I biocarburanti sono destinati a far discutere ancora per molto tempo. Quelli a base di colture alimentari sono generalmente una cattiva idea, soltanto che essendo stati i primi ad essere inventati, nell’immaginario comune la parola biocarburante viene associata alle colture di olio di palma e simili, dannosi per l’ambiente e l’economia. La competizione con la produzione di cibo, l’aumento del prezzo di molte materie prime che sono già costose e tante altre problematiche hanno portato la scienza a spostare l’attenzione verso altre materie prime, e la migliore sembra essere l’alga marina.
Secondo la Association of American Physicians and Surgeons (AAPS), l’aumento di produzione di biocarburanti previsto in Europa e negli Stati Uniti potrebbe portare a quasi 200.000 decessi in più nei Paesi più poveri nei prossimi anni. Per questo puntare sulle fonti non alimentari di biomassa, come le alghe, diventa quasi una scelta obbligata. Su Discovery News si legge:
Crescono molto velocemente, secondo quanto dice Yannick Lerat del Centro di ricerca tecnica sulle alghe di Pleubian, Francia. La quantità di materia organica è in grado di produrre ogni anno 10 volte in più di quello che potete trovare nei terreni agricoli senza organismi geneticamente modificati.
Come nel caso delle piante terrestri, i carboidrati contenuti nei tessuti delle alghe possono essere convertiti in vari tipi di carburanti. Essi possono essere bruciati attraverso un processo noto come pirolisi e fermentato con i batteri in etanolo, oppure trasformati in metano attraverso la digestione anaerobica, possono essere utilizzati per la propulsione dei motori. Le alghe inoltre hanno bisogno soltanto di acqua, non devono produrre lignina perché non devono stare in piedi contro la gravità, come le piante terrestri, e resistono alla degradazione, uno dei principali ostacoli del portare i biocarburanti terrestri ricavati dalla biomassa, come stocchi di mais o di colture arboree, sul mercato. In definitiva tutto ciò rende più facile convertire alghe in combustibili, hanno concluso i ricercatori.
Non c’è dubbio che la maggior parte dei trasporti terrestri sarebbe più ecologica se elettrificata (sempre che l’elettricità sia prodotta da rinnovabili), in quanto il motore a combustione interna produce emissioni sotto forma di calore rispetto ai motori elettrici, ma i biocarburanti potrebbero essere utilizzati per i viaggi aerei, dove la densità di energia è cruciale e i combustibili liquidi sarebbero decisamente più sicuri della batteria elettrica. Non si capisce come mai invece le aziende del settore continuino a puntare sul vecchio tipo di fonti di biocombustibili.
[Fonte: Treehugger]