Nonostante le polemiche derivanti dalle fonti più comunemente usate per produrli, i biocarburanti continuano a crescere, e nel 2010 la loro produzione ha fatto registrare il record storico di 105 miliardi di litri in tutto il mondo, polverizzando il record dell’anno precedente di 90 miliardi. Non ci sorprenderemmo se anche l’anno prossimo assistessimo a numeri ancora superiori.
A dare una spinta al comparto è sicuramente il continuo aumento del costo del petrolio che ha costretto le aziende di tutto il mondo a cercare altre vie. Quella più pubblicizzata è sicuramente quella rinnovabile, ma anche i biocombustibili sono molto presi in considerazione, anche perché sono spesso più rodati, visto che in alcuni Paesi come il Brasile vengono utilizzati da anni per alimentare circa un terzo delle automobili.
Stati Uniti, Cina, Argentina e Canada sono i nuovi mercati in cui si sta espandendo questa “febbre del biocombustibile”, secondo una ricerca condotta dal Worldwatch Institute. Nel 2010 il Paese di Obama ha staccato il concorrente brasiliano arrivando a produrre più della metà del biocarburante mondiale, il 57% per la precisione, anche se per la maggior parte viene esportato. Ma anche l’Europa fa la sua parte.
Negli Stati Uniti, la produzione record di biocarburanti è attribuita in parte al prezzo del petrolio, che ha incoraggiato molte grandi compagnie petrolifere, tra cui Sunoco, Valero, Flint Hills, e Murphy Oil, ad entrare nell’industria dell’etanolo. Sebbene gli Stati Uniti e Brasile siano i leader mondiali dell’etanolo, il più grande produttore di biodiesel è l’Unione europea, che ha generato il 53% di tutto il biodiesel nel 2010. Tuttavia, possiamo vedere alcuni Paesi europei passare dal biodiesel all’etanolo perché una recente relazione della Commissione europea afferma che le colture di etanolo hanno un contenuto energetico superiore al biodiesel, che le rende le fonti più efficienti del carburante
ha spiegato Alexander Ochs, direttore del programma Clima ed Energia dell’istituto. Ma nonostante le pressioni degli ambientalisti, sono ancora le colture alimentari le più utilizzate per la produzione di biocarburanti. In particolare è il mais ad essere coltivato con questo scopo (in particolar modo negli Usa), seguito dalla canna da zucchero (Brasile) e soia (Argentina). Il futuro però non vedrà le colture alimentari dedicate tutte a questa produzione in quanto l’EPA ha deciso di favorire l’utilizzo di fonti non commestibili, come i rifiuti della lavorazione del legname. Una pratica che ci si augura venga adottata anche dal Brasile dove, per far posto alle piantagioni di canna da zucchero, la deforestazione sta aumentando sempre più.
stefano 1 Settembre 2011 il 2:37 pm
e la canapa no????sarebbe la piu efficace e veloce e riassesta i terreno!
Paola P. 2 Settembre 2011 il 10:09 am
sì anche la canapa è ottima, io guardo con più interesse a quelli prodotti dalle alghe però… mi sembra un’ottima risorsa…