La Clinton Global Initiative 2010 (una manifestazione indetta dalla famiglia Clinton per fare il piano sullo stato energetico ed economico mondiale) è in pieno svolgimento, ed ha messo in comunicazione capi di Stato e gruppi no-profit al fine di unire le forze per creare programmi filantropici per salvare il pianeta.
L’incontro, arrivato quest’anno alla seconda edizione, si è incentrato sul tema delle catastrofi, ed in particolare sulle calamità naturali. Un atto dovuto visto quello che sta succedendo negli ultimi mesi, dalle inondazioni in Pakistan alle ondate di caldo in Russia che hanno devastato il Paese con gli incendi. Bill Clinton ha colto l’occasione per notare il legame tra le calamità naturali e i cambiamenti climatici.
L’ex Presidente degli Stati Uniti ha sottolineato come il riscaldamento globale è destinato ad aumentare la frequenza delle catastrofi naturali come inondazioni, ondate di caldo, e uragani. Ha detto infatti che
l’incidenza delle devastanti calamità naturali accelererà in tutto il mondo con il mutare del clima.
Notando il collegamento tra le calamità naturali e la devastazione economica, ha poi evidenziato l’esitazione di alcuni governi nell’agire per mitigare il cambiamento climatico a causa degli alti costi. Il problema è proprio qui, e lo fa notare portando ad esempio la politica americana secondo cui
ogni pezzo della politica climatica che sia mai stata elaborata negli Stati Uniti ha dovuto affrontare le critiche degli oppositori perché è troppo costoso. Non possiamo permetterci di pagare un po’ più in bollette energetiche. Tanti lievi costi aggiuntivi possono far deragliare l’economia.
Il problema, fa notare Clinton, è che questo modo di ragionare non tiene conto del fatto che l’impatto del cambiamento climatico sarà molto più costoso dei provvedimenti che si prenderanno per evitarlo. Queste catastrofi degli ultimi tempi sono solo la punta dell’iceberg, considerando i costi di trasferimento delle risorse e delle collettività in posti dove il clima è più ospitale, l’impatto sulle operazioni agricole globali (vedi l’ondata di caldo in Russia che ha decimato la produzione di cereali), e la necessità di far fronte all’incremento del livello del mare per le città costiere. Tutti costi incalcolabili in termini sia economici che umani, che la lotta all’inquinamento potrebbe evitare.
Fonte: [Treehugger]
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