Architetti e ingegneri di tutto il mondo si sono lanciati una sfida da qualche anno: trovare nuove strade per far sviluppare il campo dell’edilizia in bioedilizia. L’intento non è quello che qualcuno chiede di smettere di costruire, ma costruire in modo più sostenibile. L’ultimo appuntamento in cui sono state mostrate le idee più innovative è stato il Klimahouse di Bolzano, la Fiera Internazionale della Bioedilizia in cui i progetti più importanti di tutto il mondo vengono presentati al pubblico ogni anno.
Tra di essi ce n’è uno molto interessante, presentato da Erich Trevisiol, docente di Progettazione sostenibile all’Università Iuav di Venezia, il quale sostiene che il futuro potrebbe essere nella canapa. Stando alle sue parole infatti, questa pianta permetterebbe
di risparmiare il 90 per cento di acqua rispetto a quella necessaria nel caso del cemento e poco meno di un terzo dell’energia. La canapa vuol dire poterla coltivare e produrre davanti al cantiere, in modo da poter avere la materia prima davvero a chilometri zero
ha spiegato il docente. Uno dei problemi dell’edilizia moderna è infatti lo spreco di risorse. Il 40% dei consumi di energia in Italia ad esempio finisce proprio in questo settore, mentre si consumano un terzo delle risorse naturali e un quinto dell’acqua solo per costruire palazzi e case. Per non parlare delle emissioni di anidride carbonica che derivano dai materiali inquinanti utilizzati: il 40% del totale nazionale.
Per questo urge un sistema di costruzione tutto nuovo e più sostenibile. Alcuni hanno pensato di compensare con tecniche per sfruttare meglio l’irraggiamento solare, rendendo le case passive; altri le rendono attive producendo energia dai pannelli sul tetto o da sistemi geotermici. Quasi nessuno finora aveva invece pensato ad intervenire sul “regno” del cemento che può invece essere sostituito con qualche materiale naturale. Magari non tornare ai tempi dei nostri antenati che costruivano le case in argilla, ma la tecnologia moderna permette dei veri e propri miracoli.
Photo Credits | Getty Images
Paolo Castellari 4 Marzo 2013 il 6:39 pm
Ritengo l’argomento estremamente interessante sia par un ritorno alla coltivazione della canapa nelle zone vocate, sia per un’edilizia effettivamente bio. Mi piacerebbe poter visionare gli studi del Prof.Trevisiol anche sul comportamento statico degli elementi costruttivi con la canapa