Abbiamo parlato spesso in passato dell’opportunità di continuare ad usare la plastica senza però dover inquinare. Per farlo, l’ingrediente essenziale era fare a meno del petrolio. Un’università americana oggi apre delle nuove prospettive per raggiungere quest’obiettivo.
Hanno infatti inventato una bioplastica, o plastica “alternativa”, che ha tutti i vantaggi della plastica derivata dal petrolio, ma senza gli effetti negativi come ad esempio la biodegradabilità che avviene in centinaia di anni. Anche le materie plastiche vegetali che sono state pubblicizzate come alternativa verde non sono poi così ecologiche come sembrava all’inizio, poiché si basano sull’agricoltura ad alta intensità energetica, ad esempio nella produzione del mais, e metodi di riciclaggio che richiedono altrettanta energia ad alta intensità. E allora ecco la soluzione: utilizzare due ingredienti primari come il latte e l’argilla.
I ricercatori della Case Western Reserve University hanno creato una nuova plastica biodegradabile, proveniente dalla lavorazione della proteina caseina, presente nel latte, mescolata con argilla ed il carboidrato gliceraldeide. Il risultato è una sostanza che può essere adattata per qualsiasi cosa, dai cuscini al confezionamento dei prodotti. In pratica quello che fa oggi la plastica.
Secondo i ricercatori, circa l’80% delle proteine del latte vaccino sono caseina, già oggi usata per produrre adesivi. L’aggiunta di argilla e la molecola reattiva gliceraldeide rafforza il composto, e la liofilizzazione rimuove l’acqua in eccesso. La plastica schiumosa che se ne ricava viene poi lavorata in un forno per ottenere un materiale che può andar bene a fini commerciali, ma può abbattere di ben il 33% il materiale che finisce in discarica.
La biodegradabilità della nuova bioplastica è un grande vantaggio, ma quando si guarda all’impatto delle materie plastiche in discarica e negli ambienti marini, ci si accorge che il latte non è esattamente un ingrediente completamente pulito in quanto l’industria lattiero-casearia ha un enorme impatto ambientale, e non è esente dall’inquinamento delle acque, oltre che dai problemi derivanti dalle famigerate emissioni di gas ad effetto serra provenienti dalle mucche. Eppure pare inutile fare un confronto con il grado di inquinamento del petrolio. Non è ancora la soluzione, ma un interessante passo in avanti.
I risultati dello studio sono stati pubblicati su Biomacromolecules.
[Fonte: Treehugger]
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