Nella giornata di ieri stavo seguendo il telegiornale, quando un annuncio mi ha raggelato il sangue nelle vene. L’Autorità per l’energia ha annunciato che dall’inizio di luglio le bollette dell’elettricità costeranno lo 0,5% in meno rispetto a giugno 2010, ma avverte l’Authority:
L’ultima riduzione sarebbe stata superiore se non si facesse sentire il crescente impatto degli oneri per i sussidi alle fonti rinnovabili che, per legge, fanno parte della bolletta.
A questo punto una persona dotata di buon senso avrebbe già spento il televisore. Ma come si fa a manovrare fino a questo punto l’informazione? Si tratta evidentemente di una strategia di marketing tra le più subdole che solo un Governo pro-nucleare e pro-petrolio potrebbe mettere in atto senza alcuna vergogna. Dopo il salto vi spieghiamo il perché.
Nel 1992 è stato istituito il cosiddetto “Cip6“, un sistema per cui è previsto un prelievo dalla bolletta elettrica di una piccola percentuale per finanziare la ricerca e gli investimenti nelle energie rinnovabili. Qualche anno più tardi il Governo Berlusconi introdusse, di fianco alla dicitura “rinnovabili” la parola “e assimilate”. Quello diventò il colpo di grazia per le energie pulite in Italia. Nel Cip6 da quel momento entrò di tutto, dai finanziamenti agli inceneritori (chiamati con il nome più “accettabile” di termovalorizzatori) al nucleare, i quali si divorano gran parte dei finanziamenti destinati alle rinnovabili.
Un esempio? Nel 2006 i cosiddetti finanziamenti alle rinnovabili ammontavano a 4 miliardi di euro, ma solo 1,2 furono effettivamente destinati alle vere rinnovabili (solare, eolico, ecc.), mentre 2,8 miliardi andarono perlopiù agli inceneritori. Nel 2008 la situazione peggiora, in quanto dei 2,3 miliardi di euro prelevati, appena 0,95 sono finiti negli investimenti riguardanti le vere rinnovabili, e quasi tutto il resto è stato investito in ricerca e sviluppo del nucleare. Dopo di allora c’è stato, tra gli altri provvedimenti scandalosi, il vergognoso accordo con la Francia, in cui Sarkozy ci vendeva a caro prezzo i suoi scarti che Berlusconi accoglieva a braccia aperte pagandoli con i soldi degli italiani, o meglio, con i soldi destinati alle rinnovabili.
Ma non finisce qui. Si può pensare che almeno l’Italia investa nella ricerca. Ed invece scopriamo che nel 1987 il nostro Paese investiva addirittura di più rispetto a quanto non investa oggi: 144 milioni di dollari contro i 67 del 2006, mentre ovviamente la ricerca sui combustibili fossili è aumentata, passando dai 15 milioni di dollari degli anni ’80 ai 53 dei giorni nostri.
Inoltre la maggior parte degli investimenti nelle strutture destinate alle rinnovabili viene effettuato da privati o dall’Enel, che è in parte privata, mentre ogni singolo centesimo che finisce in progetti per il nucleare viene sborsato dallo Stato. Non ci venite a dire quindi che la bolletta elettrica costerebbe meno se non fosse per le rinnovabili, perché non ci crede nessuno.
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