Sembra che il mondo non abbia capito che la prima causa di inquinamento, con tutto ciò che ne consegue, è l’energia del carbone. Anche se quasi tutti i Paesi del mondo, almeno a parole, affermano di voler puntare sulle rinnovabili, ecco che viene alla luce tutta un’altra verità: si continua a puntare su una tecnologia di 200 anni fa.
Secondo una ricerca effettuata dal World Resources Institute (WRI) sarebbero per la precisione 1200 le centrali in progettazione in 59 Paesi, anche se la stragrande maggioranza saranno in Cina (363) e India (455). La capacità energetica aggiunta equivarrà a circa 1.400 GW, ma quella delle emissioni che ne deriveranno è quasi incalcolabile.
Questo non è sicuramente in linea con uno scenario di sicurezza del clima, ci potrebbe mettere su una traiettoria molto pericolosa
ha spiegato Ailun Yang, autore del rapporto. Yang ha anche sottolineato che il tetto all’utilizzo del carbone che gli Stati Uniti stanno studiando potrebbe essere un segnale politico molto forte ed un’apertura verso politiche più attente all’ambiente. Ma d’altra parte lascerebbe campo aperto a Paesi che non hanno intenzione di autolimitarsi e troverebbero ancora più disponibilità di carbone.
Inoltre questo allarme ne comporta un altro ancora più grave: la carenza d’acqua. Una centrale a carbone ha bisogno di tanta acqua e perciò un Paese che sta vivendo già un’emergenza idrica come la Cina ne risentirebbe tantissimo. Stando ai dati del WRI il carbone aveva “rallentato” la sua corsa nel 2008, ma poi c’è stato un rimbalzo tanto che il suo utilizzo è cresciuto del 13% nel 2010 grazie soprattutto ai Paesi asiatici (non solo Cina ma ancha Giappone, Taiwan e Corea del Sud), ed è cresciuto di un ulteriore 4% nel 2011.
Il pericolo adesso è che alcuni Paesi africani, nel tentativo di mettersi al passo con quelli industrializzati, comincino a costruire anche loro delle centrali, aggiungendo nuovi problemi. Ci sono già progetti in Marocco, Namibia ed altre nazioni, super finanziate dalle grandi banche mondiali che evidentemente non trovano nessun interesse nella produzione rinnovabile.
[Fonte: The Guardian]
Photo Credits | Getty Images
Commenti (2)