Proprio ieri parlavamo della possibilità per i biocarburanti di raggiungere e, perché no, un giorno scavalcare la commercializzazione dei carburanti tradizionali. Ieri ci siamo incentrati sul legno come fonte, ma se la fonte principale fossero le alghe? Sono anni che il mondo scientifico ha individuato in questi organismi semplici una importante fonte di energia, ed ora i ricercatori della Iowa State University hanno scoperto un metodo genetico che è in grado di aumentare l’efficienza di questa biomassa dal 50 all’80%.
La “svolta” deriva dall’espressione di alcuni geni delle alghe che aumentano la quantità di fotosintesi della pianta, che conduce a più biomassa.
La chiave di questo aumento della biomassa è una combinazione di due geni che aumentano la conversione fotosintetica del carbonio nella materia organica del 50% rispetto al tipo selvatico in condizioni di arricchimento dell’anidride carbonica
ha spiegato Martin Spalding (in foto), docente presso il Dipartimento di Genetica, Sviluppo e Biologia Cellulare e preside associato per la ricerca e gli studi universitari presso la Facoltà di Arti Liberali e delle Scienze dell’Università dell’Iowa. Questa tecnologia brevettata è disponibile su licenza dalla Iowa State University Research Foundation, che ha anche fornito i fondi per lo sviluppo tecnologico. Una mossa importante che apre allo sviluppo massiccio dei biocarburanti, spera Spalding, anche per far avvicinare i prezzi di questi carburanti puliti a quelli tradizionali.
Ma in cosa consiste questo metodo? In natura, le alghe hanno una crescita limitata perché non ottengono abbastanza anidride carbonica dall’atmosfera. Negli ambienti che hanno livelli relativamente bassi di anidride carbonica, come l’aria nell’atmosfera terrestre, due geni nelle alghe, LCIA e LCIB, vengono espressi, o accesi, per aiutare con la cattura e l’utilizzo della CO2 per mantenere in vita e far crescere le alghe. Nel loro metodo viene fornita una quantità molto elevata di anidride carbonica, in modo che i due geni possano “spegnersi” in quanto la pianta otterrebbe già abbastanza nutrimento. In questo modo la pianta fa meno “fatica” non dovendo tenere accesi i geni, e cresce di più, si calcola del 50-80% almeno rispetto al normale.
Infine il metodo inventato da Spalding utilizza alcuni geni mutati che possono “istruire” le alghe a produrre più olio, invece dell’amido. Di conseguenza viene prodotta più biomassa, e dunque l’efficienza di questa fonte aumenta notevolmente, abbassando i costi.
[Fonte e foto: Sciencedaily]
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