Cinque miliardi di euro. A tanto ammontano i danni subiti dal comparto agroalimentare a causa della psicosi sul batterio killer e di tutte le altre (dall’aviaria alla diossina), calcolati da Coldiretti. Un danno, quest’ultimo, subìto in tutta Europa per motivi infondati, che fa il paio con le altre psicosi più o meno giustificate come l’aviaria, la mucca puzza o il latte alla melamina.
Finora i casi accertati di contagio in tutto il Vecchio Continente sono stati circa 2000, ma tutti si sono verificati in Germania (i 500 pazienti non tedeschi erano comunque transitati dalla Germania di recente), dunque non c’è pericolo per l’Italia. Inoltre non si sa ancora quale sia il vero motivo per cui il batterio si diffonda così velocemente, ed è bastato soltanto sospettare dei cetrioli per far crollare il mercato europeo di tutta la verdura.
La recente decisione della Russia di chiudere al mercato europeo di ortofrutta avrà lo stesso effetto di una pugnalata per i migliaia di lavoratori coinvolti nell’export, in quanto il solo mercato russo vale 20 milioni di euro alla settimana a livello comunitario ed oltre 4 milioni di euro all’anno per l’Italia. E mentre il Comitato per il Commercio Internazionale chiede alla Russia di ritirare il blocco delle importazioni in quanto ingiustificato, è la psicosi immotivata ad inferire il colpo più duro.
Secondo le prime stime il solo sospetto del coinvolgimento dei cetrioli è bastato per far perdere al settore ortofrutticolo tedesco la bellezza di 3 milioni di euro al giorno, e ciò che ora si teme è che lo stesso effetto si possa avere anche in Italia, nonostante la gran parte della verdura sia prodotta entro i confini nazionali, ma in cui la paura internazionale trova sempre terreno fertile.
Le esportazioni di frutta e verdura per il nostro Paese valgono 4,1 miliardi di euro all’anno, e se queste si dovessero bloccare, un intero comparto, che già oggi non se la passa bene, potrebbe subìre un colpo mortale. Secondo l’indagine di Eurobarometro, l’86% degli italiani è preoccupato della sicurezza del cibo, nonostante le continue rassicurazioni delle autorità sanitarie. Probabilmente, si augura la Coldiretti, quest’ennesimo scandalo comporterà l’obbligo di etichettare anche la frutta e la verdura, come avvenne a seguito del morbo della mucca pazza e dell’aviaria, in modo da sapere da dove quei prodotti provengono. Ma finché non si farà chiarezza sulla vicenda, l’appello dell’associazione del coltivatori è di non farsi prendere dal panico.
Cetrioli, non c’è rischio per l’Italia
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