Il fungo Peronospora Belbahrii continua a far strage di piante di basilico, problema sentitissimo per i produttori di pesto genovese e non solo. Le contromisure si sono dimostrate efficaci ma solo fino a un certo punto, se il fungo del basilico nel 2013 aveva distrutto la metà della produzione quest’anno si parla di un terzo di piantine andate distrutte.
Arriva dall’Africa il fungo Peronospora Belbahrii del basilico, ben noto ai produttori di pesto genovese, che ha in Liguria la sua patria e un centro di produzione importantissimo, se si considera che nonostante l’estensione territoriale limitate, la regione conta circa un ottavo degli ettari dedicati alla coltivazione del basilico presenti in Italia (100 su 800), ettari che sono aumentati esponenzialmente dal 2000 a oggi, considerando che 14 anni fa erano poco più di un decimo di quelli attuali. Il basilico prodotto in liguria ha peraltro ottenuto la certificazione DOP (ovvero denominazione di origine protetta) dall’UE, e viene largamente impiegato per la preparazione del pesto alla genovese che rappresenta a propria volta la salsa fredda più diffusa al mondo, nonché un’eccellenza italiana da preservare.
Il fungo Peronospora Belbahrii che attacca le piantine del basilico rappresenta un vero dramma per i produttori, se si considera che addirittura la metà delle piante sono andate distrutte a causa sua nel corso dello scorso anno. Per il 2014 le previsioni sono ancora parziali ma stando alle informazioni disponibile al momento, un terzo della produzione complessiva di basilico potrebbe andare perduta a causa del fungo Peronospora Belbahrii. Le contromisure adottate hanno quindi avuto un effetto palpabile ma limitato. I danni restano enormi. Come ha spiegato a Ilfattoquotidiano Giovanni Minuto del Centro Regionale di Sperimentazione Agraria di Savona
Nel 2013 registrammo perdite di prodotto oltre il 50%, sebbene con danni variabili da zona a zona, e il parassita si rivelò particolarmente aggressivo. Questa volta molti agricoltori sono intervenuti per tempo utilizzando antiparassitari che hanno circoscritto l’azione della Peronospora.
L’esperto, che fa anche parte della Commissione europea per la regolamentazione dell’uso dei fitofarmaci, sottolinea che non vi sono rischi per la salute umana legati all’uso dei fitofarmaci adoperati per contrastare il fungo africano. E tale sciagura per i produttori di basilico per il pesto genovese permette di riflettere, per l’ennesima volta, sull’importanza di preservare la biodiversità delle colture. Come ha spiegato Minuti, infatti, si è al lavoro per resuscitare alcune varietà di basilico che non si utilizzano più da decenni, perché sensibili all’attacco del parassita denominato Fusarium. Questa tipologia di sementi non più in uso è stata conservata e oggi si sta sperimentando quanto le piantine di questa varietà siano resistenti al fungo Peronospora Belbahrii. Il grado di resistenza “si annuncia elevato”, ma secondo Minuto ci vorranno 34 anni prima di migliorare il seme per tornare a coltivarlo.
In conclusione l’azione del fungo Peronospora Belbahrii rimane forte e terribilmente dannosa per la produzione di basilico, in Liguria e non solo. Si tireranno i conti con precisione solo a fine ottobre, quando si concluderà la raccolta delle piantine coltivate in campo aperto, ma anche quest’anno il bilancio si preannuncia molto pesante.
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