Da alcuni giorni l’italiana Eni ha iniziato la commercializzazione di un nuovo carburante denominato Eni Diesel + e caratterizzato dal 15% di componente rinnovabile. Questo prodotto ha ridestato anche in Italia l’attenzione attorno ai biocarburanti grazie ad una serie di innovazioni che hanno permesso di aumentare la componente biologica rispetto al biodiesel tradizionale senza ereditarne le limitazioni tecniche.
Cos’è il biodiesel
Come si intuisce già dal nome il biodiesel è un carburante ottenuto da fonti biologiche e rinnovabili come gli oli vegetali ed assimilabile per caratteristiche tecniche al gasolio ottenuto dalla raffinazione del petrolio. Proprio per queste ragioni il biodiesel può essere utilizzato per l’alimentazione di un motore diesel apportando un una serie di vantaggi in termini di riduzione delle emissioni, biodegradabilità e sostenibilità produttiva.
Per la produzione di biodiesel possono essere utilizzati vari processi e trattamenti che modificano la struttura di un olio vegetale fino a produrre un liquido con caratteristiche idonee all’uso in un ciclo diesel. Tra gli oli vegetali usati come base biologica c’è ad esempio quello di colza ma esperimenti sono stati condotti anche su oli prodotti da alghe.
Per via della produzione limitata l’uso di biodiesel puro (il così detto BD100) non è mai arrivato alla fase di commercializzazione ordinaria. Al contrario il gasolio tradizionale è spesso addizionato con una frazione di biodiesel che può raggiungere il 5% (BD5). Questa composizione ha peraltro il pregio di restituire potere lubrificante al carburante andando a sostituire l’azione dello zolfo la cui presente è stata a più riprese limitata dalle normative europee.
Il nuovo biodiesel di Eni nasce a Venezia
In questo contesto generale il nuovo Eni Diesel + si distingue anzitutto proprio per la composizione in cui la parte ‘rinnovabile’ sale al 15%, tre volte più del normale gasolio addizionato con biodiesel. Per ottenere questo risultato Eni ha sviluppato a partire dal 2006 nei laboratori di San Donato Milanese una nuova tecnica produttiva denominata Ecofining. Con questo processo si realizza una idrogenazione degli oli vegetali che elimina completamente l’ossigeno contenuto nella materia prima producendo un idrocarburo compatibile con il gasolio fossile e denominato “Green Diesel”. Per la produzione del Diesel +, il Green Diesel è quindi aggiunto al gasolio tradizionale nelle proporzioni che sopra riportate.
Proprio l’eliminazione dell’ossigeno ottenuta grazie alla tecnologia Ecofining permette di incrementare la percentuale di Green Diesel nel carburante alla pompa senza effetti indesiderati. Anzi il nuovo Eni Diesel + viene proposto come carburante di fascia premium in grado di offrire una serie di vantaggi significativi rispetto al diesel tradizionale. Il nuovo carburante di Eni migliora il processo di combustione mantenendo puliti gli iniettori e quindi allungando la vita del motore. L’elevato numero di cetano riduce la rumorosità del motore e migliora le partenze a freddo. La specifica composizione dell’Eni Diesel + infine migliora l’efficienza del motore riducendo i consumi fino al 4%.
La produzione del Diesel + avviene a Venezia dove Eni ha lavorato alla conversione di una raffineria petrolifera in una bioraffineria che impiega la tecnologia Ecofining.
I vantaggi per l’ambiente
I dati pubblicati da Eni mostrano come il nuovo carburante Eni Diesel + abbia positive ricadute anche a livello ambientale che vanno ben oltre il semplice impiego di oli vegetali nel processo di Ecofining (v. immagine). La migliore sostenibilità del ciclo produttivo permette una riduzione delle emissioni CO2 in media del 5%. L’uso del nuovo carburante inoltre permette di ridurre le emissioni inquinanti dei veicoli fino al 40% per quanto riguarda idrocarburi incombusti e ossido di carbonio e fino al 20% per quanto riguarda il particolato. La distribuzione del nuovo Eni Diesel + è prevista in oltre 3500 stazioni di servizio su tutto il territorio nazionale.
La lunga storia dei biocarburanti
Il biodiesel tradizionale così come il Green Diesel di Eni fanno parte di una più grande famiglia di biocarburanti prodotti a partire da sostanze vegetali. Per i motori a ciclo Otto, solitamente alimentati a benzina, ha trovato ampia diffusione soprattutto il bioetanolo che può essere prodotto da biomasse come la canna da zucchero o la cellulosa. Il bioetanolo può essere addizionato in quote variabili alla benzina di origine fossile senza dover apportare modifiche al motore.
Introducendo opportune modifiche ad un motore a benzina tradizionale è anche possibile utilizzare come carburante il solo bioetanolo. Queste unità propulsive denominate Motore Flex hanno avuto grande diffusione in alcuni paesi tra cui il Brasile dove una parte rilevate del parco auto adotta questo genere di tecnologia.
Rientra tra i biocarburanti anche il così detto bioidrogeno, espressione che individua l’idrogeno prodotto a partire da processi biologici. Pur essendo un combustibile dal potenziale molto elevato, l’idrogeno ha trovato finora spazi limitati nell’uso quotidiano sia per via del suo costo produttivo che per le difficoltà di trasporto e stoccaggio. Gli studi sulla produzione di bioidrogeno sono in gran parte finalizzati proprio al superamento di questi fattori.
Photo Credits | Eni
Simone Marcantoni 22 Gennaio 2016 il 10:13 pm
Buona sera la mia domanda è questa : i motori Disel con scritta sul tappo del serbatoio (NO BIO DISEL ) possono essere alimentati con il nuovo Disel + cioè il GREEN DISEL ? GRAZIE.