Da anni associazioni e cittadini chiedono di rivedere gli indicatori del benessere dei cittadini in quanto il vecchio PIL, Prodotto Interno Lordo, è ormai stato superato. Partito dal concetto “più guadagni e più sei felice”, oggi ormai non vale più dato che molto spesso abbiamo visto che la ricchezza corrisponde ad un lavoro massacrante di anche 12 ore al giorno, spesso in ambienti inquinati. Per questo economisti e non solo tentano da anni di valutare un nuovo parametro, e l’ultimo presentato è il BES ovvero il Benessere Equo e Sostenibile. Ma di cosa si tratta?
Presentato ieri alla Camera, è un indicatore che misura, oltre alla ricchezza, anche altri valori importanti per la felicità umana come salute, istruzione, ambiente, servizi sociali, lavoro, benessere economico, rapporti sociali e cultura. La sua percentuale è opposta a quella del PIL, ovvero più è bassa e meglio è. Tenendo conto dei valori calcolabili in Italia negli ultimi anni ad esempio è risultato che il BES del nostro Paese è aumentato tra il 2010 ed il 2011, segno che stiamo peggio.
Tre anni fa avevamo un BES del 6,9%, mentre l’anno successivo è salito all’11,1%. Ciò significa che, in termini assoluti, circa 2 milioni e mezzo di persone in più di prima non vivono bene. L’indice è molto complesso perché tiene conto di una serie di fattori enorme. Ad esempio un valore molto importante è la salute e valuta non solo l’età che si raggiunge (l’Italia è uno dei Paesi più longevi della Terra), ma anche la qualità di come si vive in quegli anni “extra” rispetto alle altre nazioni. Nella salute rientra anche il grado di obesità, di alcolismo tra i giovani, e così via.
Tra i valori culturali rientra il grado di istruzione, con l’Italia che ha il tasso di laureati di quasi la metà rispetto a quello della media europea; ma c’è anche la soddisfazione della rete sociale come famiglia e amici (almeno su questo siamo tra i primi in Europa), e soprattutto l’ambiente. Il parametro ambientale tiene conto dell’inquinamento atmosferico, della qualità dell’acqua e del dissesto idrogeologico. Tutti dati su cui, come sappiamo, l’Italia non eccelle. Sicuramente il PIL sarà l’indicatore tenuto più di maggior conto ancora per molti anni, ma ci piacerebbe che anche il BES fosse tenuto in considerazione.
[Fonte: la Stampa]
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