Qualche giorno fa vi avevamo riportato di uno studio dell’Istat che aveva realizzato il BES, l’indicatore del Benessere Equo e Sostenibile che sarebbe dovuto essere tenuto in considerazione in sede di studio delle politiche economiche e sociali da intraprendere in un Paese come l’Italia in cui il tradizionale strumento del PIL ormai non serve più perché non indica affatto la felicità dei cittadini. Ora l’Istat ha pubblicato il suo rapporto definitivo per l’anno 2013. Andiamo ad analizzarlo.
Per chi lo volesse consultare, a questo link trova quello completo. Noi invece ora analizzeremo soltanto gli aspetti che ci interessano, ovvero quelli che riguardano l’ambiente. All’inizio del capitolo che riguarda questa tematica compare la scritta
il benessere delle persone è strettamente collegato allo stato dell’ambiente in cui vivono, alla stabilità e alla consistenza delle risorse naturali disponibili.
In queste poche parole è racchiuso non solo il motivo per cui è stato realizzato questo rapporto, ma in pratica anche la ratio del nostro intero lavoro su questo sito. Ma come sta l’Italia? A quanto pare la situazione al 2013 è contraddittoria, nel senso che in alcune zone va bene, visto ad esempio l’incremento del verde urbano, ma in altre la situazione peggiora, in particolare per il dissesto idrogeologico. Per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse, mentre l’acqua potabile si mantiene sulla media europea, si nota come potrebbe essere ridotto lo spreco visto che la rete idrica, è il caso di dirlo, fa acqua da tutte le parti.
L’aspetto negativo arriva dall’inquinamento atmosferico, con il PM10 che è in aumento un po’ in tutte le grandi città. Di contro però aumenta l’utilizzo delle rinnovabili che è superiore alla media europea. Sulla cartina dell’Italia si nota come la percentuale di verde urbano (spazi verdi all’interno delle città) sia ben distribuito un po’ in tutto il Paese, ed è raro trovare qualche Regione con poco verde. In questo caso i migliori sono Emilia Romagna, Toscana e Lazio, mentre i peggiori sono Molise, Basilicata e Calabria. Le zone a protezione ambientale sono sempre di più e sono distribuite in maniera omogenea e così le differenze territoriali sono dovute più alla conformazione del territorio stesso che a causa di scelte politiche. Purtroppo forti disparità invece ci sono sulle zone franose. Sono le Marche la Regione più preoccupante, in cui quasi il 20% del territorio rischia di crollare a causa del dissesto idrogeologico. Male anche Val d’Aosta, Provincia autonoma di Trento e Molise, bene invece Puglia, Sardegna e Veneto dove il dissesto rasenta lo zero.
Fonte e foto: Istat
Trix 29 Marzo 2018 il 6:30 am
What a neat artecli. I had no inkling.