Un processo lento, doloroso, che cambierà definitivamente la geografia ed il modo di vivere delle popolazioni, soprattutto di quella italiana. Stiamo parlando dei cambiamenti climatici, stimati in qualcosa di simile alla catastrofe dalla Commissione Europea sull’ambiente che sta tirando le somme sugli ultimi risultati delle prime previsioni da presentare dopodomani al mondo intero, e di cui vi diamo già un’anticipazione.
Almeno per quanto riguarda l’Europa, se non dovessero essere prese abbastanza misure per fermare quest’ondata di surriscaldamento che minaccia la Terra, le regioni che pagheranno il prezzo più alto saranno quelle del Mediterraneo, e quindi Spagna, Grecia, ma soprattutto Italia. Anzi il nostro Paese sarà probabilmente quello che pagherà di più le conseguenze, visto che una buona parte dell’economia si basa anche sulla neve, che lentamente sparirà, e sul turismo, spazzato via nel giro di pochi anni.
Probabilmente andremo al mare a dicembre, mentre ad agosto saremo costretti ad emigrare nei Paesi Scandinavi. Può essere un’esagerazione, ma entro una cinquantina di anni potrebbe essere la realtà. A pagare per primi l’innalzamento delle temperature sarebbero quegli imprenditori dell’industria invernale che si ritroveranno in breve tempo senza neve, e di conseguenza senza lavoro. Ma la carenza di ghiacciai e di zone innevate in breve tempo comporterebbe una carenza di acqua potabile, siccità, conseguenze sull’agricoltura, incendi e desertificazione. Uno scenario terribile che renderebbe l’Italia un Paese invivibile. Secondo le stime Ue, all’intera Unione questi problemi costerebbero 6 miliardi di euro all’anno fino al 2020, per poi aumentare sempre più fino al 2060 quando il costo stimato annuale per appianare le perdite salirà a 63 miliardi.
A rischiare sarebbe anche il mare stesso. La qualità dell’acqua diminuirebbe, ci sarebbe carenza di pesce e un aumento esponenziale di alghe e meduse, uno sconvolgimento degli equilibri marini che cambierebbe anche la nostra dieta. Una dieta Mediterranea che forse non esisterebbe più, viste le sempre più continue carestie che si verrebbero a creare, ma anche un aumento delle malattie che colpirebbero di più bambini e anziani.
Uno scenario apocalittico che si vuole a tutti costi evitare, e per cui nei prossimi mesi, tra G8 di Siracusa, altri interventi, e poi quello finale di Copenaghen di dicembre, si cercherà di trovare una soluzione. L’intento è di arrivare al 2012 con un pacchetto di soluzioni definitivo e fattibile a cui tutti dovranno aderire (probabilmente si chiamerà Kyoto 2), e che partirà dal 2013 e dovrà essere l’àncora di salvezza della Terra. Sperando che non sia troppo tardi.
Fonte: [Repubblica]
Alena 1 Marzo 2017 il 2:52 am
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