Fino a qualche anno fa sembrava impossibile che dei perfetti sconosciuti potessero condividere la stessa bicicletta. Ma gli inventori del bike-sharing ci avevano visto giusto e, alla lunga, hanno avuto ragione. Dai turisti che visitano il centro storico delle principali capitali mondiali ai lavoratori che si recano in ufficio anche nelle città meno attraenti, il fenomeno del bike-sharing ha contagiato davvero tutto il pianeta. Secondo gli ultimi dati in tutto il mondo oggi si contano 500 programmi di condivisione delle biciclette presenti in 49 Paesi.
Si tratta di numeri eccezionali se consideriamo che nel 2000 solo 6 città avevano introdotto questo sistema. Le città lungimiranti che per prime hanno introdotto le bici comuni oggi vantano una mobilità tra le più sostenibili al mondo. Persino nell’inquinatissima Cina c’è una città, Hangzhou, in cui l’aria è più respirabile grazie all’abbandono delle auto in favore delle biciclette. Non a caso Hangzhou è considerata la città più felice dell’intera nazione.
Gli effetti positivi sono tantissimi e vanno da una minore congestione del traffico ad una riduzione dell’inquinamento, ma ci sono anche effetti sul fisico visto che facendo moto, vengono ridotti tutti i problemi legati alla sedentarietà e si riduce anche il tasso di obesità. In questo periodo di crisi poi ne risente anche il portafoglio perché con un abbonamento di poche decine di euro all’anno si risparmia benzina e persino l’auto stessa di cui, almeno chi vive in città, può farne a meno.
Complessivamente si stima che le biciclette che entrano in uno dei cinquecento programmi di bike sharing siano all’incirca mezzo miliardo, in un fenomeno che il consigliere per il trasporto urbano dell’Earth Policy Institute Peter Midgley ha definito “la crescita più rapida di qualsiasi modalità di trasporto nella storia del pianeta”. Anche se il fenomeno ha preso piede negli ultimi anni, non è poi così nuovo. La prima città al mondo ad adottarlo fu Amsterdam nel lontano 1965, quando il Comune mise a disposizione dei suoi cittadini 50 biciclette. Non per altro oggi la capitale olandese è una delle città con il più alto tasso di biciclette del globo.
Dopo i primi esperimenti olandesi, negli anni ’90 anche la Danimarca cominciò ad adottare il primo sistema di bike-sharing con il Bycyklen di Copenaghen. Un sistema che è durato fino al 2012 quando ha chiuso per essere sostituito da uno più efficiente e moderno. Il Bycyklen ha contribuito a raggiungere un tasso di mobilità ciclabile nella città del 36% (da noi sarebbe impossibile), e l’obiettivo con il nuovo sistema è di arrivare al 50%. Dopo la Danimarca è stata la volta della Francia e poi dell’Italia, dimostrazione che da questo punto di vista l’Europa ci crede molto di più del resto del mondo. I dati del 2013 parlano infatti di 500 programmi in tutto il mondo, di cui quasi 400 presenti nel Vecchio Continente, un centinaio in Asia e Oceania ed una manciata negli Stati Uniti, Canada e nell’America Latina.
Anche se viene da pensare che il più grande sistema di bike-sharing del mondo sia quello francese con il Paris-Velo o Velib, in realtà è la Cina a battere tutti con il programma della città di Wuhan che comprende la bellezza di 90 mila biciclette, mentre Parigi ne ha circa 10.000. Anche l’Italia fa la sua parte essendo il Paese che ha il maggior numero di città che ha intrapreso questo tipo di programma, 47, anche se la maggior parte prevedono solo poche decine di bici. Insomma, da solo il nostro Paese ha più programmi di bike sharing dell’America. Una bella soddisfazione.
[Fonte: Treehugger]
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