Abbiamo visto in passato come alcune delle principali compagnie di assicurazione del mondo abbiano già cominciato a fare i conti con il riscaldamento globale. Ora uno studio pubblicato su Science dimostra come queste stiano già facendo affari con un fenomeno che alcuni politici e scienziati continuano imperterriti a negare. Stando ai dati raccolti, pare che a causa dei cambiamenti climatici si perdano circa 50 miliardi di dollari all’anno. Una cifra più che raddoppiata rispetto al 1980, al netto dell’inflazione.
Gli assicuratori sono diventati molto abili a quantificare e gestire i rischi del cambiamento climatico, e con la loro presenza sul mercato guidano gli sforzi più ampi nella mitigazione e nell’adattamento della società
spiega uno degli autori dello studio, Evan Mills del Lawrence Berkeley National Laboratory’s Environmental Energy Technologies Division. L’esempio più evidente è l’uragano Sandy, ma purtroppo non è l’unico. Ormai le compagnie fanno da termometro dei disastri ambientali per i forum internazionali sull’economia. Stando ai dati dello studio, basterebbe investire una cifra pari a 23 miliardi di dollari (meno della metà dei danni causati dal riscaldamento globale in un anno) in tecnologie a basse emissioni e altre politiche preventive per ridurre drasticamente l’incidenza dei cambiamenti climatici sulla vita dei cittadini.
Di recente gli assicuratori del Nord America, Asia ed Europa hanno lavorato a stretto contatto con gli scienziati per cercar di capire il grado di rischio delle polizze che stavano per andare a stipulare, e ne è risultato che il prodotto assicurativo più conveniente è simile a quello visto per le auto di recente anche in Italia. Assomiglia infatti alla promozione “paghi quanto guidi”, in cui più un automobilista guida e più paga il premio all’assicurazione. Nel nostro caso invece se una persona mette in pratica alcune indicazioni derivate dallo studio congiunto di assicuratori e scienziati, pagherebbe di meno di premio assicurativo. L’obiettivo per gli assicuratori è quello di ridurre la possibilità di disastri naturali perché altrimenti andrebbero in rovina, pur non rinunciando a stipulare contratti.
[Fonte: Sciencedaily]
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