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Spiaggia scomparsa. Ci siamo giocati una spiaggia in Basilicata – quella che va da Scanzano a Metaponto – e nessuno lo sa o lo dice. Una spiaggia, sì. Sapete quel luogo dove si fa a fare il bagno, a prendere il sole, a respirare l’immensità del mare, domandandosi cosa ci possa essere lì in fondo all’orizzonte, lontano lontano (certo, per geografia uno lo dovrebbe sapere, ma questa è una faccenda che va al di là della poesia del luogo…).
Un fenomeno magari non esattamente né immediatamente visibile ai bagnanti, ma reale. E l’erosione è andata avanti a ritmi più rapidi di quanto ci si possa immaginare (pensando ai grandi cambiamenti geologici della Terra): la spiaggia in oggetto è scomparsa al ritmo di un metro all’anno, come ben descritto qui nella denuncia di Legambiente.
Uno scenario che ha dell’apocalittico. Perché non c’è limite: oltre alla problematica ambientale – perdersi chilometri e chilometri di costa non è esattamente bello – c’è anche la problematica gestionale. Non solo facciamo danno alla natura, ma anche a quello che l’uomo ha fatto sulla natura: la linea ferroviaria è proprio lì, a un briciolino dalla costa “sprofondante” – meno di venti metri. Rischia, quindi, (e già non ha un bell’aspetto, parola di chi ha preso quella tratta) di sprofondare a sua volta.
Continueremo a lasciare che la terra ci venga mangiata sotto i piedi?
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