L’aumento delle temperature, che ormai è evidente a tutti visto cosa sta capitando negli ultimi anni, tra le sue conseguenza comporta anche una sorta di “sfratto” per molte specie di animali e piante, costrette dopo migliaia di anni a spostarsi in altre regioni per cercare quegli ambienti ottimali che gli hanno permesso di svilupparsi nei secoli. Il problema è che, delle volte, alcune specie non hanno un posto dove andare.
E’ la tesi di una nuova ricerca appena pubblicata sulla rivista Science, da parte di un team di ricercatori internazionali, guidato dal dottor Mike Burrows dell’Associazione Scozzese di Scienze Marine, che ha controllato la variazione delle temperature sia a terra che nel mare negli ultimi 50 anni.
Il team ha utilizzato i dati per capire quanto velocemente le popolazioni di specie a rischio ci mettevano prima di trasferirsi altrove in seguito al cambiamento della temperatura. Ed il primo aspetto curioso è che non c’è differenza tra le specie terrestri e marine: entrambe sono costrette alla vita nomade. Il dr. Burrows spiega,
Quando la temperatura aumenta, le piante e gli animali che hanno bisogno di un ambiente più fresco si muovono verso nuove regioni. La Terra si sta riscaldando circa tre volte più velocemente rispetto all’oceano per cui ci si potrebbe semplicemente aspettare che lo spostamento delle specie sia tre volte più veloce sulla Terra, ma non è così. Se la temperatura del terreno diventa troppo calda per alcune specie, queste possono spostarsi più verso terre dove le temperature sono generalmente più fresche. Questa scelta però non è fatta da molte specie marine che vivono dentro o vicino alla superficie dell’oceano. Quando la temperatura aumenta, le specie come i pesci saranno in grado di trasferirsi in acque più profonde per trovare gli ambienti più freschi che preferiscono, ma altre specie, come le piante marine o i coralli più lenti dovranno muoversi ulteriormente per trovare habitat adatti e potrebbero rimanere intrappolati, se non ci sono luoghi più freschi per la loro sopravvivenza.
Il co-autore, il dottor John Bruno della University of North Carolina, concorda sul fatto che molte creature marine avrebbero difficoltà a stare al passo con i cambiamenti climatici, e secondo lui se queste specie rimanessero “bloccate” in un ambiente non più ospitale, rischierebbero riduzioni nella riproduzione tanto che la sopravvivenza sarebbe messa in pericolo. Secondo le loro osservazioni, l’area più a rischio del pianeta, da questo punto di vista, è il triangolo del Sud-Est asiatico, ma nessuna parte del mondo è completamente fuori pericolo.