Le aree protette sono state considerate finora l’ultimo baluardo per salvare diverse specie animali e vegetali dall’estinzione. Ma un recente studio internazionale ha notato che purtroppo non sempre sono efficaci. Anzi, anche lì la situazione si sta rendendo critica. A dimostrarlo è uno studio realizzato dal Museo delle Scienze di Trento, in collaborazione con l’Università James Cook del Queensland, in Australia, ed oltre cento istituti per un totale di 200 ricercatori, pubblicato su Nature.
Secondo i loro risultati, molte delle aree protette del mondo stanno fallendo. Le aree prese in considerazione sono state 60, tra cui anche il Parco Nazionale dei Monti Udzungwa in Tanzania di cui da anni si sta occupando l’istituto trentino, e di queste purtroppo soltanto la metà stanno riuscendo a mantenere le promesse, mentre una trentina circa non sono state in grado di proteggere a dovere tutte le specie che ospitavano.
Le aree protette sono vere e proprie “arche” per la biodiversità. Molte di quelle studiate, però, stanno per “affondare”, pur costituendo la nostra ultima speranza di mantenere in vita le foreste tropicali e la loro straordinaria biodiversità
ha spiegato William Laurance, della James Cook University di Cairns, Australia e dello Smithsonian Tropical Research Institute di Panama, e coordinatore dello studio. La ricerca ha analizzato 60 aree protette in Africa, Asia e America negli ultimi 20-30 anni e la conclusione è stata che oltre ad alcuni gruppi in difficoltà, a rischiare sono intere specie, in particolare i grandi predatori e gli altri mammiferi di grande taglia, molti primati, gli alberi della foresta primaria, pesci di acqua dolce e anfibi.
Le cause, alla fine, sono sempre le stesse. La prima in assoluto è il disboscamento che avviene in maniera illegale in queste zone teoricamente protette. Ma ci sono anche gli incendi, il sovra-sfruttamento delle risorse e la caccia. A questi fattori a cui siamo abituati poi si aggiunge anche la mano dell’uomo che, per il suo impatto diretto o per quello indiretto (come i mutamenti climatici) dà il colpo di grazia ad una situazione già pericolante.
Secondo Francesco Rovero, responsabile del Museo di Trento, l’85% delle foreste considerate ha perso una parte importante della propria superficie, mentre solo il 2% ha fatto registrare un incremento. Insomma, se non ci sforziamo a proteggere le aree protette, sarà inutile averle istituite.
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