La caccia alle balene ricomincia, ancora una volta, in Islanda, e arriva la prima vittima: un maschio di balenottera comune, un esemplare da oltre 20 metri di lunghezza. Il governo di Reykjavik prevede di ucciderne fino a 180 nel corso dell’estate. 180 esemplari di una specie inserita nella Lista Rossa del rischio estinzione dell’IUCN.
La caccia alle balene è tornata in azione in Islanda. La prima vittima come detto è un maschio di balenottera comune di oltre 20 metri. Esiste un video del suo scaricamento in porto che rende l’idea di che straordinario esemplare abbia trovato per primo la morte (ma i più sensibili facciano attenzione, gli ultimi secondi del video mostrano anche le prime “lavorazioni”).
Ma contro la ripartenza della stagione di caccia alle balene in Islanda non si schierano solo ambientalisti e animalisti di tutto il mondo: grandi polemiche arrivano dagli stessi commercianti islandesi, che dati alla mano parlano dei maggiori vantaggi economici derivanti dal Whale Watching, rispetto alla caccia alle balene. Il turismo legato all’osservazione delle balene è in crescita: si stima che nel 2008 115 mila persone si siano recate sull’isola per fare whale watching.
L’Islanda ha una miniera d’oro in termini di turismo sostenibile ed ecologico, che tuttavia viene fortemente turbato, come lamentano i commercianti, dalla stagione delle balene, che coincide sostanzialmente con il momento in cui il maggior numero di appassionati di balene arriva sull’isola.
Ma non finisce qui. Le balene pescate dall’Islanda storicamente finiscono sulle tavole giapponesi, ma il mercato nipponico ha dimostrato un collasso e la carne di balena nel 2010 anziché sulle tavole di più o meno facoltosi clienti è finita con l’essere impiegata come cibo per cani (sempre in Giappone).
Di motivi per smetterla con l’assurda pratica, nel 2013, della caccia alle balene (le balenottere comuni sono minacciate d’estinzione, peraltro), ce ne sono fin troppi. Manca solo la voglia di cambiare mentalità.