutto nel frigorifero di casa e secondo stime della Commissione europea si può ridurre del 60%. Carta Spreco Zero ci aiuta a ottimizzare le risorse e porci con maggiore forza e competitività sul piano internazionale: dobbiamo tornare a una economia circolare, quella ripercorsa nel saggio del professore Segrè, perché in natura non esistono scarti né disoccupati e tutto è utile a qualcos’altro
ha affermato il ministro Zanonato manifestando l’appoggio del Governo a questa iniziativa.
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