Un dettagliato rapporto di Legambiente fa luce su dimensione e diffusione del bracconaggio in Italia. Un quadro preoccupante con migliaia di infrazioni registrate ogni anno.
Un fenomeno illegale largamente diffuso in tutto il paese e che ogni anno si traduce in migliaia di infrazioni. Reati ambientali in molti casi ma anche violazioni più generali di norme civili e penali. È questo l’inquietante quadro che emerge dal rapporto “I dati del bracconaggio in Italia” richiamato nelle scorse ore da Legambiente. Le cifre del documento sono eloquenti e mostrano come caccia e pesca di frodo restino pratiche molto comuni nonostante le norme che dovrebbero contrastarle.
7 anni di bracconaggio in Italia
Tra i moli dati del rapporto di Legambiente, uno permette di cogliere immediatamente la dimensione del fenomeno bracconaggio nel nostro paese. Nei sette anni che vanno dal 2009 al 2015 sono stati registrati 51.165 illeciti contro la fauna naturale, una media di circa 20 infrazioni ogni giorno. L’azione repressiva delle forze dell’ordine contro questi reati ha prodotto nello stesso periodo alla denuncia di oltre 42 mila persone (16,5 al giorno) ed ad oltre 17.500 sequestri (6,9 al giorno).
Si tratta come accennato di numeri preoccupanti che rappresentano comunque solo un sottoinsieme del totale dei reati contro la fauna. La ripartizione per regioni vede in Sicilia il verificarsi del maggior numero di infrazioni (7399 nei sette anni considerati con una media di una infrazione ogni 0,3 giorni). In Campania invece sono state registrate 6118 infrazioni, una ogni 0,4 giorni. Nel Lazio sempre tra il 2009 ed il 2015 sono state invece registrate un totale di 5681 infrazioni legate al bracconaggio.
Le regioni meno problematiche in termini assoluti si rivelano Molise, Basilicata e Valle d’Aosta. In Molise nei sette anni considerati sono stati rilevate 416 infrazioni, in media una ogni 6,1 giorni. In Basilicata le infrazioni registrate sono state invece 294 con una media di una ogni 8,7 giorni. In Valle d’Aosta infine sono state registrate solo 46 infrazioni, in media una ogni 55,5 giorni.
Spostando l’attenzione sui provvedimenti di sequestro sono invece Puglia (2523), Campania (2249) e Calabria (1876) le regioni più problematiche. All’estremo opposto si collocano invece Molise (136), Basilicata (133) e Valle d’Aosta (48).
Le cifre del bracconaggio nelle provincie
Il rapporto di Legambiente sul bracconaggio in Italia estende il suo grado di dettaglio anche a livello provinciale. In questo ambito Roma è la provincia dove si registra il maggior numero di infrazioni contro la fauna (4477 nei sette anni dal 2009 al 2015, in media una ogni 0,6 giorni). Nella provincia di Napoli si sono invece registrate 3654 infrazioni riconducibili al bracconaggio, in media una ogni 0,7 giorni. La provincia di Bari ha registrato nello stesso periodo 2142 infrazioni, in media una ogni 1,2 giorni.
Nella parte opposta della classifica si trovano invece tre provincie lombarde: Lodi, Mantova e Monza Brianza. Nella provincia di Lodi sono state rilevate solo 13 infrazioni, in media una ogni 196,5 giorni. Nella provincia di Mantova le infrazioni legate al bracconaggio sono state 9, pari a una ogni 283,9 giorni. Infine nella provincia di Monza Brianza sono state solo 6 le infrazioni contro la fauna, in media una ogni 425,8 giorni (meno di una all’anno).
Analizzando invece l’andamento dei sequestri legati al bracconaggio le tre province più problematiche si rivelano essere quelle di Napoli (1473), Bari (809) e Foggia (777). All’estremo opposto si trovano ancora le province lombarde di Mantova (9), Lodi (6), Monza Brianza (2) assieme alla provincia piemontese di Verbano Cusio Ossola (9).
Per una corretta interpretazione dei dati su base regionale e provinciale occorre comunque osservare che si tratta di valori assoluti che non sono stati cioè normalizzati rispetto alla popolazione residente. Sul sito di Legambiente è possibile scaricare i dati completi su base nazione e le ripartizioni per regioni e province.
Delitti contro la fauna
Nella presentazione dei dati del rapporto, Legambiente ha anche esposto alcune valutazioni sul contesto normativo nazionale. Secondo l’associazione ambientalista una efficace lotta al bracconaggio passa attraverso l’introduzione nel codice penale dei reati contro la fauna. Di questo scenario si era già discusso in sede parlamentare durante i lavori della così detta ‘legge sugli ecoreati’ pubblicata in Gazzetta Ufficiale nel maggio dello scorso anno.
Proprio la Legge 22 maggio 2015, n. 68 “Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente” ha apportato alcune modifiche al Codice Penale introducendo o rafforzando i concetti giuridici di Inquinamento ambientale, Disastro ambientale e Aggravante ambientale. Un ulteriore intervento rafforzativo della normativa potrebbe ora arrivare, spiegano la Legambiente, dalla definizione dei ‘delitti contro la fauna’. Questo strumento potrebbe rendere più efficace l’azione sul territorio delle Forze di Polizia e nei tribunali il lavoro delle Procure.
Lotta al bracconaggio anche alla CoP17
In questi giorni il tema del bracconaggio è stato al centro anche del dibattito internazionale durante i lavori della 17esima Conference of the Parties to CITES (CoP17) che si conclude oggi. A Johannesburg rappresentati provenienti da molti paesi del mondo hanno deciso di rafforzare la collaborazione nel contrasto del bracconaggio e del commercio illegale di fauna selvatica.
Commentando i lavori di Johannesburg, il WWF Italia parla di un grande successo nella battaglia per la protezione della fauna selvaggia. Nuove misure di contrasto al commercio illegale dell’avorio e del corno di rinoceronte sono tra i risultati più importati raggiunti alla CoP17.
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Latasha 29 Marzo 2018 il 3:33 am
That’s a nicely made answer to a chnellaging question