Abitazioni in legno e pietra per ricostruire Haiti in maniera economica, rapida e sostenibile. E’ questo l’obiettivo dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa) e del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) che si sono uniti in un nuovo progetto, denominato “ReparH”, in modo da restituire alle popolazioni dell’isola caraibica colpite dal terremoto, delle abitazioni eco-friendly nel minor tempo possibile.
Realizzato da Università e Scuola superiore di architettura CRATerre-Ensag di Grenoble con la ong Misereor, il progetto ha come obiettivo mettere a punto un “sistema costruttivo misto con telaio in legno e muratura di pietra”, in modo da fornire abitazioni che, come principale caratteristica, abbiano l’antisismicità.
Finora non sono mai stati realizzati studi sul comportamento di strutture miste di questo tipo in caso di sisma: non esistono dati sperimentali né modelli a fortiori. I nostri test di misura delle prestazioni meccaniche saranno dunque la prima base scientifica per fornire gli strumenti tecnici con cui migliorare gli edifici esistenti e costruire quelli nuovi
ha spiegato Ario Ceccotti, direttore Ivalsa-Cnr. I due istituti stanno elaborando le ultime sperimentazioni e, superato l’ultimo test, avvieranno la costruzione delle prime abitazioni. Haiti servirà da “laboratorio” per testare e migliorare il progetto, il quale potrebbe successivamente arrivare anche in Europa ed in Italia, dove abbiamo davvero bisogno di abitazioni antisismiche, come dimostrato in seguito al terremoto de L’Aquila.
Le soluzioni tecniche adottate per gli edifici non sono le migliori in assoluto ma rappresentano un buon compromesso tra performance, tecnologie costruttive locali e restrizioni socio-economiche. Il legno per gli haitiani è un materiale costoso, quindi dobbiamo utilizzarne in misura ridotta e delle qualità più comuni. Il restante materiale è costituito da pietra e tufo, largamente presenti sul posto
ha aggiunto Florent Vieux-Champagne dell’Università di Grenoble, il quale sottolinea che, anche se si tende a costruire abitazioni antisismiche, non si deve mai perdere di vista l’obiettivo principale, che è quello di utilizzare materiali sostenibili e soprattutto a chilometro zero, specie quando si tratta di un’isola che, per definizione, di materiali ne ha ben pochi.