Biodiversità e specie sconosciute: se vogliamo avventurarci alla ricerca di nuovi organismi non è necessario prenotare una vacanza nella giungla, è sufficiente esplorare il nostro ombelico. Strano ma vero. Siamo abituati a pensare all’ambiente come ad un’entità vasta che ci circonda, agli animali ben visibili e dimentichiamo che anche il nostro corpo può essere un ambiente ospite per particelle di vita minuscole, alcune ancora inesplorate. Ne sono convinti i biologi coinvolti nel progetto Belly Button Biodiversity. Sappiamo molto poco degli organismi che ospitiamo sulla nostra pelle eppure ognuno di noi ha una sorta di giungla microbica addosso: un universo colorato, ricco, dinamico tanto che, con molta probabilità, spiegano gli autori, il corpo ospita specie che nessuno scienziato ha mai studiato.
L’ombelico, a conti fatti, potrebbe rappresentare una delle ultime frontiere biologiche. I ricercatori hanno effettuato delle vere e proprie spedizioni di ricognizione, esplorando l’ombelico di un campione di volontari. Viaggi così vicini eppure così affascinanti durati diversi mesi per scoprire cosa si nasconde in queste piccole caverne umane. Tramite l’analisi del DNA hanno esaminato i microbi rilevati all’interno scoprendo, pensate un po’, che ben 662 erano sconosciuti alla scienza e che dalla loro individuazione si può apprendere molto sulla biodiversità microbica.
Inutile dire che i risultati della ricerca hanno sorpreso gli stessi scienziati. Jiri Hulcr, coordinatore dello studio, spiega che i dati raccolti rendono evidente l’ignoranza che ancora persiste sulla diversità microbica. Un universo da esplorare così vicino eppure ancora così trascurato e sconosciuto. L’uomo è andato nello spazio, ha perlustrato i fondali più profondi degli abissi oceanici ma non ha sbirciato nel suo ombelico!
Chi se lo aspettava che il nostro ombelico nascondeva così tante varietà e specie? Secondo gli autori la cifra identificata è inferiore a quello che si potrebbe ancora scoprire approfondendo queste perlustrazioni. E ora che la strada è tracciata difficilmente i ricercatori trascureranno nuovamente una cavità all’apparenza banale ma che in realtà è un pozzo di biodiversità. Che l’esplorazione abbia inizio!
[Fonti: The Washington Post; wildlifeofyourbody.org; Treehugger]