Prima era Scipione, poi Caronte, ma la sostanza non cambia. L’Italia, ma anche il resto d’Europa, da oltre un mese è chiusa da una morsa di caldo che non sembra volersi fermare. E’ un caso? Secondo molti scienziati internazionali no, è colpa del riscaldamento globale. Ne sono convinti ad esempio al NASA Goddard Space Science Center di New York dove il ricercatore climatico Gavin Schmidt è giunto a questa conclusione semplicemente osservando i freddi (si fa per dire) dati.
Inverni miti e primavere afose sono sempre più comuni, ed il periodo che è andato da giugno 2011 a maggio 2012 è stato il più caldo della storia, sin da quando, nel 1880, sono cominciate le registrazioni. Secondo Schmidt però non bisogna concentrarsi soltanto sulle variazioni che si sono verificate in questo ultimo periodo, ma vanno valutate quelle sul lungo termine. Quelle come la precedente ad esempio, o come la valutazione che il 2012 potrebbe essere l’anno più caldo della storia, o che il mese di maggio scorso è stato il secondo più caldo di sempre, dopo quello del 2010.
Sono questi dati, più del picco di calore settimanale, a preoccupare gli scienziati. Una misura più evidente la dà Ronald Prinn, docente di Scienze dell’Atmosfera presso il Massachusetts Institute of Technology. I calcoli, secondo lui, vanno fatti non da un anno all’altro, in quanto molte variabili possono intervenire, ma per avere un quadro più preciso vanno fatti di decennio in decennio. Solo valutando questo lasso di tempo ci si accorge che quest’ultimo decennio è più caldo del precedente, che a sua volta era più caldo di quello prima ancora, e così negli ultimi 100 anni almeno.
Per semplificare il fenomeno siamo soliti indicare nella deforestazione e nelle emissioni da combustione delle fonti fossili le principali cause, ma ormai si è attivato un circolo vizioso in cui scaldandosi, la Terra emana biossido di carbonio che, tramite un processo batterico sulle foglie ed altri vegetali, comporta emissioni che riscaldano ulteriormente la Terra e via dicendo. Ciò significa che c’è il rischio che ad un certo punto la CO2 emessa a piccole dosi, potrebbe cominciare ad essere emessa a dosi sempre maggiori. La soluzione è interromperlo, ma per farlo, come sempre, ci vuole una collaborazione internazionale per ridurre le emissioni di gas serra. Una collaborazione che, come ha dimostrato l’ultimo meeting di Rio+20, non sembra ci sarà mai.
[Fonte: Livescience]
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