In principio fu la Puglia. Per prima la giunta di Nichi Vendola emise un’ordinanza per precludere la costruzione di centrali nucleari sul territorio regionale. Dopodiché alla Puglia si è aggiunta la Calabria, poi la Liguria, e via via quasi tutte le altre. Questa settimana è la volta della Campania, la tredicesima Regione su 20 a dire di no al ritorno al nucleare, ma con un passo ulteriore rispetto alle altre.
Se finora infatti gli altri Consigli regionali avevano stabilito di chiudere le frontiere a questa forma di energia costosa e pericolosa tramite delibera della giunta o tramite ordine del giorno, per la prima volta è stata emessa una vera e propria legge regionale, la quale è destinata a far discutere. La competenza, a livello teorico, spetterebbe alla Regione, ma in pratica, per volontà diretta del Governo, la collocazione delle centali nucleari e delle strutture ad esse affini, saranno dichiarate di importanza strategica nazionale, dunque verranno meno le competenze regionali, e passerà tutto nelle mani dell’attuale maggioranza.
Ciò che si vuol fare è chiaro. In barba al referendum del 1987 in cui l’Italia disse no al nucleare, il Governo Berlusconi vuol mettere l’esercito a presidiare le aree interessate, così da sottrarre i poteri alle Regioni e non permettere nemmeno un accenno di protesta da parte dei cittadini. Ma se già 13 Regioni su 20 si sono opposte, ancor prima di venire a sapere quali saranno i siti di costruzione, vuol dire che forse non è proprio come dice lui, e cioè che la maggioranza degli italiani vuole il ritorno al nucleare.
Intanto la Campania si muove in fretta, e fa un ulteriore passo in avanti rispetto alle altre regioni. Si legge nel primo articolo che
in assenza di intese con lo Stato in merito alla loro localizzazione, il territorio campano viene precluso a impianti di produzione di energia nucleare, ma anche di fabbricazione e stoccaggio di combustibile nucleare, nonché a depositi di materiali radioattivi.
Ciò significa che non solo non potranno essere costruite centrali nucleari, ma nemmeno centri in cui sarà possibile stoccare materiale radioattivo, scarti o qualsiasi cosa che ha a che vedere con tale fonte d’energia. A dir la verità la Campania non era tra quelle Regioni “sospettate” di ospitare impianti, ma la giunta regionale ha deciso che era meglio premunirsi. A trovare la soluzione al problema ci ha pensato il capogruppo di Sinistra e Libertà in Campania, Tonino Scala, il quale ha riferito:
Il Sud ha il sole per trecento giorni all’anno, e ancora oggi non riusciamo a valorizzare la maggiore risorsa di cui godiamo. Il piano di Scajola è inapplicabile mentre basterebbe un programma di seri incentivi per rendere autosufficienti molte abitazioni grazie alle energie alternative.
Più semplice di così.
Fonte: [Ansa]
Barbalbero 4 Gennaio 2010 il 12:06 pm
A me risulta che la Puglia abbia approvato per prima, il 4 dicembre, una legge regionale che preclude il suo territorio al nucleare. La Campania è “solo” la seconda
Marco Mancini 4 Gennaio 2010 il 4:43 pm
infatti, se leggi la prima riga, ho scritto che la prima è stata la Puglia 😉