La situazione delle frodi alimentari non migliora affatto. Anzi, dopo l’escalation carne di cavallo, di pecora e carni mixate, va sempre peggio. L’ultimo allarme arriva dal Marocco dove a quanto pare in alcuni ristoranti veniva servita carne di cane. La macabra scoperta è stata effettuata per caso dalla polizia di Casablanca che nei giorni scorsi ha bloccato per un controllo un veicolo destinato ad un ristorante, ed ha scoperto che al suo interno conteneva 37 carcasse di cani.
Il ristorante destinatario della terribile merce si trova a Medina, nella città vecchia, dove i cani arrivavano già morti e scuoiati, pronti insomma per il pentolone. Ovviamente ora sono stati presi provvedimenti nei confronti dei responsabili di questo tremendo traffico, ma il problema potrebbe non essere circoscritto a quell’unico ristorante. Il timore infatti è che la carne di cane potesse essere esportata, magari spacciandola per carne di bovino o di qualche altra specie commestibile.
Secondo quanto spiega Giovanni D’Agata dello Sportello dei Diritti, anche l’Italia importa carne dall’estero, ed anche se i controlli alla dogana sono serrati, qualcosa può sempre sfuggire. Il problema inoltre non riguarda solo il Marocco perché, pur non importando direttamente da quel Paese, l’Italia fa entrare grandi quantità di merci dalla Cina, dall’India e dalla Turchia. E chi lo sa che quelle merci magari non provengono proprio dal Marocco o da qualche altro allevamento di cani.
Per il business della carne ancora una volta, non solo in Europa, si stanno verificando gravi episodi di violazione delle norme igienico sanitarie in particolare per i consumatori di carne di cane che sono ad alto rischio di contrarre la rabbia, il colera, così come la trichinosi. Per l’ennesima volta il commercio di carne è nell’occhio del ciclone nonostante i ripetuti sequestri, e ciò fa intuire che si tratta solo della punta di un iceberg.
Questa la denuncia di D’Agata. Una denuncia che lancia una nuova ombra sul consumo di carne che, a quanto pare, non è affatto sicuro.
[Fonte e foto: Sportellodeidiritti.org]
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