Ci siamo occupati spesso di cambiamenti climatici in relazione all’ambiente e agli animali ma oggi trattiamo del cambio di clima in rapporto all’uomo e al suo delicato equilibrio psicologico. Una recente ricerca condotta da due psicologi americani ha evidenziato che gli effetti dei cambiamenti climatici, causati da eventi meteorologi di grande entità, come alluvioni e cicloni, e la consapevolezza che il Pianeta stia cambiando sotto i nostri occhi, e noi ne siamo i principali artefici, può determinare reazioni depressive, una sorta di “ansietà ambientale”. L’aspetto più interessante è che il fenomeno è stato registrato anche con l’aumento della temperatura globale, la causa indiretta potrebbe provocare comportamenti violenti.
La ricerca condotta da Thomas Doherty del Department of counseling psychology e Susan Clayton del Department of Psychology del College of Wooster (USA) è stata pubblicata sul periodico American psycologist. I loro studi sul cambiamento comportamentale dell’uomo in relazione ai cambiamenti climatici, e nello specifico all’aumento delle temperature, inducono i ricercatori a ipotizzare che potrebbe sussistere
Una relazione causale tra il calore e il comportamento violento, o ogni aumento nella temperatura media globale potrebbe essere accompagnato da un incremento del numero di aggressioni violente. Le previsioni consentono di indicare circa 24.000 assalti o omicidi negli Stati Uniti, ogni anno, per ogni aumento di due gradi Fahrenheit della temperatura media.
I due studiosi parlano anche di ansietà ambientale pr descrivere tutti quei comportamenti di depressione e ansia legati alla consapevolezza del mondo che cambia. La percentuale di persone preoccupate per l’ambiente è del 7% circa, mentre il 18% degli americani è indifferente alle preoccupazioni ecologiste. Il fenomeno potrebbe essere legato a quello che i due psicologi chiamano “amnesia ambientale generazionale” una specie di incapacità nel vedere i progressivi cambiamenti dell’ambiente, forse motivata dal fatto che ci si abitua alle notizie e agli eventi catastrofici e si finisce per ignorarli. I cambiamenti climatici sono anche responsabili di grandi mutamenti sociali, ad esempio a causa della scarsità delle risorse idriche. Entro il 2030 oltre il 40% della popolazione, circa 200 milioni di persone, non avrà facile accesso all’acqua e sarà costretta a migrare
Questi spostamenti forzati possono richiedere il taglio di legami emotivi nei confronti dei propri luoghi, causare la distruzione di reti sociali di supporto e il grande sforzo di tentare di mantenere la propria integrità culturale nonostante la migrazione.
[Fonte: Il Corriere della Sera]
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