Anche se con 5-6 anni di ritardo, finalmente comincia la campagna di Barack Obama contro i cambiamenti climatici. Probabilmente l’unica guerra che vale la pena di combattere per lasciare ai nostri figli, nipoti e chi verrà dopo di loro, una Terra in cui sarà ancora possibile vivere. Viene presentato così l’impegno che il presidente degli Stati Uniti si è preso, annunciando un incontro presso la Georgetown University martedì prossimo (sarà mercoledì sera in Italia) in cui annuncerà gli strumenti con cui affronterà questa lotta.
Per indire l’appuntamento con milioni non solo di americani, ma anche del resto della popolazione mondiale che da sempre accusa gli USA di fare troppo poco per combattere i mutamenti climatici, Obama ha rilasciato un video di poco più di un minuto in cui ha riassunto i punti su cui andrà a battere. Prima di tutto, l’obiettivo principale è di ridurre l’inquinamento da carbonio. Per farlo non ha parlato di obiettivi specifici, anche se ha sempre ribadito di voler rispettare il -17% di emissioni entro il 2020 come stabilito già da qualche anno, ma ha preannunciato le strategie, ovvero sovvenzionerà il settore delle rinnovabili e quello dei combustibili puliti.
Il “piano nazionale”, come lo ha chiamato lo stesso Obama, prevederà anche una migliore circolazione delle tecnologie a basso impatto (forse pensa anche lui ai dazi contro i prodotti low cost cinesi?), migliorare l’efficienza energetica dello stile di vita americano, il più sprecone al mondo, e puntare allo sviluppo non solo delle energie rinnovabili esistenti, ma anche sulla ricerca di nuove fonti rinnovabili.
Questo è quello che dice il presidente americano nel video. Tra i provvedimenti che invece ha lasciato trapelare l’Environmental Protection Agency ce n’è uno che sarà molto difficile da far digerire agli avversari repubblicani che probabilmente vi si opporranno nel Congresso, ovvero porre un limite alle emissioni delle centrali a carbone. L’America si è sempre opposta storicamente alle limitazioni all’industria, vedremo se almeno per questa volta si riuscirà a fare un’eccezione. Gli attivisti mondiali non stanno più nella pelle, l’appuntameto dunque è per domani sera.
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